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Alla Basilica di Santa Giusta a Oristano le opere di Salvatore Garau

salvatore garau

Alla Basilica di Santa Giusta a Oristano, Salvatore Garau espone per 5 anni, fino al 2028, un’opera invisibile e una pala d’altare

La Basilica di Santa Giusta (Oristano), una delle più belle chiese romaniche della Sardegna e d’Italia eretta nel XII secolo, ospiterà per cinque anni, dal 2023 al 2028due opere di Salvatore Garau: una grande tela tratta dalla serie “Pala d’altare per questo a altri pianeti” del 2018 e un’opera immateriale del 2023 dal titolo “Volto di Dio”, che segue la serie di opere invisibili nate in tempo di pandemia e che hanno creato accesi dibattiti in tutto il mondo grazie alla vendita all’asta delle opere “Io sono” (maggio 2021) e “Davanti a te” (ottobre 2021).

L’esposizione, realizzata con il patrocinio della Arcidiocesi di Oristano, è resa possibile grazie all’autorizzazione di S.E. Mons. Roberto Carboni, Arcivescovo Metropolita di Oristano, e al sostegno della Parrocchia di Santa Giusta.

Volto di Dio (opera immateriale, 2023)

Per Salvatore Garau l‘opera “Volto di Dio” è il raggiungimento supremo della sua idea di immaterialità: “Il vuoto, solo apparente, in realtà è imbevuto di vita e di mistero sacrale. L’energia Divina ha reso il vuoto opera manifesta, e dal vuoto è arrivato il tutto”.

Nel pensiero creativo di Garau l’artista può descrivere le creature ma non il Creatore, può solo accettare l’impossibilità di dipingere il Volto di Dio, cioè del “Tutto” che è pura luce ed energia creatrice.

L’unica azione che Garau compie creando quest’opera, illuminata da una luce tenue, è restare in silenzio e lasciare immaginare a ciascuno, nell’intimità della propria anima, il “suo” Volto di Dio.  “Solo il titolo, una tenue luce e la totale assenza sulla parete di qualunque intervento fisico” – afferma Garau – “sono già un’immensa presenza”.

Sante figure rosse sul cielo di latte

(Dalla serie: Pala d’altare per questo e altri pianeti)

acrilico su PVC cm.243×193, 2018

Il dipinto pone una domanda alla quale oggi è impossibile rispondere: “Esisterà il concetto del Sacro in qualche pianeta di un’altra galassia dove, ormai è certo, migliaia di mondi conservano una qualche forma di vita?”.

Sulla terra la nostra esistenza è legata allo spirito e alla sacralità che lo avvolge. Lontano dalla Terra, oltre alla materia, esisterà lo spirito?

Salvatore Garau, da tempo affascinato da questa domanda, pone l’accento sul mistero dell’insondabile e immagina di portare in quell’ignoto una Pala d’Altare terrena, concepita per suggerire, a suo modo, il mistero del Sacro anche in altri mondi.

“Sono segni potenti, quelli che Garau ha voluto dipingere” – Scrive Stefano Salis, giornalista de Il Sole 24 Ore – “Sono il riallacciare una tradizione che affonda nel migliore Rinascimento e ancora prima nell’arte sacra italiana ma rivedendola in una chiave contemporanea, per non dire futuristica. Sono una riflessione su cosa sia il trascendente: su questo o su altri pianeti, se anche ci fossero altre intelligenze, la questione del ciò che non è visibile si porrebbe comunque. È il tentativo dell’arte di suggerire più che delle risposte, il proporsi eterne domande”.

L’esposizione è resa possibile grazie all’autorizzazione dell’Arcivescovo di Oristano Padre Roberto Carboni e al sostegno della Parrocchia di Santa Giusta.

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