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Il Grechetto torna a Palazzo Ducale di Mantova fino a luglio

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“Un pittore di gran maestria”. Il Grechetto torna a Mantova: questo il titolo della mostra-dossier aperta fino al 23 luglio a Palazzo Ducale di Mantova

“Un pittore di gran maestria”. Il Grechetto torna a Mantova: sarà questo il titolo della mostra-dossier aperta fino al 23 luglio a Palazzo Ducale di Mantova e dedicata alla nuova grande acquisizione dalla Direzione Generale Musei (Ministero della Cultura) per le collezioni del museo gonzaghesco. Si tratta di una tela di ampie dimensioni, capolavoro di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, importante maestro del Barocco italiano che lavorò per i Gonzaga-Nevers dal 1658, trasferendosi a Mantova tra il 1661 e il 1664, quando morì proprio in città. L’opera si intitola “Allegoria della casata Gonzaga-Nevers” e testimonia una fase in cui il ramo cadetto subentrato ai Gonzaga nel governo della città tentò di ridare fasto alle sale di Palazzo Ducale.

L’evento espositivo sarà l’occasione per far luce su un periodo che segue la fase più cupa della storia cittadina. Dopo la cessione delle collezioni d’arte a opera di Vincenzo II Gonzaga tramite il mercante d’arte fiammingo Daniel Nijs al Re d’Inghilterra, le ulteriori vendite siglate da Carlo I Gonzaga-Nevers e il tragico sacco di Mantova nel 1630, le sorti del ducato gonzaghesco versavano in condizioni assai difficili. Durante la reggenza di Carlo II Gonzaga-Nevers fu attuato un tentativo di restituire almeno in parte lo splendore della casata utilizzando l’arte. Furono chiamati diversi artisti a corte e il più importante tra questi fu proprio il Grechetto che, su committenza della moglie di Carlo II Isabella Clara d’Austria, realizzò lo straordinario dipinto oggetto di questa mostra-dossier. L’opera rimase a Mantova fino a che Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers, l’ultimo duca della casata e il figlio di Carlo II e Isabella Clara, fu dichiarato “fellone” e dovette riparare a Venezia e Padova. Da lì si disperse il patrimonio ricostituito dai signori della Mantova barocca e infatti nel 1711 la grande tela fu ammirata dall’ambasciatore inglese a Venezia, il quale ne suggerì l’acquisto. Il dipinto giunse effettivamente in Inghilterra e lì rimase, nella collezione Methuen, fino al 1920, quando rientrò in Italia. Tornò nel nostro Paese, ma lo Stato allora non riuscì ad acquistarlo e quindi rimase in collezione privata fino a pochissimi mesi fa, quando Palazzo Ducale è riuscito ad assicurarsi l’opera, grazie alla Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura.

La grande tela, che presenta una complessa e fastosa veste allegorica, che riconduce la celebrazione della casata Gonzaghesca nella presentazione delle età dell’uomo, è un’opera che come poche altre può illustrare la magnificenza del barocco e l’arte di un artista, il Grechetto, che nel Seicento lavorò nella natia Genova, ma anche a Roma, Venezia e in numerose altre città: un genio che chiuse i suoi giorni a Mantova, dove un memoriale in stucco nel duomo ne ricorda la sepoltura.

Della ricca produzione di opere che Grechetto realizzò per i signori di Mantova – afferma il direttore di Palazzo Ducale Stefano L’Occaso – nulla rimaneva in città; il ritorno della grande ‘Allegoria della casata Gonzaga-Nevers’ assume quindi un particolare valore simbolico, oltre a essere una delle acquisizioni più significative di sempre del Museo. L’impegno della Direzione Generale Musei perché l’operazione trovasse buon esito è la dimostrazione della centralità di Mantova nel sistema museale nazionale.

A corredo del percorso espositivo saranno presentati alcuni ritratti gonzagheschi: quelli di Isabella Clara d’Austria, committente dell’opera, di suo marito Carlo II e del figlio Ferdinando Carlo, che sarà l’ultimo duca della casata a governare su Mantova. Queste opere sono in prestito dalla Fondazione di Palazzo D’Arco e da un’importante collezione storica. La mostra sarà accompagnata da una serie di incontri dedicati al Barocco a Mantova, aprendo le porte ai fasti dei grandi spettacoli, della musica, del teatro, degli apparati effimeri che caratterizzarono quell’epoca, il Seicento.

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