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Gravidanza: antipsicotici sicuri per malformazioni congenite

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Secondo nuovi studi gli antipsicotici non sono associati ad alcun aumento del rischio di malformazioni congenite in un feto in crescita

Nuovi dati – pubblicati online su “JAMA Psychiatry” – suggeriscono che, in generale, gli antipsicotici non sono associati ad alcun aumento del rischio di malformazioni congenite in un feto in crescita.

Nel complesso, i risultati suggeriscono che gli antipsicotici «non sono teratogeni importanti: un dato, quindi, generalmente rassicurante per le donne che richiedono un trattamento con antipsicotici durante la gravidanza» scrivono gli autori dello studio, capitanati da Krista Huybrechts, del Brigham and Women’s Hospital di Boston (Massachusetts, USA).

Tuttavia, sono emersi alcuni potenziali “segnali” di sicurezza che richiedono più informazioni, osservano i ricercatori.

Valutazione effettuata sui dati di sei registri sanitari nazionali
I disturbi psichiatrici sono comuni tra le donne in età riproduttiva e molti richiedono una terapia antipsicotica in corso durante la gravidanza. Sebbene gli studi fino ad oggi suggeriscano che questi farmaci sono sicuri in gravidanza, i risultati sono stati contrastanti e sono emersi alcuni segnali di sicurezza per esiti come malformazioni cardiovascolari e schisi orali.

Per indagare ulteriormente, i ricercatori hanno valutato l’esposizione nel primo trimestre ai farmaci antipsicotici rispetto alle malformazioni congenite utilizzando i dati dei registri sanitari nazionali di cinque paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia) e degli Stati Uniti.

«Un contributo unico del nostro studio è che presentiamo i risultati di più combinazioni esposizione-esito in un modo da portare livelli di fiducia nei risultati» sottolineano Huybrechts e colleghi.

Segnali di sicurezza pressoché assenti con i farmaci più diffusamente utilizzati
Lo studio ha incluso circa 6,4 milioni di madri non esposte, 21.751 madri esposte a farmaci antipsicotici atipici (fascia di età media: 26-31 anni) e 6.371 madri esposte a farmaci antipsicotici tipici (fascia di età media: 27-32 anni).

Gli antipsicotici atipici più comunemente dispensati erano quetiapina, aripiprazolo, olanzapina e risperidone mentre gli antipsicotici tipici più frequentemente prescritti erano clorpromazina, dixirazina (solo nei paesi nordici) e perfenazina. La maggior parte delle donne sono state esposte a un solo tipo di farmaco antipsicotico durante il primo trimestre.

Il rischio di avere un bambino con qualsiasi malformazione maggiore era del 2,7% (IC 95%, 2,7% – 2,8%) tra le donne non esposte, del 4,3% (IC 95%, 4,1% – 4,6%) tra le donne esposte a un antipsicotico atipico e del 3,1% (IC 95%, 2,7% – 3,5%) in quelle esposte a un antipsicotico tipico.

Tra le combinazioni esposizione-esito più diffuse, i rischi relativi aggiustati (aRR) erano «generalmente vicini allo zero» riferisce il gruppo di studiosi.L’unica eccezione era una potenziale associazione tra olanzapina e schisi orale (aRR 2.1; IC 95%, 1.1 – 4.3), sebbene le stime variassero tra le analisi di sensibilità.

Necessità di ulteriori studi confirmatori per alcune molecole
I ricercatori osservano che è stato segnalato un rapporto medio di passaggio placentare per olanzapina leggermente superiore rispetto ad altri antipsicotici, sebbene fosse altamente variabile tra i pazienti.

Huybrechts e colleghi aggiungono che l’incoerenza del segnale olanzapina/schisi orale nelle varie analisi di sensibilità depongono per una «spiegazione non causale», pur convenendo che studi futuri dovrebbero rivalutare questo aspetto.

Anche tra le combinazioni esposizione-esito moderatamente prevalenti – riferiscono i ricercatori – le stime del rischio aggiustate erano «generalmente, seppure non uniformemente, compatibili con un risultato nullo», in particolare per gli esiti più comuni (qualsiasi malformazione congenita maggiore e malformazioni cardiovascolari).

Sono stati osservati rischi aumentati per malformazioni cardiache con esposizione al clorprotixene (aRR, 1,6; IC 95%, 1,0 – 2,7), così come per gastroschisi (aRR 1,5; IC 95%, 0,8 – 2,6) e altre anomalie cerebrali (aRR 1,9; IC 95%, 1,1 – 3,0) con esposizione ad antipsicotici atipici.

Gli autori, comunque, hanno avvisato queste associazioni sono state «stimate in modo non preciso» come deducibile dagli ampi intervalli di confidenza e che «dovrebbero essere viste come segnali di sicurezza che richiedono conferma man mano che le prove continuano ad accumularsi».

Da aggiungere che, uno studio precedente in cui erano stati utilizzati dati Medicaid statunitensi, Huybrechts e colleghi avevano osservato un piccolo aumento del rischio di malformazioni generali e cardiovascolari con risperidone. Questo “segnale” non è stato replicato nel presente studio, che evidenzia l’importanza degli studi di conferma e del monitoraggio continuo della sicurezza dei farmaci durante la gravidanza, osservano i ricercatori

Bibliografia:
Huybrechts KF, Straub L, Karlsson P, et al. Association of In Utero Antipsychotic Medication Exposure With Risk of Congenital Malformations in Nordic Countries and the US. JAMA Psychiatry, 2022 Dec 7. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2022.4109. [Epub ahead of print] leggi

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