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A Bologna il congresso delle prostitute: “Siamo criminalizzate”

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A Bologna il primo congresso delle prostitute. La richiesta di associazioni e movimenti è de-criminalizzare la prostituzione e garantire gli stessi diritti che hanno altri lavoratori

Per la prima volta le lavoratrici del sesso in Italia vanno a congresso, a Bologna. Prima l’assemblea nella sede del Mit, poi un convegno in Sala Borsa. La richiesta di associazioni e movimenti è de-criminalizzare la prostituzione e garantire alle ‘sex workers’ gli stessi diritti che hanno altri lavoratori. Ad oggi in Italia la prostituzione non è reato, ma sono altre norme, come quelle su favoreggiamento e adescamento, che si concentra la richiesta di depenalizzazione. A causa di questi reati “non possiamo lavorare nelle case, affittare insieme, formare cooperative o avere copertura sanitaria”, affermano le attiviste.

Tra poco metteremo anche noi le tende come gli studenti“, dice con una battuta Pia Covre, fondatrice e leader del Comitato per i diritti civili delle prostitute. Che poi aggiunge, severa: “Dobbiamo pagare le tasse, ma non abbiamo gli stessi diritti di altri lavoratori. Si prenda atto che è un lavoro, chiediamo di avere il diritto di poterlo fare senza essere sfruttate o finire in galera”. I “papponi del 2000”, spiegano infatti le ‘sex workers’, sono “i palazzinari che affittano in nero solo alle prostitute con prezzi da sfruttamento– denuncia ad esempio Elettra dell’associazione Swipe- la legge attuale di fatto ci isola, perché potremmo essere denunciate per favoreggiamento se ci aiutiamo a vicenda”.

PROSTITUTE E DECRETI SUI MIGRANTI

C’è poi il tema delle donne migranti, non solo quelle vittime della tratta. “I decreti sui migranti, come quello di Piantedosi, o come i Daspo urbani ci hanno fatto diventare criminali- afferma Covre- in ogni momento le donne straniere che lavorano in strada possono essere chiuse nei Cie, senza processo, con una condanna a tempo indeterminato. Mi spiace ma non riesco a non pensare ai lager del sistema nazifascista”. E poi ci sono le trans. “Anche quando subiamo violenza siamo trascurate dai servizi- dice Dea Venere, del comitato diritti civili- subiamo violenza anche da parte delle istituzioni, non solo dei clienti. È palpabile che veniamo trascurate”. Per Porpora Marcasciano, presidente e fondatrice del Mit, nonché consigliera comunale di Coalizione civica a Bologna, “è una questione di diritti e di repressione, che bisogna ostacolare perché sta passando il modello nordico di criminalizzazione che assolutamente non vogliamo. La prostituzione è un mezzo per molte donne, trans e uomini per uscire da situazioni difficili, per emanciparsi e per autodeterminarsi”.

PERSONE TRANS E PROSTITUZIONE

Per le persone trans in particolare, che “subiscono stigma e discriminazione sul luogo di lavoro- afferma Marcasciano- la prostituzione è spesso l’unico punto di riferimento. Criminalizzarla rende precaria la vita delle persone”. Con il Governo Meloni “è tutto molto offuscato- aggiunge la presidente del Mit- non sono io a dirlo: sono i fatti. Quindi non so, proveremo. Ma sulla prostituzione si sono cimentati tanti Governi, di destra e di sinistra, e tutti hanno capito che la questione è troppo complessa per legiferare facilmente. Partire con un tavolo che coinvolga tutti i soggetti, soprattutto le persone che esercitano la professione, può fare la differenza”, afferma Marcasciano come riferisce la Dire (www.dire.it).

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