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Mieloma multiplo: da DREAMM-2 conferme per belantamab mafodotin

Mieloma multiplo: le Car-T sono una nuova arma molto efficace. Il 73% dei pazienti pesantemente pretrattati risponde alla terapia cellulare

Mieloma multiplo fortemente pretrattato, belantamab mafodotin conferma efficacia e sicurezza secondo lo studio DREAMM-2

Il coniugato anticorpo-farmaco (ADC) belantamab mafodotin è efficace e sicuro nella pratica clinica di tutti i giorni tanto quanto nello studio DREAMM-2, il trial sui cui si è basata l’approvazione di questo nuovo agente come terapia per i pazienti con mieloma multiplo ricaduto/refrattario fortemente pretrattati. Lo confermano i dati di svariati studi di ‘real life’, fra cui quelli del programma di accesso anticipato avviato in Italia dall’azienda produttrice (GSK) prima dell’ottenimento della rimborsabilità da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

I risultati di questa esperienza italiana, e anche di altre esperienze internazionali di utilizzo di belantamab mafodotin nella ‘real life’, sono stati presentati di recente a New Orleans, al 64° congresso dell’American Society of Hematology (ASH).

I ricercatori italiani hanno ottenuto risultati simili a quelli dello studio DREAMM-2 per quanto riguarda il tasso di risposta obiettiva (ORR) e la sopravvivenza globale (OS), ma addirittura migliori se si considerano le mediane della sopravvivenza libera da progressione (PFS) e della durata della risposta (DoR), che nella coorte italiana sembra essere più lunga, pur tenendo conto del fatto che questi pazienti erano meno fortemente pretrattati rispetto a quelli dello studio registrativo.

Al congresso dell’ASH sono stati presentati i risultati anche di altri studi di ‘real life’, oltre a quello italiano: uno studio monocentrico statunitense e due studi multicentrici europei, entrambi relativi a programmi di accesso anticipato al farmaco, lo studio ALFA, condotto in Francia, e uno studio spagnolo. Tutti questi dati vanno nella stessa direzione e confermano, come quelli italiani, che belantamab mafodotin permette di ottenere risultati comparabili a quelli dello studio registrativo anche nei pazienti che l’ematologo incontra nella sua pratica quotidiana.

Belantamab mafodotin, primo anti-BCMA approvato dalle agenzie regolatorie
Belantamab mafodotin è un ADC diretto contro un nuovo bersaglio terapeutico per il mieloma multiplo, l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA), ed è il primo ADC e il primo trattamento immunoterapico anti-BCMA ad aver ottenuto il via libera delle agenzie regolatorie. Il farmaco è caratterizzato da un meccanismo d’azione multimodale che permette l’eliminazione delle cellule mielomatose sia tramite un’azione citotossica diretta sia attraverso una risposta immunitaria sistemica contro il mieloma.

Dopo essere stato approvato dall’Fda e dall’Ema, nel novembre 2021 ha ottenuto anche la rimborsabilità dall’Aifa come monoterapia per i pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario altamente pretrattati, dalla quinta linea di trattamento in avanti.

Queste approvazioni sono il frutto dei risultati positivi dello studio di fase 2 DREAMM-2, nel quale il trattamento con belantamab mafodotin ha prodotto risposte profonde e durature, con tassi di risposta obiettiva (ORR) compresi fra il 31 e il 34%, in pazienti con mieloma multiplo recidivante/refrattario, già sottoposti ad almeno tre linee di terapia e refrattari agli immunomodulatori e agli inibitori del proteasoma, e refrattari e/o intolleranti a un anticorpo monoclonale anti-CD38.

L’esperienza ‘real life’ italiana
Gli autori italiani hanno voluto verificare la riproducibilità dei risultati dello studio registrativo anche nei pazienti della pratica clinica quotidiana e per questo hanno condotto uno studio retrospettivo-prospettico sui pazienti trattati nell’ambito dei programmi di accesso anticipato a belantamab mafodotin (Named Patient Program, NPP, ed Expanded Access Program, EAP) a cui hanno partecipato 60 centri ematologici italiani. Al congresso di News Orleans Offidani e i colleghi hanno presentato i dati relativi a 18 centri.
L’endpoint primario dello studio era il tasso di beneficio clinico (almeno una risposta minima secondo i criteri dell’international Myeloma Working Group), mentre erano endpoint secondari l’ORR, la durata della risposta (DoR), la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e la sopravvivenza globale (OS).

Sopravvivenza superiore all’anno
Nei 18 centri coinvolti, al momento dell’ultima analisi dei dati erano stati trattati 67 pazienti. L’età mediana della popolazione studiata è risultata di 66 anni (range: 42-82) e i pazienti avevano già effettuato una mediana di cinque linee precedenti di terapia (range: 2-10).
«L’ORR è risultato pari al 31%, ma il 37% dei pazienti ha ottenuto un beneficio clinico, cioè almeno una risposta minima, e il 18% una risposta parziale molto buona o migliore, e quindi una risposta di ottima qualità», ha riferito Offidani.

Dopo un follow-up mediano di 12 mesi, la PFS mediana è risultata di 3,7 mesi, mentre l’OS mediana è risultata di 12,8 mesi, con una DoR mediana di 13,8 mesi.

«La casistica che abbiamo trattato fino a questo momento aveva effettuato una mediana di linee di terapia precedenti leggermente inferiore rispetto a quella dello studio registrativo, e questo potrebbe forse spiegare come mai nei nostri pazienti abbiamo osservato risultati di PFS e DoR leggermente superiori. In ogni caso, si possono considerare risultati assolutamente riproducibili», ha detto Offidani.

