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Tumore delle vie biliari avanzato: UE approva durvalumab più chemioterapia

Nei pazienti con linfoma di Hodgkin classico, brentuximab vedotin aggiunto alla chemioterapia migliora il tasso di sopravvivenza libera da progressione

Tumore delle vie biliari avanzato: durvalumab più chemioterapia approvato nell’Unione Europea come primo regime immunoterapico dopo lo studio TOPAZ-1

Durvalumab di AstraZeneca è stato approvato nell’Unione Europea (EU) per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma delle vie biliari (BTC) non resecabile o metastatico in combinazione con chemioterapia (gemcitabina più cisplatino).

L’approvazione della Commissione Europea si basa sui primi risultati dello studio di Fase III  TOPAZ-1, pubblicati nel New England Journal of Medicine Evidence, e sull’aggiornamento dei dati presentato all’European Society for Medical Oncology (ESMO) Congress 2022. L’approvazione fa seguito alla raccomandazione positiva da parte del Comitato per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use) della European Medicines Agency di novembre 2022.

All’analisi ad interim, l’associazione di durvalumab alla chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 20% rispetto alla sola chemioterapia (rapporto di rischio [HR]  0,80; intervallo di confidenza [CI] 95% 0,66-0,97; p=0,021). L’aggiornamento dei dati dello studio TOPAZ-1 dopo ulteriori 6,5 mesi di follow-up ha mostrato una riduzione del 24% del rischio di morte rispetto alla chemioterapia da sola (HR 0,76; CI 95%  0,64-0,91), con una stima di pazienti ancora in vita a due anni dall’inizio del trattamento più che raddoppiata con durvalumab più chemioterapia rispetto alla sola chemioterapia (23,6% rispetto a 11,5%). La sopravvivenza globale (OS) mediana aggiornata era di 12,9 mesi rispetto a 11,3 con la chemioterapia.

Il tumore delle vie biliari è un gruppo di tumori rari e aggressivi che si sviluppa nei dotti biliari (colangiocarcinoma) e nella cistifellea.1,2 Sono circa 211.000 ogni anno le nuove diagnosi di tumore delle vie biliari e della cistifellea, e circa 40.000 si verificano in Europa.Questi pazienti hanno una prognosi sfavorevole, in quanto approssimativamente il 5-15% dei pazienti con BTC sopravvive a cinque anni dalla diagnosi.4

“In Italia, ogni anno, si stimano circa 5400 nuovi casi di tumore delle vie biliari, neoplasia primitiva del fegato che ha origine dai colangiociti, le cellule che rivestono i dotti biliari, cioè i canali che trasportano la bile dal fegato all’intestino – spiega Andrea Casadei Gardini, Oncologo dell’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. Lo studio TOPAZ-1 ha coinvolto 685 pazienti e ha dimostrato che durvalumab in combinazione con la chemioterapia è in grado di migliorare la sopravvivenza nel trattamento di prima linea di questa neoplasia. La combinazione ha evidenziato anche una riduzione del rischio di progressione e un miglior tasso di risposte, senza alterare la qualità di vita rispetto alla sola chemioterapia. Siamo di fronte alla prima approvazione di un regime immunoterapico in prima linea in questa patologia molto difficile da trattare e da diagnosticare. Non esistono, infatti, test di screening o esami diagnostici di routine in grado di identificarla in fase iniziale, quando è ancora possibile la rimozione chirurgica. Sintomi più definiti compaiono se la neoplasia è avanzata, in cui le possibilità di guarigione tuttavia si riducono. L’efficacia della combinazione di durvalumab con la chemioterapia è stata dimostrata sia nelle forme intraepatiche che in quelle extraepatiche, quindi in tutta la popolazione e senza una preliminare selezione molecolare. Una caratteristica del trattamento con l’immunoterapia è la presenza delle cosiddette ‘code’ di pazienti, in cui si osservano sopravvivenze a lungo termine, un risultato molto importante mai ottenuto finora. Dopo oltre un decennio di attesa di nuove opzioni terapeutiche, questo regime a base di immunoterapia cambia lo standard di cura in prima linea, rappresentato fino ad oggi dalla chemioterapia”.

