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Amato e Prodi delusi dal Partito democratico di oggi

Prodi boccia l'idea del semipresidenzialismo di fatto lanciata da Giorgetti: “Non si può torcere la Costituzione, deciderà Draghi”

La delusione di Amato e Prodi: “Piccoli uomini, bisognerebbe fare piazza pulita”. Per i due ex presidenti del Consiglio dal Pd arrivano “poche proposte e incapacità di opporre un’alternativa alle destre”

Dice Giuliano Amato che “il Pd non è più un partito, è un gruppo dirigente”, incapace di “costruire una politica”, perché a farla sono “tanti piccoli uomini che parlano fra loro di piccole cose”. Aggiunge Romano Prodi che basterebbe proporre “quattro cose tranquille, dette chiare e la sinistra resuscita”. Non capita tutti i giorni che due ex presidenti del Consiglio si trovino assieme a presentare un libro e decidano, tra le righe, di prendere a schiaffi il Pd. Ad ascoltarli in prima fila ci sono il vicesegretario del partito Giuseppe Provenzano e Roberto Speranza, protagonista del “ricongiungimento familiare” con Articolo 1. Ascoltano, ma quando vengono chiamati in causa non replicano.

Siamo a Palazzo Mattei di Paganica, sede dell’Istituto della Enciclopedia Italiana. Alla fine della presentazione del volume di Carlo Trigilia “La sfida delle disuguaglianze. Contro il declino della sinistra”, Prodi si ferma a conversare e non si sottrae alle domande. La sfida congressuale, per ora, non lo sta scaldando. Poche proposte, osserva, poca politica. Il Pd resta “un punto di riferimento fondamentale” nell’attuale panorama politico, sottolinea. Soprattutto in una stagione d’opposizione, dove la riforma presidenzialista che sogna il centrodestra “mi preoccupa”. Poi, interpellato dall’agenzia Dire sullo stato di salute del Partito democratico, sentenzia: “C’è un’opinione pubblica totalmente disamorata. Se non c’è qualcuno che dice ‘facciamo piazza pulita’ il Pd non si rialza”. A tratti Amato appare stupito dall’incapacità del Pd di opporre un’alternativa alle destre che hanno vinto le elezioni. “Dire che gli immigrati ti rubano il lavoro, che l’Unione europea ti vuole tassare la casa… così si eccita un malumore e un sentimento di incertezza. Basta dirlo”. L’ex presidente della Corte Costituzionale si riferisce alla norme Ue sulle “case green” contro cui il centrodestra si è scagliato nei giorni scorsi: “La direttiva che cerca di salvare il genere umano dalla morte certa diventa una nuova tassa sulla casa. Diventa ‘vi vogliono tassare la casa’”.

Per Amato di fronte a una politica “Fatta da comunicatori e grandi slogan” esiste una “potenziale autostrada per un partito di sinistra che si rivolga a pensionati e dipendenti, gli unici rimasti a pagare le imposte”. Invece anche loro finiscono abbagliati da una propaganda che gli promette “faremo scendere le tasse anche per voi… Non avrete più il Servizio sanitario nazionale e la scuola pubblica ma pagherete meno anche voi”. Su questo, sostiene Amato, “si può costruire una politica”, ma “il Pd non è più un partito, è un gruppo dirigente”, dove a far politica sono “tanti piccoli uomini che parlano fra loro di piccole cose”. In prima fila siedono Provenzano e Speranza. La moderatrice, Alessandra Sardoni, chiede loro se vogliono ribattere. No.

Nei loro ragionamenti i due ex premier, Amato e Prodi, lamentano una discussione assente nel Pd, la mancanza di luoghi fisici dove incontrarsi e confrontarsi. “I circoli ormai sono solo delle sedi- osserva Amato come riferisce la Dire (www.dire.it) – ne ho una vicino casa sempre chiusa. Finché possono pagare l’affitto e poi chissà. Il Pd avrebbe bisogno di essere un partito, come quello di una volta, per radicare le sue posizioni”. Sostiene Amato che oltre ai circoli siano scomparsi dai radar del partito anche “gli operai”. Prodi precisa: “Gli operai non votano più a sinistra, tranne che in Emilia-Romagna per fortuna”. Per il Professore “democrazia vuol dire popolo” e quindi “il dialogo si può ripristinare se si gira in autobus adagio adagio“. Basterebbe proporre “quattro cose tranquille, dette chiare e la sinistra resuscita”, perché “c’è un forte senso di ingiustizia sociale e un bisogno enorme di sinistra“. Il tour in bus, a sentire Prodi, sembra facile: “Prendiamo i 15 problemi che interessano le famiglie e prendiamo 20 persone che per una settimana in rete ne discutono. Poi, il sabato il segretario va in una città simbolo e preparano una pagina di programma e con quelle pagine si vince. Quando hai consultato 500mila persone hai vinto”. Amato annuisce: “I gazebo non servano solo per votare, ci si potrebbe discutere la domenica, come si faceva in sezione, tra persone comuni”. Anche per Prodi è la formula giusta: “Una volta un signore mi disse “nel programma dell’Ulivo c’era quello che ho detto a Otranto durante un incontro. Ecco, questo è il popolo. Così si può vincere”.

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