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Artrite reumatoide ridotta da programma su stili di vita e terapia

Artrite reumatoide: in tre pazienti su 4 trattati con baricitinib si è osservata la persistenza del trattamento a 6 mesi nella pratica clinica reale

Artrite reumatoide: benefici dall’adozione, per 16 settimane, di un programma multidisciplinare centrato sullo stile di vita, integrato alla terapia farmacologica

L’adozione, per 16 settimane, di un programma multidisciplinare centrato sullo stile di vita (Plants for Joints: PFJ), integrato alla terapia farmacologica in uso, è stata in grado di migliorare in modo significativo lo stato metabolico, riducendo al contempo l’attività di malattia in pazienti con artrite reumatoide (AR) di grado lieve-moderato.

Queste le conclusioni di un trial clinico randomizzato, pubblicato sulla rivista Rheumatology. Il programma in questione, a detta degli autori dello studio, sarebbe facilmente compatibile con la terapia farmacologica e potrebbe potenzialmente ridurre la necessità di farmaci sia per l’AR che per le condizioni legate alla sindrome metabolica, purchè l’AR sia di grado lieve-moderato.

Razionale e obiettivo dello studio
“E’ stato ipotizzato da tempo che la prevenzione e il contrasto ai fattori avversi legati allo stile di vita potrebbe essere in grado di ridurre l’incidenza e l’impatto dell’artrite reumatoide (AR), alleviando al contempo le comorbilità associate – scrivono i ricercatori nell’introduzione allo studio -. Nello specifico, sono stati documentati effetti benefici dall’adozione di interventi diretti contro alcuni fattori legati allo stile di vita presi singolarmente, come il ricorso a diete vegetariane o alla dieta mediterranea, a programmi basati sull’esercizio fisico a tecniche anti-stress”.

“In letteratura – continuano i ricercatori – è stato riportato come il ricorso ad un programma multidisciplinare basato sull’adozione di regime vegetariano, l’incremento dell’attività fisica, la riduzione dello stress e una buona vita sociale, sia stato in grado di produrre effetti favorevoli duraturi (fino a 5 anni) in pazienti con malattia coronarica e carcinoma della prostata iniziale. Fino ad ora, però, l’efficacia di queste misure basate sullo stile di vita non era stato valutato come intervento integrato alla terapia farmacologica nei pazienti con AR”.

Per colmare questo gap è stato messo a punto questo trial clinico randomizzato  e controllato, che ha messo a confronto il ricorso ad un programma multidisciplinare di stile di vita rispetto allo standard terapeutico, con l’obiettivo di ridurre l’attività della malattia nei pazienti con AR.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio, un trial randomizzato e controllato, condotto in cieco e organizzato per bracci paralleli, ha reclutato 83 pazienti con AR e un punteggio DAS28 di attività di malattia compreso tra ≥2,6 e ≤5,1, randomizzandoli ad un programma multidisciplinare centrato sullo stile di vita o ad un gruppo di controllo.

I pazienti randomizzati al programma multidisciplinare PFJ sopra indicato, della durata di 16 settimane, erano stati sottoposti a regime dietetico basato su alimenti integrali e vegetali, gestione dello stress e svolgimento di attività fisica. Il gruppo di controllo, invece, era stato sottoposto alle cure standard.

Gli sperimentatori hanno ipotizzato che il programma PFJ avrebbe ridotto l’attività della malattia (outcome primario). Tra gli altri outcome valutati vi erano le misurazioni antropometriche, quelle metaboliche e quelle riferite dal paziente (PRO).

Passando ai risultati, su un totale di 83 pazienti inizialmente reclutati, 77 di questi (età media di 55 anni, 92% donne, DAS28 medio di 3,8 [0,7] e BMI di 26 [4] kg/m2) hanno portato a termine lo studio. Al termine delle 16 settimane previste dal protocollo, la coorte PFJ ha registrato un miglioramento medio di 0,9 punti del punteggio DAS28 (IC95%: 0,41-1,29; P <0,0001) rispetto ai controlli.

Non solo: l’intervento multidisciplinare sopra citato ha portato anche ad una maggiore riduzione delle lipoproteine a bassa densità (-0,32 mmol/l), dell’emoglobina A1C (HbA1c; -1,3 mmol/mol), della massa grassa (-2,8 kg), della circonferenza vita (-3 cm) e del peso corporeo (differenza -3,9 kg) rispetto ai controlli. Tuttavia, la pressione sanguigna, il glucosio, gli altri lipidi e le misure di outcome riferite dai pazienti non sono cambiati durante il periodo di intervento.

Punti di forza e di debolezza dello studio
I risultati dello studio suggeriscono che l’adozione di un programma multidisciplinare centrato sullo stile di vita e basato sul ricorso ad una dieta integrale e vegetariano, all’attività fisica e a misure anti-stress potrebbe migliorare gli outcome legati ad una AR di grado lieve-moderato.

Nel commentare i dati, i ricercatori hanno evidenziato come “i risultati abbiamo superato la soglia di miglioramento minimo clinicamente rilevante (pari a 0,8) e siano paragonabili a quelli generalmente ottenuto negli studi farmacologici. Il miglioramento è stato riscontrato sia nei pazienti con AR sieropositiva che in quelli con AR sieronegativa. Inoltre, l’intervento PFJ ha provocato significativi cambiamenti metabolici, come la perdita di peso e di massa grassa e la riduzione di HbA1c e LDL. La depressione, la fatigue, l’impatto del  sintomo dolore e la funzione fisica, invece, non sono cambiate”.

Tra i punti di forza dello studio si sottolinea, innanzitutto, il tasso ridotto di abbandono del trial, insieme alla dimostrazione di effetti sostanziali nonostante la bassa attività della malattia.

Tra quelli di debolezza, invece, si segnala il fatto che il gruppo di intervento (programma PFJ) ha ricevuto probabilmente un’attenzione maggiore, probabilmente da attribuire ad un miglioramento delle misure soggettive.

Da ultimo, è possibile che i partecipanti fossero più interessati ai cambiamenti dello stile di vita anziché ai farmaci rispetto alla media dei pazienti con AR. Secondo i ricercatori, tuttavia, questo fattore non dovrebbe diminuire il potenziale di questo protocollo di intervento.

In attesa di conferme di quanto da loro dimostrato nello studio, i ricercatori hanno ricordato che sarà offerta a tutti i partecipanti del gruppo di controllo un’estensione della sperimentazione di 2 anni per valutare l’efficacia dei costi, i fattori nutritivi critici, il protocollo di riduzione della posologia dei DMARD, la densità minerale ossea e la composizione corporea.

Sono necessari, inoltre, studi ulteriori che siano in grado di determinare se l’adozione di una dieta vegetariana possa “mimare” l’effetto anabolico delle proteine di origine animale.

Bibliografia
Walrabenstein W et al, A multidisciplinary lifestyle program for rheumatoid arthritis: the ‘Plants for Joints’ randomized controlled trial, Rheumatology, 2023;, keac693, https://doi.org/10.1093/rheumatology/keac693
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