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Rai Storia racconta l’Appia antica in “Regina Viarum”

Il Ministero dei Beni culturali presenta il progetto Appia Regina Viarum per il recupero dell’antico tracciato romano di 29 tappe

La storia dell’autostrada dell’antichità in “Via Appia. Regina Viarum”, in onda lunedì 30 gennaio alle 21.10, in prima visione su Rai Storia

La prima “autostrada” dell’antichità, costruita a tappe a partire dal 312 a.C.: in occasione della presentazione del dossier di candidatura della Via Appia antica per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco, Rai Cultura, in collaborazione con il Ministero della Cultura, racconta la storia della più antica “via pubblica” del nostro Paese in “Via Appia. Regina Viarum”, in onda lunedì 30 gennaio alle 21.10, in prima visione su Rai Storia

L’Appia ha collegato Roma con l’Italia del sud e con l’oriente attraversando i territori delle attuali quattro regioni del Lazio, la Campania, la Basilicata e la Puglia. Milioni di uomini hanno percorso nel tempo i circa 550 chilometri che collegano Roma a Brindisi: soldati, commercianti, crociati, pellegrini, pastori, filosofi e schiavi.

Una strada a doppia carreggiata ideata per unire i grandi centri strategici, realizzata con diverse pavimentazioni e dotata di ponti colossali e viadotti che rappresentano le più alte opere di ingegneria prodotte dalla civiltà romana.

Per la sua efficienza e durevolezza è diventata il modello con cui i Romani hanno costruito tutte le strade, ma è stata anche un elemento determinante nella creazione di nuovi paesaggi, sia urbani che naturali, in continua evoluzione. Attorno ad essa sono stati organizzati i terreni agricoli, i villaggi suburbani, la canalizzazione delle acque attigue al percorso.

Fin dal Rinascimento studiosi ed artisti hanno riconosciuto il valore storico-culturale della strada e dei suoi monumenti rendendola un simbolo di civiltà.

Lungo il suo tracciato si trovano monumenti funerari, chiese, ville e opere d’arte, un patrimonio culturale protagonista di una importante storia di ricerca coronata da nuovi studi, scavi archeologici e indagini scientifiche, e di un esemplare percorso di tutela e valorizzazione che ha visto, negli ultimi anni, la realizzazione di restauri e la creazione di nuovi parchi archeologici.

A raccontare questa storia lunga e stratificata sono Lorenzo Quilici, Stefanella Quilici Gigli e Giuseppe Ceraudo, docenti di topografia antica; Alfonso Santoriello docente di archeologia dei paesaggi; Maria Grazia Filetici, architetto; e Giuliana Tocco, archeologa.

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