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Alluvione Emilia-Romagna: 36mila sfollati, le frane fanno paura

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Alluvione Emilia-Romagna, più di 36mila sfollati. Paura per le frane, riaperta l’A14. Danni a strade e ferrovie per almeno 620 milioni

Continua l’emergenza alluvione in Emilia-Romagna, in particolare nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena. Prosegue la lotta contro il fango e continuano le evacuazioni: ad oggi le persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa sono 36.600. Domani, domenica 21 maggio, è attesa la visita del premier Giorgia Meloni. Intanto, l’allerta per la giornata di domani è di nuovo rossa: si teme in particolare per le piene dei fiumi e per le frane. È stato riaperto il tratto di A14 tra Forlì e Faenza che si era completamente allagato. I danni alle strade e ferrovie sarebbero almeno 620 milioni, secondo una prima stima fatta dalla Regione Emilia-Romagna.

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18.26 – PRIMA STIMA EMILIA-R.: 620 MLN DANNI SU STRADE E FERROVIE

La primissima stima, definita “molto sommaria”, dei danni su strade e ferrovie dell’Emilia-Romagna a causa di alluvioni e frane degli ultimi giorni è di più 620 milioni. Però, si ammette dalla Regione, bisogna tener conto “che manca gran parte della viabilità comunale”. Oggi pomeriggio sul tema c’è stato un vertice in Prefettura a Bologna, alla presenza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, dell’assessore ai Trasporti e Infrastrutture, Andrea Corsini, e dei ministri Matteo Salvini (Infrastrutture e Trasporti) e Matteo Piantedosi (Interno).

Per quanto riguarda la Città metropolitana di Bologna, i danni alla viabilità ammonterebbero a 110 milioni di euro. Per la provincia di Forlì-Cesena, si parla di 95 milioni, a cui si aggiungono, per la sola viabilità comunale, 42,5 milioni a Cesena, 2-3 milioni a Bertinoro e 1,7 milioni a Galeata. Nel ravennate, una prima stima oscilla tra 120 e 150 milioni di euro. Nel riminese, al momento ci sarebbero 8 milioni di danni, a cui vanno aggiunti per la viabilità comunale 1 milione a Rimini, 700.000 euro a Maiolo e 4 milioni a Sant’Agata Feltria.

“Si tratta di un totale molto parziale, perché manca ancora la maggior parte della viabilità comunale- ribadisce Corsini- ancora incompleta anche la stima per quella provinciale, su cui nei prossimi giorni partirà la verifica”. Quindi per ripristinare nel più breve tempo possibile la viabilità di accesso e collegamento alle località collinari e appenniniche, partendo da quelle frazioni e i paesi completamente isolati, “serviranno indubbiamente molte risorse dal Governo”. Insomma, “abbiamo bisogno del Governo- conclude l’assessore- non solo per le risorse ingenti che serviranno ma anche per strumenti e norme speciali per velocizzare gli iter di ricostruzione”.

Per quanto riguarda la parte di competenza di Anas (viabilità statale), ad oggi la stima è di 100 milioni di euro di danni. Poi c’è tutta la parte delle ferrovie, con una stima totale dei danni che al momento arriva a 105 milioni, di cui 90 per infrastrutture in capo a Rfi e 15 di competenza di Fer, conclude la Regione.

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18.17 – FRANE NEL MODENESE, CHIUDE TRATTO SP 19

Nel modenese, oggi si sono verificate delle frane che hanno coinvolto la strada provinciale 19 in comune di Prignano sulla Secchia e che comporteranno la chiusura della strada nel tratto vicino al ponte Pescale a partire dalla mezzanotte di oggi. Lo fa sapere la Provincia, aggiungendo che i tecnici sono intervenuti anche sulla provinciale 20 in Comune di Sassuolo, sulla strada provinciale 41 a Maranello tra Puianello e Riccò, mentre sulla provinciale 28 in località Casa Pifferi hanno rimosso detriti in strada ripristinando la circolazione. Particolarmente monitorata anche la strada provinciale 3 Via Giardini all’altezza del ristorante “la Roccia” in comune di Serramazzoni.

Domani, quando la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni sarà in Romagna e a Forlì, dove atterrerà, “le faremo vedere la situazione perché il Governo sia consapevole anche del fatto che noi avremo bisogno di tutto”. Lo dice il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini in una conferenza stampa oggi dalla sede cittadina della Protezione civile in via Punta di ferro, assicurando la popolazione che è in corso il lavoro “di tutte le istituzioni per superare la peggiore alluvione della storia d’Italia, con tante città coinvolte”.
Il sindaco ringrazia poi per “l’affetto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi mi ha chiamato chiedendo approfondimenti sulla situazione e di cosa abbiamo bisogno”.

