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Arterite a cellule giganti: telemedicina promossa

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La telemedicina può essere utilizzata in modo sicuro ed efficace nei pazienti con arterite a cellule giganti (GCA) sotto controllo come possibile alternativa alle visite tradizionali

La telemedicina può essere utilizzata in modo sicuro ed efficace nei pazienti con arterite a cellule giganti (GCA) sotto controllo come possibile alternativa alle visite tradizionali, almeno per un periodo di tempo limitato. Questo il responso di uno studio italiano, coordinato dal dott. Enrico Fusaro dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e recentemente pubblicato sulla rivista Journal of Personalized Medicine, che ha riassunto i dati ottenuti dall’applicazione di un protocollo ad hoc (TELEMACOV:TELEmedicine and Management of the patient affected by GCA during the COVID-19 pandemic) messo a punto per monitorare in remoto i pazienti affetti da GCA nel corso della pandemia di Covid-19.

Razionale e disegno dello studio
L’arterite a cellule giganti (GCA) è la vasculite sistemica primaria più comune nei paesi occidentali e colpisce prevalentemente le persone anziane, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Per molti anni, il trattamento della GCA si è basato sul solo impiego di glucocorticoidi (GC). Di recente, un anticorpo monoclonale anti-interleuchina 6, il tocilizumab (TCZ), è stato introdotto nell’algoritmo terapeutico della GC grazie al suo effetto di risparmio di steroidi e alla sua efficacia nel ridurre i tassi di recidive di malattia.

In ragione della tossicità cumulativa del trattamento a lungo termine con steroidi somministrati a dosi medio-elevate, la terapia della GCA deve essere costantemente rimodulata in base all’attività della malattia e/o ai potenziali effetti collaterali.

Stando alle raccomandazioni EULAR, i pazienti con bassa attività di malattia dovrebbero ridurre gradualmente la dose di GC fino alla loro interruzione definitiva. Pertanto, per ottenere un buon controllo dell’attività di malattia e, di conseguenza, avere una prognosi migliore, i pazienti con GCA devono essere diagnosticati precocemente e monitorati costantemente.

A partire dalla dichiarazione dello stato di pandemia da SARS-CoV-2 da parte dell’OMS l’11 marzo del 2020, tutti i reparti reumatologici del nostro Paese sono stati costretti a sospendere  le visite di controllo dei pazienti reumatologici, comprese quelle dei soggetti affetti da malattie potenzialmente letali come la GCA. Allo stesso tempo, però, sono state implementateattività di monitoraggio a distanza attraverso contatti telefonici o videochiamate effettuate da specialisti o in base alla richiesta dei pazienti.

In linea con questi profondi cambiamenti che hanno interessato i sistemi sanitari a livello mondiale e in considerazione dell’elevato rischio di morbilità della GCA, si è voluto attivare a Torino, presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza, il protocollo TELEMACOV (TELEmedicina e Gestione del paziente affetto da GCA durante la pandemia COVID-19) per monitorare a distanza i pazienti affetti da GCA.
Lo scopo di questo studio osservazionale monocentrico è stato quello di valutare l’efficacia della telemedicina nel follow-up dei pazienti con diagnosi di GCA.

A tal scopo, pazienti con una precedente diagnosi di GCA, ricoverati presso l’Unità di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Città della Salute e della Scienza”, sono stati monitorati ogni 6-7 settimane mediante videochiamate telefoniche dal 9 marzo al 9 giugno 2020.

A tutti i pazienti sono state poste domande relative all’insorgenza di nuovi sintomi o alla loro recidiva, agli esami effettuati, ai cambiamenti della terapia in corso e al grado di soddisfazione per le videochiamate.  Sono state eseguite 74 visite di monitoraggio remoto in 37 pazienti affetti da GCA. I pazienti erano per lo più donne (77,8%) e avevano un’età media di 71,85 (±9,25 anni). La durata media della malattia era pari a  5,3 (±2,3 mesi).

Un totale di 19 pazienti era stato sottoposto a trattamento solo con steroidi orali al momento della diagnosi, al dosaggio giornaliero di 0,8-1 mg/kg (52,7±18,3 mg) di prednisone, mentre 18 pazienti erano stati trattati con una combinazione di steroidi orali (al momento della diagnosi, la dose di prednisone era di 0,8-1 mg/kg) e iniezioni sottocute di tocilizumab (TCZ).

Risultati principali
Dai dati è emerso, nel corso del follow-up, che i pazienti trattati in aggiunta con TCZ avevano ridotto il dosaggio di GC in misura maggiore rispetto ai pazienti trattati solo con GC (p=0,03). Solo un paziente trattato con GC è andato incontro ad un episodio di riacutizzazione cronica ed è stato costretto ad aumentare il dosaggio con GC, sperimentando in tal modo un rapido miglioramento. Inoltre, tutti i pazienti dello studio si sono dimostrati molto aderenti alle terapie (valutati con la scala MARS -Medication Adherence Rating Scale) e hanno ritenuto questo tipo di monitoraggio in remoto molto soddisfacente secondo una scala Likert (punteggio medio pari a 4,4±0,5).

Riassumendo
Nel complesso, nonostante alcuni limiti metodologici intrinseci del lavoro ammessi dagli stessi autori (numero ridotto di pazienti reclutati e periodo di follow-up limitato), “…questo studio pilota dimostra che i pazienti con GCA con ridotta attività di malattia possono essere monitorati e seguiti efficacemente e in sicurezza grazie alle televisite/chiamate telefoniche periodiche – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro”.

“Anche se, attualmente – aggiungono – viene prevalentemente applicata per affrontare una situazione di emergenza, la telemedicina potrebbe rappresentare in futuro una valida alternativa alle visite tradizionali per quei pazienti con con malattie croniche conclamate, consentendo di ridurre i tempi e i costi delle visite mediche”.

Bibliografia
Parisi S et al. Management of Patients Affected by Giant Cell Arteritis during the COVID-19 Pandemic: Telemedicine Protocol TELEMACOV. J. Pers. Med. 2023, 13, 620.
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