“Questa approvazione europea è sicuramente una buona notizia per la prospettiva di avere presto l’immunoterapia in prima linea per i pazienti con colangiocarcinoma – afferma Paolo Leonardi, Presidente dell’Associazione Pazienti Italiani Colangiocarcinoma (APIC) –. Ci auguriamo che, dopo l’approvazione europea, giunga dunque quanto prima anche la rimborsabilità di questa nuova opzione terapeutica da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, perché i pazienti colpiti da questo tumore molto aggressivo non possono aspettare. È fondamentale che, già per la prima linea, le persone con diagnosi di colangiocarcinoma siano indirizzate precocemente alle strutture specializzate ad alto volume, dove è possibile una presa in carico completa da parte di un team multidisciplinare dedicato, in grado di definire al meglio il percorso diagnostico e terapeutico”.

La combinazione di durvalumab più chemioterapia è stata generalmente ben tollerata, senza nuovi segnali di sicurezza, e non ha causato l’aumento del tasso di interruzione del trattamento a causa di eventi avversi (AEs) rispetto alla sola chemioterapia. Gli eventi avversi di Grado 3 o 4 legati alla terapia si sono verificati nel 60,9% dei pazienti trattati con durvalumab più chemioterapia, e nel 63,5% di quelli trattati con la sola chemioterapia. 

Durvalumab più chemioterapia è approvato negli Stati Uniti e in altri Paesi per il trattamento degli adulti con carcinoma delle vie biliari localmente avanzato o metastatico. Sulla base dei risultati di TOPAZ-1, sono in corso di esame le richieste di autorizzazione anche in diversi altri Paesi.

Note 

Il tumore delle vie biliari

Il tumore delle vie biliari (BTC) è un gruppo di tumori gastrointestinali (GI) raro e aggressivo che si forma nelle cellule delle vie biliari (colangiocarcinoma), cistifellea o ampolla di Vater (la sede in cui i dotti biliare e pancreatico si collegano all’intestino tenue).1,2

Il BTC di stadio precoce che colpisce i dotti biliari e la cistifellea spesso si presenta senza sintomi evidenti, pertanto la maggior parte dei tumori BTC viene diagnosticata in fase avanzata, quando le opzioni terapeutiche sono limitate e la prognosi è sfavorevole.4-6 Il colangiocarcinoma è più comune in Cina e nel Sud-est asiatico ed è in aumento nei Paesi occidentali.1,4 

Lo studio TOPAZ-1

TOPAZ-1 è uno studio globale di Fase III, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato da placebo, di durvalumab in combinazione con chemioterapia (gemcitabina più cisplatino) rispetto a placebo in combinazione con chemioterapia, come trattamento di prima linea di 685 pazienti adulti con BTC localmente avanzato o metastatico non resecabile, inclusi il colangiocarcinoma intraepatico ed extra epatico, e il tumore della cistifellea. I pazienti con carcinoma ampollare sono stati esclusi dallo studio.
Endpoint primario è la sopravvivenza globale e gli endpoint secondari comprendono la sopravvivenza libera da progressione, il tasso di risposta obiettiva e la sicurezza. Lo studio è stato condotto in 105 centri di 17 Paesi inclusi Stati Uniti, Europa, Sud America, e numerosi Paesi in Asia, tra cui Corea del Sud, Tailandia, Giappone e Cina. 

Bibliografia

  1. Marcano-Bonilla L, et al. Biliary tract cancers: epidemiology, molecular pathogenesis and genetic risk associations. CCO. 2016;5(5).
  2. What is Biliary Tract Cancer. Available at: https://www.esmo.org/content/download/266801/5310983/1/EN-Biliary-Tract-Cancer-Guide-for-Patients.pdf. Accessed December 2022.
  1. Ouyang G, et al. The global, regional, and national burden of gallbladder and biliary tract cancer and its attributable risk factors in 195 countries and territories, 1990 to 2017: A systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2017. Cancer. 2021;127:2238-2250.
  2. Turkes F, et al. Contemporary Tailored Oncology Treatment of Biliary Tract Cancers. Gastroenterol Res Pract. 2019;2019:7698786.
  3. Rawla P, et al. Epidemiology of gallbladder cancer. Clin Exp Hepatol. 2019;5(2):93-102.
  4. Banales JM, et al. Cholangiocarcinoma 2020: the next horizon in mechanisms and management. Nat Rev Gastroenterol Hepatol. 2020;17:557-588.
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