Farmaco maneggevole e tossicità oculare gestibile
Per quanto riguarda il profilo di sicurezza e tollerabilità, «abbiamo confermato che belantamab mafodotin è un farmaco estremamente maneggevole da somministrare, perché prevede una somministrazione di mezz’ora in day hospital, le e reazioni da infusione sono rare e molto blande», ha detto Offidani. «La ‘classica’ tossicità oculare, cioè la cheratopatia e la riduzione dell’acuità visiva, è frequente, ma abbiamo ormai imparato a gestirla e ciò fa sì che sia di rado necessario interrompere definitivamente il trattamento. L’altro effetto collaterale principale, la piastrinopenia, è quasi sempre reversibile e raramente richiede un’interruzione definitiva. Per il resto, il farmaco è molto ben tollerato e non causa particolari problemi» di sicurezza.

Gli eventi avversi più frequenti sono stati quelli oculari, che sono stati tuttavia simili a quelli dello studio DREAMM-2 e si sono risolti spontaneamente nella maggior parte dei casi. I pazienti che hanno manifestato una tossicità corneale sono stati il 74%, quelli che hanno manifestato sintomi oculari il 16% e quelli in cui si si sono registrate variazioni della miglior acuità visiva corretta (BCVA) solo il 10%.

I dati hanno confermato che la piastrinopenia è il secondo evento avverso più frequente e nella casistica italiana è stata descritta nell’87,5% dei pazienti, nel 50% dei casi di grado 3.

Gli autori hanno documentato anche otto infezioni, quattro reazioni infusionali e un caso di embolia polmonare.

«Lo studio è ancora in corso», ha concluso Offidani. «Abbiamo intenzione di raccogliere i dati di tutti i pazienti che sono stati trattati in questi due programmi (di acceso anticipato al farmaco, ndr), che dovrebbero essere circa 150, e abbiamo intenzione di pubblicare il prima possibile i dati dello studio completo».

Conferme per belantamab mafodotin anche dagli altri studi di ‘real life’
Anche gli altri studi di ‘real life’ presentati al congresso hanno sostanzialmente confermato la riproducibilità dei dati dello studio DREAMM-2, sia quelli di efficacia sia quelli di sicurezza, nella pratica clinica di tutti i giorni.
Nell’esperienza statunitense, uno studio monocentrico in cui sono stati valutati tutti i pazienti (82) con mieloma multiplo ricaduto/refrattario trattati con almeno una dose di belantamab mafodotin presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center fra l’1 ottobre 2020 e l’11 luglio 2022, l’ORR è risultato del 43-45%, quindi simile o addirittura migliore rispetto a quello dello studio registrativo. «Da notare che in questa casistica il 20% di pazienti era già stato trattato con una terapia anti-BCMA», ha sottolineato Petrucci.

Lo studio ALFA, invece, ha coinvolto 184 pazienti trattati in 46 centri francesi durante il programma di accesso anticipato reso possibile da GSK fra il 27 aprile 2020 e il 30 giugno 2021. In questa casistica, nella quale il 58% dei pazienti aveva già effettuato almeno cinque linee di terapia, l’ORR è risultato del 35%, con un 21% di risposte parziali molto buone o migliori, «un risultato molto raro da ottenere dopo una lunga storia di malattia, circa 6 anni di mediana dalla diagnosi», ha commentato l’esperta italiana. I dati relativi alla sicurezza, come nello studio americano, sono risultati ancora una volta sovrapponibili a quelli dello studio DREAMM-2.

Infine, lo studio spagnolo, di tipo retrospettivo, ha riguardato 126 pazienti trattati in 59 centri iberici nell’ambito di un EAP o di un uso compassionevole di belantamab mafodotin, dopo una mediana di cinque linee di terapia precedenti. Dopo un follow-up mediano di 13 mesi, l’ORR è risultato del 41,3%%, e il 24% dei pazienti ha ottenuto una risposta parziale molto buona o migliore, «risultati impensabili fino a poco tempo fa per questa categoria di pazienti», ha commentato la Professoressa.

Belantamab mafodotin è, «quindi, un farmaco che sicuramente deve essere preso in considerazione e che ci auguriamo di poter utilizzare presto anche in fasi più precoci dell’iter di cura, prima della quinta linea», ha concluso Petrucci.

Bibliografia
M. Offidani, et al. Belantamab Mafodotin in Patients with Relapsed and Refractory Multiple Myeloma Who Have Received at Least One Proteasome Inhibitor, One Immunomodulatory Agent and One Anti-CD38 Monoclonal Antibody: A Retro-Prospective Italian Observational Study. ASH 2022; abstract 3213.
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M. Hultcrantz, et al. Belantamab Mafodotin in Patients with Relapsed/Refractory Multiple Myeloma, a Real-World Single Center Experience. ASH 2022; abstract 3225.
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M. Roussel, et al. Effectiveness and Safety of Belantamab Mafodotin in Patients with Relapsed or Refractory Multiple Myeloma in Real-Life Setting: The ALFA Study. ASH 2022; abstract 1856.
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J. De La Rubia, et al. Belantamab Mafodotin in Patients with Relapsed/Refractory Multiple Myeloma Included in the Compassionate Use or the Expanded Access Program. Experience with a Spanish Cohort. ASH 2022; abstract 1881.
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