18.12 – SINDACO FORLÌ: A MELONI MOSTREREMO DANNI, CI SERVE TUTTO

Domani, quando la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni sarà in Romagna e a Forlì, dove atterrerà, “le faremo vedere la situazione perché il Governo sia consapevole anche del fatto che noi avremo bisogno di tutto”. Lo dice il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini in una conferenza stampa oggi dalla sede cittadina della Protezione civile in via Punta di ferro, assicurando la popolazione che è in corso il lavoro “di tutte le istituzioni per superare la peggiore alluvione della storia d’Italia, con tante città coinvolte”.
Il sindaco ringrazia poi per “l’affetto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi mi ha chiamato chiedendo approfondimenti sulla situazione e di cosa abbiamo bisogno”.

17.58 – A FORLÌ IN 210 DA PROTEZIONE CIVILE, ALTRI 130 DOMANI

A Forlì, c’è “un dispiegamento di forze mai visto: oggi sono 210 i volontari della Protezione civile, di cui 119 delle associazioni nazionali e 89 delle colonne mobili regionali”. A questi si aggiungono le “centinaia di volontari delle 38 associazioni di volontariato che lavorano in tutti i Comuni in maniera estenuante”. Lo dice oggi in una conferenza stampa la responsabile dell’Unità Protezione Civile di Forlì-Cesena, Claudia Casadei, che parla accanto al sindaco, Gian Luca Zattini. Già domani altri 130 volontari saranno in città, per un totale di più di 350 persone “più le centinaia di volontari locali”. Già dal primo giorno di emergenza, prosegue Casadei, sono arrivati 52 appartenenti alla Protezione civile e subito dopo le squadre di soccorso speciale acquatiche che hanno lavorato coi Vigili del fuoco. Poi le associazioni nazionali e le colonne mobili.

Casadei conferma lo scenario dipinto già da Zattini e che “coinvolge quasi tutta la provincia un modo severo, una situazione che non si era mai manifestata in questa maniera con alluvioni e dissesto”. E se ora lo scenario è “complicato e in evoluzione- assicura Casadei- il sistema si è mosso fin da prima: qui dove siamo a parlarvi, in via Punta di ferro, era già pianificato come punto di convergenza della Protezione civile. Qui dormono centinaia di volontari, vengono nutriti grazie alla colonna mobile regionale e si turnano”. Zattini, dal canto suo, cita gli universitari fuori sede, che sono stati “tra i primi a mettersi a disposizione”, ma anche “le decine” di agenti delle forze dell’ordine che vigilano anche contro “gli episodi di sciacallaggio che si stanno moltiplicando”, è stato attivato anche l’esercito. Tra le criticità da affrontare, ci sono poi le “migliaia di auto che non sono più utilizzabili e vanno spostate: è anche complicato trovare luoghi per accoglierle”.

L’invito del sindaco ai cittadini è di “stare tranquilli, la macchina sta lavorando a pieno ritmo, nonostante le tante difficoltà”. Basti ricordare che “ho collaboratori che hanno dormito un’ora in cinque giorni, e che anche loro vivono la vostra tragedia”. Dunque “Vedrete la luce”, ribadisce ancora Zattini. Quanto al sistema fognario non si può disostruire tutto adesso, “lo faremo, ma ora ci sono altre priorità”. A chi gli chiede qual è uno dei problemi più impellenti su cui intervenire, infine, il sindaco risponde che
ci sono “masse montagne di suppellettili in strada che fanno paura, mucchi che continuano ad aumentare” e che dovranno essere rimosse e smaltite.

17.22 – PIANTEDOSI: “NESSUN ATTO DI SCIACALLAGGIO PER ORA IN EMILIA-ROMAGNA”

Sciacalli in azione nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna? “È arrivata qualche segnalazione, ma nessun grande episodio ad oggi conosciuto di vero e proprio sciacallaggio”. Lo precisa il ministro dell’Interni, Matteo Piantedosi, intervenendo oggi pomeriggio in Prefettura a Bologna a fianco del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, del governatore Stefano Bonaccini, del prefetto Attilio Visconti e dei vertici delle grandi aziende interessate alla ripartenza, da Fs a Aspi passando per Anas. In ogni caso, incalza Salvini, se si presentassero episodi di sciacallaggio, in primis nelle case svuotate, la linea è quella della “tolleranza zero”. Sono presenti intanto alla riunione oggi di Bologna l’ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale del corpo delle Capitanerie di Porto, l’amministratore delegato di Trenitalia Luigi Corradi, Aldo Isi di Anas, Giuseppe Strisciuglio di Rfi, Roberto Tomasi di Autostrade per l’Italia.
Aggiunge Piantedosi, dopo che Salvini ha confermato la missione di sorvolo oggi sull’area colpita insieme a tecnici e operatori: “Per quanto lo scenario sia profondamente drammatico- nota Piantedosi- la Protezione civile nazionale e i Vigili del fuoco stanno facendo la loro parte, a fronte di uno scenario fortemente complicato, con grande capacità di raccordo e coordinamento. Questo ci rende orgogliosi di nostre strutture operative”.

