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Alla Camera prima sfida tra Meloni e Schlein: ecco come è andata

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Una a capo del governo e una a capo dell’opposizione: alla Camera prima sfida verbale tra la premier Meloni e la neo segretaria del Pd Schlein

Per la prima volta nella storia della Repubblica si fronteggiano in aula alla Camera due donne, al vertice delle rispettive gerarchie: una a capo del governo e una a capo dell’opposizione.

IL CONFRONTO AI RAGGI X

Lo stile del confronto è garbato. E anche i contenuti, non sono poi così lontani. Cambia rispetto al passato l’uditorio: gli uomini, ora, stanno a guardare. E non è poco. “Il salario minimo non è la soluzione e il suo partito ha reso più povero il Paese”, dice Meloni, che in un primo momento sembra non voler neppure concedere l’onore della citazione: “Gli interroganti”, dice, per poi aggiungere “Schlein e altri”. La leader del Pd le ricorda che “il Pd ha provato ad approvarlo il salario minimo”, quando era al governo con Draghi “ma i suoi alleati della Lega l’hanno affossato. Ora è lei al governo, e io all’opposizione, deve dare risposte”, aggiunge.

DIVERSE ANCHE NELL’OUTFIT

Lo scontro si dipana senza eccessi verbali, emerge quasi una complementarietà. Sin dall’abbigliamento: tailleur nero la premier, giacca bianca e camicia anni vintage la sua antagonista. Schlein sceglie di attorniarsi da Serracchiani e Gribaudo, donne forti del partito. Vicino a Meloni ci sono i vicepremier Salvini e Tajani. Schlein, l’interrogante, chiede l’introduzione del salario minimo e il congedo paritario di 3 mesi. Meloni chiude sul primo punto (ma ho un approccio pragmatico, non ideologico”, dice, mentre lascia un piccolo spiraglio per il secondo. In fondo anche il governo di destra-centro ha introdotto un limitato congedo paritario. “Con le risorse che avevamo”, sembra quasi scusarsi Meloni. Fin qui, le concessioni al galateo.

IL TEMA PIÙ CALDO

Gli animi si infiammano quando dal terreno delle proposte si passa a quello del consenso. Meloni sceglie il registro dell’ironia. “Apprezzo la sincerità dell’onorevole interrogante”, dice ricordando che la stessa Schlein ha detto che “l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui il salario annuale sia diminuito”. E’ accaduto durante il governo del Pd con Draghi. In sostanza, per Meloni “il salario minimo legale rischierebbe di peggiorare la condizione dei lavoratori”, dice, “molto meglio – aggiunge – estendere la contrattazione collettiva anche nei settori dove non è prevista e tagliare le tasse sul lavoro e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità”. Una soluzione, quella proposta da Meloni, che anche la sinistra ha accarezzato all’epoca in cui proponeva il taglio del cuneo fiscale. Schlein non ci sta a prendere la lezione dalla rivale. “Lei è in carica da soli cinque mesi ma state già andando in direzione opposta e sbagliata. Il vostro governo si risolve in tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità”, dice, con una concessione alla propaganda. Ma i margini si riavvicinano sul congedo parentale, dove la premier si dice “sempre disponibile a un confronto”.

LE REAZIONI DEGLI UOMINI

Il duello ‘garbato’, spiega la Dire (www.dire.it), lascia freddi gli uomini dei rispettivi schieramenti. Tajani e Salvini si limitano ad applaudire come di rito, un po’ distratti dai rispettivi impegni. Conte lascia l’aula inferocito per l’attacco subito da Meloni sul superbonus, ma poco prima che parlasse Schlein era stato lui a twittare sul salario minimo, come a rivendicare un primato. Per una volta non sono gli uomini i protagonisti, non sono loro le prime donne.

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