Site icon Corriere Nazionale

Contro l’insonnia meglio evitare le soluzioni fai-da-te

Cos'è lo stress? Come riconoscere eustress (stress buono) e distress (stress cattivo)? Gli psicologi spiegano come prevenirli e sfruttarli

Insonnia: meglio evitare le soluzioni “fai da te”. In caso di sintomi per più di tre mesi bisogna rivolgersi a uno specialista o a un Centro di medicina del sonno

L’insonnia è definita “patologia delle 24 ore” in quanto interessa non solo il riposo notturno ma anche il funzionamento diurno della persona.

Ne parla Laura Palagini, UO Psichiatria 2 Universitaria, ambulatorio di medicina del sonno, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana AUOP.

Ci descrive quale può essere l’impatto dell’insonnia sulla sfera psicologica e sulla vita quotidiana?
L’insonnia può essere considerata a tutti gli effetti una patologia delle 24 ore, nel senso che ci sono sintomi notturni e sintomi diurni, oltre alla difficoltà di addormentamento e di risveglio notturno o di risveglio mattutino precoce, l’impatto dell’insonnia è anche sulle attività della giornata. Le prime conseguenze di un sonno disturbato riguardano gli aspetti cognitivi, ad esempio la capacità di concentrazione e di attenzione, che possono subire un impatto negativo collegato al fatto di dormire male e poco. Ovviamente spesso si ha la sensazione di non riuscire a svolgere l’attività lavorativa o di non concentrarsi completamente nelle attività della vita quotidiana. Se non si dorme bene, anche per una sola notte, si hanno conseguenze che riguardano la sfera emotiva. Infatti, il sonno ha un ruolo importante nella regolazione delle emozioni. In particolare, l’insonnia cronica è associata ad uno spettro di emozioni spesso negative che vanno dal nervosismo alla tensione, alla maggiore reattività emotiva, impulsività e reattività, anche nelle decisioni che prendiamo, proprio per la mancanza di un appropriato controllo emotivo. Inoltre, le conseguenze dell’insonnia riguardano la sfera somatica con sintomi quali la stanchezza, la fatica e a volte la sonnolenza. Quindi sicuramente le conseguenze sulla vita quotidiana dell’insonnia sono sugli aspetti cognitivi, emotivi e fisici e questo spesso impatta a lungo andare sul funzionamento generale, per esempio sulle relazioni, sulla l’organizzazione della vita, sulle relazioni sociali. La vita degli insonni risulta a un certo punto compromessa, tanto che spesso sono costretti a rinunciare a diversi aspetti della vita quotidiana come le relazioni interpersonali.

Come può una persona capire che sta soffrendo di insonnia e non di una semplice mancanza di sonno? E a chi deve rivolgersi per poter affrontare al meglio la situazione, evitando il fai da te?
Quando si soffre di insonnia si capisce molto bene perché, a differenza di una semplice mancanza di sonno, l’insonne vorrebbe dormire e soffre perché non ci riesce. Vive una condizione di sofferenza soggettiva, si mette letto e sente la necessità, la voglia, il bisogno di dormire, ma senza riuscirci perché il corpo è stanco e ha bisogno di recuperare mentre il cervello è attivo, per cui la persona non riesce ad abbandonarsi al sonno. Tutto questo è motivo di forte sofferenza, perché ovviamente quando si sta nel letto da svegli si pensa e l’insonne è un pensatore, ha mille pensieri che turbinano nella mente che hanno a che fare con la giornata passata, con la giornata futura, con tante preoccupazioni e poi pensa che non riesce ad addormentarsi. La sofferenza notturna e i sintomi diurni sono l’elemento fondamentale che differenzia l’insonnia da una semplice mancanza di sonno. La nostra società è organizzata con un sonno monofasico e soprattutto sulle attività della veglia. Rispetto ai nostri antenati, dormiamo una un’ora e mezzo, due in meno. E quindi siamo tutti deprivati di sonno. In questo caso, in realtà la spinta al sonno arriva più velocemente e se siamo deprivati di sonno si dorme meglio. È importantissimo, quando si manifestano le prime avvisaglie di insonnia che perdura nel tempo, non affidarsi alle cure fai da te. Forse è anche in parte colpa dei clinici e dei ricercatori che per anni non hanno dato importanza sufficiente all’insonnia, per cui si è sempre pensato che l’insonnia fosse una esperienza umana comune da accettare affidata all’automedicazione. E così prima di rivolgersi ad uno specialista del sonno, si ricorre spesso ai consigli di parenti, amici e conoscenti e soprattutto si consulta internet. In realtà, oggi sappiamo che l’insonnia è un disturbo serio e che è importante inquadrare questa patologia secondo le linee guida e trattarla in maniera appropriata. Rivolgersi subito ad un esperto vuol dire impedire che la malattia diventi cronica ed evitare l’impatto negativo su mente e corpo. Quando l’insonnia si presenta per diversi giorni e diversi mesi è importante recarsi presso uno specialista o un Centro di medicina del sonno per trattarla. Così come curiamo l’ipertensione, la cefalea, il colesterolo alto affidandoci ad un clinico esperto, anche l’insonnia va trattata come un disturbo importante da non sottovalutare e da curare secondo le linee guida internazionali con l’aiuto di specialisti del settore, così da ridurre il rischio di cronicizzazione e le sue conseguenze.

Riferimenti
• Palagini L, Hertenstein E, Riemann D, Nissen C. Sleep, insomnia and mental health.J Sleep Res. 2022 Aug;31(4):e13628.
• Laura Palagini, Pierre A Geoffroy, Matteo Balestrieri, Mario Miniati, Giovanni Biggio, Claudio Liguori, Danilo Menicucci, Luigi Ferini Strambi, Lino Nobili, Dieter Riemann, Angelo Gemignani Current models of insomnia disorder: a theoretical review on the potential role of the orexinergic pathway with implications for insomnia treatment in press Journal of Sleep research 2023
• Riemann D, Nissen C, Palagini L, Otte A, Perlis ML, Spiegelhalder K. The neurobiology, investigation, and treatment of chronic insomnia.Lancet Neurol. 2015 May;14(5):547-58.
• Riemann D, Benz F, Dressle RJ, Espie CA, Johann AF, Blanken TF, Leerssen J, Wassing R, Henry AL, Kyle SD, Spiegelhalder K, Van Someren EJW. Insomnia disorder: State of the science and challenges for the future.
J Sleep Res. 2022 Aug;31(4):e13604
Exit mobile version