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Processo plusvalenze: pubblicate le motivazioni del -15 alla Juventus

andrea agnelli

Pubblicate le motivazioni della sentenza della Corte Federale sul processo Plusvalenze che ha inflitto il -15 alla Juventus: “Sistema fraudolento in partenza, bilanci del club bianconero non attendibili”

Sono state pubblicate dalla Figc le motivazioni della sentenza del processo sulle plusvalenze fittizie. Il 20 gennaio la Corte Federale d’Appello presieduta da Mario Luigi Torsello aveva ha sanzionato la Juventus con 15 punti di penalizzazione con una serie di inibizioni per 11 dirigenti bianconeri (30 mesi a Paratici, 24 mesi ad Agnelli e Arrivabene, 16 mesi a Cherubini, 8 mesi a Nedved, Garimberti, Vellano, Venier, Hughes, Marilungo e Roncaglio). La Corte aveva confermato il proscioglimento per gli altri otto club coinvolti (Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara) e i rispettivi amministratori e dirigenti.

Nelle motivazioni si legge di “quadro fattuale radicalmente mutato”, rispetto alla prima sentenza di assoluzione della giustizia sportiva. “Il fatto nuovo – scrive la Corte d’Appello – che prima non era noto è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori. Il fatto nuovo – come è stato efficacemente sottolineato dalla Procura federale – è l’assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio e, invece, la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo) che la Corte federale non aveva potuto conoscere e alla luce del quale la decisione deve essere diversa da quella qui revocata”.

“ALLA JUVE SAPEVANO TUTTI, SITUAZIONE FUORI CONTROLLO”

Nelle motivazioni della sentenza del processo Plusvalenze, riguardo alla Juventus si legge di un “quadro fattuale dimostrato dalle numerose dichiarazioni (derivanti dalle intercettazioni), dai documenti e dai manoscritti di provenienza interna alla Juventus e che hanno tutti una natura essenzialmente confessoria“. Ma per la Corte d’Appello federale c’è “una aggravante distintiva rispetto a qualunque precedente: proprio con specifico riguardo alla Juventus, colpisce la pervasività ad ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa”.

Nelle motivazioni si legge: “Dal direttore sportivo di allora (Paratici) all’allora dirigente suo immediato collaboratore (Cherubini). Dal presidente del consiglio di amministrazione (Agnelli) a tutto il consiglio stesso (citato come consapevole dal medesimo Agnelli). Sino ancora all’azionista di riferimento e all’amministratore delegato (Arrivabene) e ancora passando per tutti i principali dirigenti, inclusi quelli aventi competenza finanziaria e legale. In alcuni casi, con una consapevolezza a tutto tondo dell’artificiosità delle operazioni condotte. In altri casi, con una consapevolezza più superficiale o magari persino di buona fede (ci si riferisce anche all’allenatore della squadra), ma comunque in grado di far dire che tutti fossero direttamente o indirettamente coscienti di una condizione ormai fuori controllo“.

“LIBRO NERO JUVE DEVASTANTE PER LEALTÀ SPORTIVA”

Nelle motivazioni della sentenza del processo sportivo sulle plusvalenze, la Corte d’appello federale richiama esplicitamente il ‘libro nero’ di Fabio Paratici. E scrive che “il mancato disconoscimento del documento e la mancata presa di distanza da esso della Juventus – a prescindere da ogni ulteriore rilevanza – ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva”. Secondo la Corte “l’elemento dimostrativo più rilevante, ad avviso della Corte federale, non è solo il contenuto testuale di detto ‘libro nero’ di FP, di per sé sin troppo esplicito. Rileva piuttosto (quale conferma irredimibile del relativo esatto contenuto) il contesto nel quale esso è stato redatto. Emerge, invero, che detto libro fosse stato preparato dal Cherubini come documento da utilizzare nella propria discussione con Paratici in fase di negoziazione del proprio rinnovo contrattuale“.

E che, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza di condanna della Juventus a 15 punti di penalizzazione, “ben si comprende, ad una lettura distaccata di una simile circostanza, la capacità disvelatrice di detto ‘libro nero’. È evidente che Cherubini era pronto a contraddire con Paratici per discutere il proprio contratto (accettandolo o rifiutandolo, non importa) ed era pronto a mettere sul tavolo della discussione quelle che lo stesso Cherubini riteneva essere importanti ‘differenze di vedute’: cioè il fatto che Fabio Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali. Ed è chiaro che nello scrivere il ‘libro nero’ di FP, Cherubini rappresentava fatti veri che oggi non possono più essere efficacemente rinnegati“.