Intanto, Anas parla di 300 proprie persone al lavoro fin da primo momento dell’alluvione h24, con 4.200 telefonate alla sala operativa ricevute, come segnalazioni, e 300 eventi di calamità in totale registrati. Ci sono ancora 13 strade statali interessate a gestione Anas, mentre otto sono state riaperte al traffico con limitazioni modeste. “Su altre cinque strade stiamo gestendo i problemi, col possibile transito di tutti mezzi di soccorso e Protezione civile già oggi”, precisa Isi.
La direzione regionale dei Vigili del fuoco inoltre, conta oltre 1.000 persone in campo con rinforzi da tutta Italia e turni raddoppiati, per 4.000 interventi. Gli interventi del pompieri si stanno riducendo nel riminese, dove risultano quasi azzerati, mentre nel faentino sono impegnati negli svuotamenti.

16.52 – IN EMILIA-R. PERSI 400 MLN CHILI GRANO, FRUTTA KO PER ANNI

È andata perduta quest’anno la produzione di almeno 400 milioni di chili di grano nei terreni allagati dell’Emilia-Romagna, dove si ottiene circa 1/3 del grano tenero nazionale, mentre il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l’acqua rimasta nei frutteti ha ‘soffocato’ le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sui gravi danni provocati dall’alluvione che ha devastato oltre 5.000 aziende agricole e allevamenti con animali affogati in Romagna, una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso.

“Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono- sottolinea Coldiretti- quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove si moltiplicano frane e smottamenti”. Nelle aree colpite Coldiretti stima che sono a rischio nell’intera filiera almeno 50.000 posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione. “Ad essere sconvolto è un territorio- sottolinea- con la diffusa presenza di albicocche, pesche nettarine, susine, mele, pere, kiwi, fragole e ortaggi che alimentano industrie e cooperative di lavorazione e trasformazione che fanno della Romagna la ‘fruit valley’ italiana”.

Forte la presenza dei cereali con i terreni coltivati a grano tenero destinato alla produzione di pane e quello duro per la pasta che sono stati i più interessati dall’alluvione insieme ai frutteti. “Una decimazione dei raccolti che- precisa Coldiretti- rischia di pesare fortemente sui bilanci delle aziende ma anche sull’approvvigionamento nazionale di grano in un momento di grandi tensioni internazionali. Consistente anche la produzione di mais, orzo, girasole, soia, erba medica e molto rilevante dal punto di vista economico sono le colture da seme per cereali, bietole, girasole, erba medica ed ortaggi con migliaia di ettari coltivati completamente coperti dal fango”.
Non solo. Sott’acqua anche ulivi e vigne che sono stati anche “travolti dalle frane nelle aree collinari dove diffusa è l’attività di allevamento in forte crisi per le difficoltà a garantire acqua e cibo agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario. Sono proprio i danni alle infrastrutture a preoccupare con strade interrotte, ponti abbattuti e terreni franati“. Per il presidente dell’associazione dei coltivatori, Ettore Prandini, “serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto”, e in vista del Consiglio dei ministri sottolinea che “gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.

16.24 – IN TUTTO 36.600 SFOLLATI, 27.775 A RAVENNA E 4.830 A FORLÌ-CESENA

Delle 36.600 persone che hanno dovuto lasciare la propria casa a causa dell’alluvione in Emilia-Romagna, la maggior parte sono nel ravennate: 27.775. Sono 4.830 in provincia di Forlì-Cesena e 4.012 nel bolognese. I numeri li dà oggi l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo in una conferenza stampa di aggiornamento sul maltempo che sta piegando il territorio regionale.

Gli interventi di assistenza alla popolazione “proseguono 24 ore su 24, grazie a tutte le forze in campo”, aggiunge. Degli evacuati 4.963 (di cui 3.652 nel ravennate, 798 nel bolognese, 509 nel forlivese-cesenate e 4 nel riminese) sono accolti in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre. Le altre hanno trovato sistemazioni alternative (seconde case, amici e parenti). Ai 58 allagamenti segnalati ieri, se ne stanno aggiungendo alcuni nei comuni di Conselice, Lugo e Ravenna (zona nord). Intanto è stata chiusa la falla sul Lamone: la situazione è in miglioramento a Bagnacavallo.

