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Insonnia cronica o transitoria: in Italia ne soffre una persona su quattro

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In Italia, secondo i dati dell’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno, circa 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria

L’insonnia è definita come un’insoddisfazione continua di almeno 3 mesi (per almeno 3 notti a settimana) nella qualità o nella quantità di sonno senza la presenza di fattori noti che lo ostacolino1. Si stima che fino a 1 persona su 10 soffra di insonnia; quindi, sono circa 790 milioni le persone colpite da insonnia in tutto il mondo2. In Italia, secondo i dati dell’Associazione Italiana per la Medicina del Sonno, circa 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria.

L’insonnia può assumere diverse forme:

Il sonno è un evento fisiologico e un pilastro essenziale per una buona salute fisica e mentale e per la funzionalità ottimale durante tutto l’arco della giornata. Pertanto, senza un sonno adeguato e di qualità, si possono presentare molti problemi che incidono sulla vita quotidiana.3

Un sintomo essenziale dell’insonnia è la compromissione del funzionamento diurno,1 che è correlata a manifestazioni che incidono sullo stato di salute,4 come affaticamento, ridotta energia, alterazione dell’umore e difficoltà cognitive.5

Tipi di insonnia
L’insonnia viene classificata in tre tipologie:

Le cause fisiopatologiche
Il salutare alternarsi di stati di veglia e sonno è regolato da sistemi distinti di segnalazione nel cervello.6,7

Si ritiene che la principale causa fisiopatologica dell’insonnia sia legata all’iperattivazione del sistema di segnalazione della veglia nel cervello, nota anche come “reazione di attacco o fuga”8 che interferisce con il naturale “spegnimento” necessario per dormire. Quando una persona si accinge a dormire si determina una vera e propria “gara” tra i centri della veglia, che tendono a mantenerla sveglia, e i centri del sonno, che stimolano l’addormentamento.

L’insonnia si instaura quando la persona non riesce a “spegnere” i centri della veglia e ad abbandonarsi a quelli del sonno. In particolare, nei pazienti affetti da insonnia è stata osservata una ridotta disattivazione delle regioni cerebrali coinvolte nel controllo esecutivo, nell’attenzione e nella consapevolezza di sé.

Esistono fattori di rischio?
Sono numerosi i fattori ambientali che possono interferire con i processi del sonno e quindi favorire lo sviluppo dell’insonnia:

L’insonnia colpisce tutte le età, ma diventa più frequente con il progredire degli anni, ed è 1,5-2 volte più comune nelle donne rispetto agli uomini.

Come viene diagnosticata?
L’insonnia è spesso sottodiagnosticata e sottotrattata: si stima che circa il 70% delle persone affette da insonnia persistente non si rivolga mai a un medico.

L’insonnia viene solitamente diagnosticata e trattata dal medico di famiglia, ma alcuni pazienti possono essere indirizzati a uno specialista del sonno o a una clinica del sonno per ulteriori indagini quali la registrazione dei movimenti e la misurazione dell’attività cerebrale, del movimento degli occhi e dell’attività muscolare.

I diversi test possono aiutare a comprendere meglio il tipo di insonnia ovvero se il problema è legato alle difficoltà di prendere sonno o a quelle di mantenerlo.

Trattamento
A seconda della causa dell’insonnia e del suo grado di gravità sono disponibili diversi approcci terapeutici.

Le opzioni principali sono:

Le terapie ad azione ipnoinducente attualmente disponibili possono aumentare la sonnolenza nella giornata e compromettere le funzionalità della persona. Questi effetti indicano che le attuali terapie hanno limitate capacità di trattare in modo ottimale le persone affette da insonnia, soprattutto i pazienti anziani.9

I farmaci specificamente mirati all’eccessiva attivazione dello stato di veglia migliorano i parametri del sonno senza alcuni degli effetti collaterali associati alle terapie comunemente prescritte per l’insonnia.9

L’impatto dell’insonnia sulla persona, sulla società e sull’economia
L’impatto dell’insonnia è spesso sottovalutato. In realtà, può essere una condizione angosciante in grado di incidere in modo rilevante sulla qualità di vita del paziente compromettendo lavoro, studio, vita sociale e di relazione.

