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Giuseppe Culicchia pubblica “La bambina che non doveva piangere”

fabrizio bava libri

Giuseppe Culicchia continua a mostrarci come i destini di ognuno di noi siano il prodotto di catene di eventi che cominciano molto lontano, nel tempo e nello spazio

Questa è la storia di Ada, la storia di una bambina che non doveva piangere e che, ormai donna, piangerà fino a morirne. Ada Tibaldi era la madre di Walter Alasia, brigatista, morto a vent’anni nel 1976 in uno scontro a fuoco con la polizia.

Nata nel 1933 a Nole Canavese, Ada è la terza di sei tra fratelli e sorelle, con una madre che si fa in quattro per mandare avanti la casa e un padre che lavora in fabbrica e porta fiero la camicia nera. La sua infanzia è segnata dallo scoppio della guerra, dalla fame e dalla paura; l’adolescenza dalla fine di un conflitto che si è fatto fratricida e da una voglia spavalda di vivere, ballare e ridere perfino tra i telai, dove comincia a lavorare appena ragazzina. Poi, l’incontro con Guido Alasia, operaio, ex internato a Mauthausen: è l’inizio del capitolo più importante della sua vita, l’ultimo. È a Sesto San Giovanni che Ada, giovane madre di due bambini, torna in fabbrica come addetta alla smerigliatrice presso una ditta della galassia Pirelli. Sono anni di scioperi e rivendicazioni sindacali. Ada s’iscrive al PCI, partecipa con passione alle manifestazioni per i diritti delle lavoratrici. Un fuoco che condivide con il figlio minore Walter, che crescendo le somiglia sempre più: la complicità tra loro è assoluta, va dal senso dell’umorismo all’amore per la musica agli ideali politici. Tanto che, quando lui entra nelle Brigate rosse, è lei l’unica a saperlo. Per quel figlio adorato Ada farebbe qualsiasi cosa. Denunciarlo? O lottare al suo fianco?

La notte in cui la polizia suona il campanello di casa, il 15 dicembre del ’76, Ada capisce subito che la Storia è venuta a prendersi quanto ha di più caro al mondo. Sotto i suoi occhi, Walter spara al maresciallo Sergio Bazzega e al vicequestore Vittorio Padovani. Poco dopo, viene finito con un colpo al cuore. Ada gli sopravviverà per otto dolorosissimi anni – nei quali non smetterà mai di rivivere quella notte – ma è in quel momento che anche lei comincia a morire.

Culicchia, che ha già dedicato a Walter lo struggente Il tempo di vivere con te, rende ora giustizia, con la medesima urgenza, alla memoria di Ada: figlia di un operaio fascista che ha fatto la Marcia su Roma, a sua volta operaia, comunista e madre di un brigatista. E continua a mostrarci come i destini di ognuno di noi siano il prodotto di catene di eventi che cominciano molto lontano, nel tempo e nello spazio, dalle nostre piccole vite.

Giuseppe Culicchia (Torino, 1965), ex libraio, è figlio di un barbiere siciliano e di un’operaia piemontese. Ha pubblicato una trentina di libri con i maggiori editori italiani ed è tradotto in dieci lingue. Dal suo long seller Tutti giù per terra, ristampato da oltre venticinque anni, presente nelle antologie scolastiche e incluso da Mondadori nella collana 900 Italiano, è stato tratto l’omonimo film. Il suo Torino è casa mia è il titolo di maggiore successo della collana Contromano di Laterza. Per Feltrinelli ha pubblicato di recente E finsero felici e contenti. Tra i suoi titoli: Il paese delle meraviglie (2004), Brucia la città (2009), Sicilia, o cara (2010), Venere in metró (2012), E così vorresti fare lo scrittore (2013), Mi sono perso in un luogo comune (2016), Il cuore e la tenebra (2019) e Il tempo di vivere con te (2021), dedicato al cugino Walter Alasia. Ha tradotto fra gli altri Mark Twain, Francis Scott Fitzgerald e Bret Easton Ellis.

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