16.19 – PRIOLO: “ALLERTA ROSSA EMILIA-R. SPECIE PER FRANE, SONO 305”

L’allerta rossa emanata anche per domani in Emilia-Romagna “non è per criticità dovute al quantitativo di piogge attese, ma per le frane. Le principali sono 305 nella province dell’Emilia-Romagna, soprattutto a Forlì-Cesena dove sono 127. Nel ravennate sono 90 e 49 nel bolognese, 12 in provincia di Modena, 14 in provincia di Reggio Emilia, 13 in provincia di Rimini”, spiega oggi l’assessore regionale alla Protezione civile, e vicepresidente della Regione, Irene Priolo, in una conferenza stampa. Tuttavia non c’è ancora una stima sui danni su frane e strade, continua Priolo, l’assessore ai Trasporti Andrea Corsini sta facendo un’analisi che “è più semplice in pianura e più difficile in montagna”, anche perché “alcuni versanti sono venuti giù e va cambiata la morfologia viaria”. Peraltro quelle frane “non sono nemmeno ferme”.
Quanto ai fiumi, nell’allerta di domani si segnala un innalzamento su Panaro, Secchia e Reno, “ma non prevediamo esondazioni”, aggiunge l’assessore. Sul Reno, per esempio, “non abbiamo avuto problemi, anche perché si è intervenuti sugli affluenti, come si sta intervenendo sul Sillaro”, il cantiere in corso a Conselice vede l’uso di massi ciclopici. Quanto all’Idice “ha cambiato completamente il suo corso, ora confluisce in una zona di Selva Malvezzi che sta facendo da area di laminazione e si sta drenando nei canali”. Il Panaro ha raggiunto la soglia più alta di sempre negli eventi meteo precedenti, e “non abbiamo sentori” che accada ancora, ma di certo “il territorio è bombardato“, ammette l’assessore. I fiumi esondati in questa emergenza, rendiconta, sono 21 e ora per sistemare la situazione “non si può solo arginare la falla, parliamo di miliardi di euro”. Per quanto riguarda la viabilità, sono oltre 500 le strade chiuse, totalmente o parzialmente.

L’assessore fa anche la conta dei volontari in campo per aiutare la popolazione: sono circa 1.200 e un migliaio appartengono alle Colonne mobili nazionali e a quelle delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Provincie autonome di Trento e Bolzano. Gli altri 200 appartengono ad associazioni e Coordinamenti provinciali del volontariato della Regione Emilia-Romagna.
Al numero verde 800024662, attivato dalla Regione per rispondere, sette giorni su sette dalle 8 alle 20, ai quesiti legati all’emergenza alluvione, sono arrivate sinora circa 2.000 chiamate (dato delle 13 di oggi). Tra le maggiori richieste, a chi rivolgersi per avere beni di prima necessità e informazioni sulla mobilità, oltre a domande di intervento che sono state girate ai soggetti competenti.
Infine le donazioni. Sul conto corrente istituito dalla Regione sono arrivati 1,5 milioni di euro di donazioni di sngoli cittadini, e anzi, precisa Priolo, “dovremmo avere anche un’estensione del programma, tanti donatori ci sono”. È stata poi attivata mail specifica per le realtà che vogliono fare donazioni per i materiali, conclude.

15.30 – IN EMILIA-R. 36.000 SFOLLATI, PIÙ DI 20 LE AREE ALLAGATE

In Emilia-Romagna sono in tutto 36.000 i cittadini evacuati, con gli ultimi di Lavezzola e quelli di questa mattina attorno a Ravenna. Del totale degli sfollati, 5.000 sono ospitati negli hub e gli altri si sono organizzati in autonomia, aggiorna questo pomeriggio in conferenza stampa l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo. Alle 18 zone allagate di ieri, se ne sono aggiunte nove in tre aree, a Conselice, a Lugo e a Ravenna. Tuttavia, proprio a Ravenna le acque stanno defluendo nel reticolo minore. Questo perché, aggiunge Priolo, le manovre già adottate ieri col Cer-Canale emiliano-romagnolo, con aperture controllate degli argini che permettono di far defluire le acque “sta funzionando, siamo passati a far scolare 1,5 milioni di metri cubi d’acqua”, sempre in quelle zone.

Come spiega la Dire (www.dire.it) nei territori dove l’acqua è già scesa, invece, adesso si sta passando a spurgare e poi a pulire e per questo, spiega ancora la vicepresidente della Regione, “abbiamo emesso un’ordinanza che permette di usare gli autospurgo per buttare l’acqua nelle fogne e ammassare i fanghi solidi per essere magari riutilizzati per le riarginature”. Perché, precisa, “sembra una banalità, ma i fanghi soni considerati rifiuto e andrebbero smaltiti in discarica”. Insomma è “un primo passo verso il ritorno alla normalità”.

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