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“Dalla spada alla croce – Il Reliquiario di San Galgano restaurato”: prosegue la mostra

reliquiario di san galgano

La mostra “Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” nella Cripta del Duomo di Siena fino al 5 novembre 2023

Un furto clamoroso, nel lontano 1989, dal Museo del Seminario Arcivescovile di Siena. Uno straordinario recupero, più di trent’anni dopo, grazie al Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale. Ed infine il restauro, eseguito nei Laboratori dei Musei Vaticani. È questa l’occasione per la mostra Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato.

L’esposizione, prodotta grazie alla collaborazione tra l’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e l’Opera della Metropolitana, con il contributo di Opera Laboratori e Sillabe, si terrà nella Cripta del Duomo fino al 5 novembre 2023.

Al centro di questa vicenda, una croce liturgica, due pissidi, cinque calici e soprattutto un capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, il Reliquiario di San Galgano, oggetto mirabile e di intensa devozione popolare. Su di esso, decorate finemente in preziosi smalti traslucidi, sono raffigurate le scene della vita del Santo e della sua spada.

Secondo la tradizione, Galgano sarebbe nato nel borgo senese di Chiusdino. Cavaliere appartenente alla piccola nobiltà locale, si convertì alla vita ascetica ed eremitica dopo le visioni dell’Arcangelo Michele, come rappresentato nelle sei scene del Reliquiario. Condusse la sua vita monastica nell’Eremo di Montesiepi, da lui edificato su una collina vicina al luogo dove sarebbe sorta l’Abbazia. Morì, secondo le fonti, il 30 novembre 1181. Appena quattro anni dopo, a seguito dei doverosi accertamenti canonici, papa Lucio III lo proclamò Santo nel 1185.

A Galgano è attribuito nella sua rappresentazione iconografica, il celebre segno della spada conficcata nella roccia che diventa una croce davanti alla quale inginocchiarsi e pregare. La sua fama, tuttavia, si afferma sullo sfondo della diatriba fra Papato e Impero sulle “investiture” e nel contesto dell’espansione dell’Ordine Cistercense grazie all’opera di San Bernardo di Chiaravalle.

Lo stato di conservazione delle preziose oreficerie al momento del recupero purtroppo era critico.

L’accurato intervento di restauro, grazie alla proficua collaborazione instauratasi con i Musei Vaticani nella persona della Direttrice, la dr.ssa Barbara Jatta, è stato condotto dal Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani ed ha comportato una campagna di indagini scientifiche che hanno supportato le scelte metodologiche dell’intervento: protagonista del lavoro conservativo il Reliquario di San Galgano, integralmente smontato alla presenza del referente dell’Arcidiocesi di Siena, don Enrico Grassini, che ha seguito sin dall’inizio l’intera vicenda, con la contestuale messa in sicurezza delle settantaquattro reliquie presenti.

Numerosi i danni subiti in seguito al furto. Fra questi i più evidenti erano la frattura del fusto dal piede, le deformazioni delle guglie e la perdita del primo rocchetto esagonale in smalto di giunzione con il piede, ricostruito attraverso una scansione da un’immagine di archivio. Altri piccoli elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Le facce del recto e del verso, decorate con smalti, sono state pulite e consolidate ed infine trattate con il plasma. La croce apicale, anch’essa perduta, è stata riprodotta dal maestro orafo Giovanni Raspini su modello di opere coeve.

L’allestimento, già ideato per la mostra tenutasi dal 7 dicembre 2022 al 18 febbraio 2023 nella Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani, è stato progettato e realizzato da Opera Laboratori, e pensato fin da subito anche per l’esposizione nella Cripta del Duomo a Siena. Il catalogo è edito da Sillabe, Livorno. Con questa mostra viene così restituita alla Chiesa senese, alla Città e ai molti visitatori della Cattedrale, una significativa testimonianza dell’identità culturale, artistica e spirituale della città.

IL FURTO

Nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1989 si verificò un furto presso il Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, all’epoca allestito nei locali adiacenti al Pontificio Seminario Regionale “Pio XII”, in località Montarioso, nel Comune di Monteriggioni. Furono prelevati con dolo oggetti preziosi di oreficeria medievale e barocca, fra i quali il celebre Reliquiario di San Galgano, proveniente dall’antica Abbazia e già conservato nella Parrocchia di Frosini nel Comune di Chiusdino. Oltre al valore storico e artistico degli oggetti sacri, fu una dolorosa ferita per la Chiesa senese, che veniva mutilata e deturpata nella sua memoria spirituale.

IL RITROVAMENTO

Il 22 gennaio 2020 il Comando dei CarabinieriTutela Patrimonio Culturale ha riconsegnato in custodia all’Arcidiocesi dieci degli undici pezzi trafugati dal Museo Diocesano, dopo averli rinvenuti sul mercato antiquario. L’unico pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.

LISTA COMPLETA DEGLI OGGETTI RUBATI

1. Siena, Bottega ‘dei Tondi’, Reliquiario di San Galgano, inizio del terzo decennio del XIV secolo, rame dorato e argento; smalti champlevés e traslucidi. Rappresenta uno dei più preziosi manufatti di quest’epoca, particolarmente per la ricercatezza e la raffinatezza degli smalti traslucidi che raffigurano Episodi della vita di San Galgano (dall’abbazia di San Galgano, Chiusdino, Siena).

2. Manifattura renana-toscana, Croce liturgica, rame e bronzo dorato, XII secolo (dalla chiesa dei Santi Giusto e Clemente a Casciano delle Masse in Siena). È il pezzo più antico della refurtiva: presenta un’interessante iconografia romanica del Christus vivens sulla croce, coi piedi poggiati sulla testa di un serpente, in riferimento al brano biblico di Genesi 3, 15: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Sul retro sono incisi i simboli dei quattro evangelisti e al centro l’agnello dell’Apocalisse.

3. Orafo senese, Reliquiario a tempietto, rame dorato, sec. XIV (dalla chiesa di Santa Regina, Siena).

4. Orafo senese, Calice-pisside, rame dorato e smalti, coppa XIV-XV secolo; fusto XVI-XVII secolo (dalla chiesa di San Michele Arcangelo a Fungaia, Monteriggioni, Siena). Si tratta di due corpi assemblati in epoche successive: la parte inferiore, più moderna, probabilmente potrebbe essere appartenuta ad un calice, la cui coppa è stata sostituita dalla pisside cinque/seicentesca.

5. Manifattura senese, Calice, argento tornito, sbalzato, cesellato e parti in fusione, XVII secolo (dalla chiesa di Santa Regina, Siena).

6. Manifattura senese, Pisside, argento, XVI-XVII secolo (dalla chiesa di San Bartolomeo a Monastero, Siena).

7. Francesco Feri (Siena, documentato dal 1678 al 1710), Calice, argento tornito, sbalzato, cesellato e parti in fusione, 1705-1710 (dalla chiesa di San Bartolomeo a Monastero, Siena).

8. Giuseppe Avagnina (Mondovì, documentato dal 1722 al 1788), Calice, argento tornito, fuso e in parte dorato, rame sbalzato e dorato, settimo ottavo decennio del XVIII secolo (dalla chiesa di Santa Colomba, Monteriggioni, Siena).

9. Mattia Venturesi (Forlì, 1719 – Roma 1776), Calice, argento tornito, sbalzato, cesellato e parti in fusione, 1776 (dalla cappella di Palazzo Venturi Gallerani, Siena).

10. Manifattura livornese (Pietro Sani? Noto dal 1812), Calice, argento tornito, fuso e in parte dorato,1827 (dalla cappella di Palazzo Venturi Gallerani, Siena)

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