“Da esso – aggiunge la corte – si trae la consapevolezza di un crescendo di difficolta economico-finanziaria della Juventus nel corso degli anni 2019, 2020 e 2021 (‘come siamo arrivati qui?’) e della difficoltà di uscirne. E si individua anche il metodo rimediale che il Cherubini testimonia essere stato applicato da Fabio Paratici: ‘utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali‘”.

“FENOMENI PATOLOGICI”

“Ciò che oggi è mutato è proprio il quadro fattuale nel quale ci si muove, che è radicalmente diverso da quello esaminato dalla decisione revocata. Non si tratta di discutere della legittimità di un determinato valore in assoluto. Né di operare una valutazione del prezzo scambiato. Si tratta invece di valutare comportamenti (scorretti) e gli effetti di tali comportamenti sistematici e ripetuti sul bilancio“. Così nelle motivazioni della sentenza del processo sportivo sulle plusvalenze fittizie la Corte d’Appello della Figc “giustifica” la precedente sentenza di assoluzione che aveva momentaneamente “salvato” la Juventus.

Perché, si legge, “la Corte federale proprio su un tale profilo, aveva avvertito che non qualsiasi plusvalenza è legittima. Aveva poi segnalato il fatto che la carenza di parametri non consentiva di tradurre il sospetto in violazione, per questo chiedendo l’introduzione di disposizioni che operassero da sentinella anticipata rispetto a fenomeni che invece di essere fisiologici si trasformino in patologici, in modo anche da avvisare la società agente di avere oltrepassato i limiti della razionalità e della dimostrabilità. Ed un simile intervento normativo resta urgentissimo ancora oggi. Ma avere affermato un tale principio non legalizzava qualunque comportamento. Sotto tale profilo, la decisione revocata non ha nulla a che vedere con una preordinata intenzione di non utilizzare alcun metodo se non quello di una ricerca artificiale di plusvalenze come obiettivo e non come effetto delle operazioni condotte”.

“BILANCI JUVENTUS NON ATTENDIBILI”

“I bilanci della Juventus semplicemente non sono attendibili”. Lo scrive nero su bianco la Corte d’Appello della Figc nelle motivazioni della sentenza che ha condannato i bianconeri a 15 punti di penalizzazione in campionato. Secondo la Corte infatti “punto nodale del comportamento della Juventus è l’assenza di un qualunque metodo attendibile”. “Si giungeva a programmare sistematicamente la realizzazione di plusvalenze prescindendo dall’individuazione stessa del soggetto da scambiare, spesso indicato con una semplice X accanto al nome del giocatore della Juventus da cedere e ovviamente accanto al numero prestabilito di plusvalenza da realizzare. Il tutto, dunque, in un quadro chiaramente sintomatico di una ricerca artificiale di plusvalenze artificiali, in alcun modo conseguenza di operazioni di effettivo mercato”.

“Le evidenze – continua la Corte – hanno documentato che non esisteva alcun processo di valutazione ad opera della Juventus“. A tal proposito viene richiamata l’intercettazione del 6 settembre 2021 tra i dirigenti della Juventus Stefano Bertola e Stefano Cerrato nella quale si evidenzia “non c’è un processo documentale, non c’è un pezzo di carta di cui noi possiamo avvalerci, strutturati e spendibili, no? Poi ci potrebbero essere i pezzi degli appunti su pezzi di carta di formaggio ma che io mi guarderei bene dal produrre, no? Il bilancio è basato su un atto di fede della correttezza di valutazione di una persona che ha firmato un contratto di vendita, però, in parte sì ahimè”.

Per la Corte “può accadere, per le ragioni più disparate, che si assista ad una operazione atipica, una tantum. Ma non può accadere che sistematicamente sia invertito il processo, come invece emerge dal nuovo quadro probatorio disponibile. Definire e anteporre un obiettivo di plusvalenze esclusivamente per ottenere un risultato economico finale, senza seguire alcun processo che sia razionale, dimostrabile e che non costituisca ‘un atto di fede’ (come sopra invece ammesso dai responsabili della Juventus), non ha alcun fondamento prima logico poi bilancistico. In una simile prospettiva, cade qualsiasi ragionamento economico lecito e cade qualunque formalismo dovendo invece prevalere la sostanza sulla forma (substance over form). Tanto più se le operazioni condotte non vengono adeguatamente e trasparentemente spiegate“. “La conseguenza di un simile approccio è un’alterazione ripetuta dei valori di bilancio e del significato informativo dello stesso”, aggiunge la Corte Federale.

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