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Il miglior poster al Congresso di scienze planetarie è di 2 ricercatrici del Cnr

La fotosintesi ossigenica sarebbe possibile su esopianeti ma non potrebbero sostenere una biosfera simile a quella della Terra secondo un nuovo studio

Nelle settimane scorse si è tenuto a Perugia, presso la storica Sala dei Notari, il XVIII Congresso nazionale di scienze planetarie. Maria Teresa Brunetti e Silvia Peruccacci, ricercatrici Cnr presso l’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi) con sede a Perugia, hanno presentato un lavoro dal titolo “Ubiquity of landslides in the Solar System”, che è valso loro il premio per il miglior poster.

La ricerca, frutto di un lavoro interdisciplinare, applica le tecniche della geomorfologia e del riconoscimento dei movimenti franosi all’ambito delle scienze planetarie. Nello specifico, il poster mostra lo stato dell’arte relativo all’osservazione e allo studio delle frane sui corpi solidi del Sistema Solare. Questa revisione della letteratura scientifica è attualmente in fase di pubblicazione a cura di Oxford University Press.

Le frane sul nostro pianeta così come su altri corpi celesti, sono movimenti di rocce, terra o detriti, determinati dalla gravità, che spostano globalmente il materiale lungo i versanti. A partire dai primi anni ’70 del secolo scorso, le frane sono state osservate sulla Luna e sui pianeti Marte, Mercurio e Venere, ma anche su molti altri corpi solidi del Sistema Solare, compresi, ad esempio, i satelliti rocciosi come Phobos o ghiacciati come Callisto, il pianeta nano Ceres, l’asteroide Vesta e la cometa 67P.

Lo studio delle frane extraterrestri può contribuire alla conoscenza dei processi che hanno guidato l’evoluzione delle superfici planetarie, e fornire utili informazioni ai programmi di esplorazione spaziale e alla ricerca di forme di vita aliene.

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