Le persone che soffrono di insonnia evidenziano:

Anche l’impatto economico dell’insonnia è molto significativo in quanto è una delle principali cause di assenteismo e di riduzione della produttività sul lavoro. Una cattiva gestione dell’insonnia è associata a un aumento del rischio di incidenti stradali, cadute e infortuni sul posto di lavoro.4,10,11,12

In Europa, l’onere totale annuo dell’insonnia è pari a circa 50 miliardi di euro.13 Questo dato si riferisce però ai soli costi diretti, come i costi per i farmaci e il trattamento psicoterapeutico. Vanno considerati anche i costi indiretti dovuti ad assenteismo, riduzione della produttività sul lavoro e all’aumento degli infortuni e del rischio di incidenti stradali.

Impatto dell’insonnia cronica sulla qualità della vita
L’insonnia è associata a compromissione della qualità di vita dell’individuo che ne è affetto. In diversi studi gli insonni hanno riportato una diminuzione della qualità di vita in tutti i domini da essa contemplati.14

La percezione di salute generale di pazienti diagnosticati con insonnia cronica risulta compromessa da tale condizione e addirittura di qualità peggiore se comparata con quella riportata da pazienti “good sleeper”15 e da pazienti con altre malattie croniche.16

Risulta una correlazione tra insonnia cronica/primaria e percezione di dolore fisico. I disturbi del sonno sono un indicatore affidabile di possibili nuovi episodi di dolore nonché della riacutizzazione dello stesso dolore cronico.17

A causa di una sottovalutazione del problema da parte dei sanitari, alcuni pazienti possono tendere a “normalizzare” l’insonnia, fatto che può impedire la ricerca d’aiuto nelle prime fasi del disturbo del sonno oltre a un generale senso di impotenza e disengagement del paziente nella gestione del problema.18

Uno studio svedese evidenzia una correlazione significativa tra insonnia e uno stile di vita insalubre19 in accordo con altri studi precedenti che avevano esplorato la correlazione tra insonnia primaria, scarsa attività fisica e abuso di alcolici.20

Una meta-analisi21 ha rivelato compromissioni significative in alcune funzionalità attentive, di memoria episodica e di lavoro e in alcuni domini delle funzioni esecutive.22

Ulteriori studi hanno indagato la relazione tra insonnia e depressione: se da un lato il disturbo del sonno è il sintomo più evidente nei pazienti depressi e in passato era considerato una manifestazione secondaria della depressione, oggi, molti studi longitudinali hanno identificato l’insonnia come un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di depressione emergente o ricorrente tra gli adulti giovani, di mezza età e anziani.23 Questa associazione bidirezionale tra disturbi del sonno e depressione ha creato una nuova prospettiva secondo cui i disturbi cronici del sonno non sono più un epifenomeno della depressione, ma un sintomo prodromico di questa ultima.

Riferimenti
1    DSM-5. Washington, DC: American Psychiatric Association; 2013.
2    Schlack R, et al. Bundesgesundheitsblatt Gesundheitsforschung Gesundheitsschutz. 2013;56(5-6):740-748.
3    Chattu, V, et al. Healthcare. 2019;7(1):1.
4    DiBonaventura M, et al. (2015). PLoS ONE. 2015;10(10):e0137117.
5    Morin CM, et al. Nat Rev Dis Primers. 2015;1:15026.
6    Schwartz JRL, et al. Curr Neuropharmacol. 2008;6(4):367-378.
7    Rihel J, et al. Curr Opin Neurobiol. 2013;23(5):831-840.
8    Levenson JC, et al. Chest. 2015;147(4):1179-1192.
9    Mignot E, et al. The Lancet Neurology. 2022;21:125–39
10   Erickson EA, et al. MSMR. 2017;24(12):2-11.
11   Tuo-Yu Chen, PhD, et al. Sleep. 2017;40(11).
12   Shahly V, et al. Arch Gen Psychiatry. 2012 Oct;69(10):1054-63.
13   Riemann D, et al. J Sleep Res. 2017;26(6):675–700.
14   Roth et al., 2007; Walsh et al., 2004
15   Leger et al., 2012
16   Katz & Mc Homey, 2022
17   Ohayon et al., 2005 – Wet et al., 2018
18   Moloney et al., 2009
19   Janson et al., 2001
20   Fabsitz et al., 1997 -Sherrill et al., 1998
21   Forier – Brochu et al., 2008
22   Bakhaus et al., 2006 – Nissen et al., 2006; Leger et al., 2002; Simon et al., 1997: Hatoum et al., 1998
23   benca et al., 2008 – 23 Jaussent et al., 2011

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