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Tumore al polmone: conferme per pembrolizumab in monoterapia

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Tumore polmonare non a piccole cellule avanzato: con pembrolizumab in monoterapia beneficio di sopravvivenza mantenuto a 5 anni

Il trattamento con il farmaco immunoterapico anti-PD1 pembrolizumab in monoterapia continua a dimostrare di migliorare la sopravvivenza globale (OS) rispetto alla chemioterapia a base di platino in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule PD-L1–positivo localmente avanzato o metastatico, privo di mutazioni di EGFR/ALK e naïve al trattamento, con un beneficio che si mantiene nel tempo. Inoltre, il vantaggio di OS osservato con pembrolizumab è indipendente dall’espressione di PD-L1 nei sottogruppi analizzati.

La conferma dell’efficacia a lungo termine, di pembrolizumab in monoterapia arriva dai dati aggiornati a 5 anni dello studio di fase 3 KEYNOTE-042, da poco pubblicati sul Journal of Clinical Oncology (JCO).

Gli sperimentatori, in questo aggiornamento dei dati, riportano anche i risultati di un’analisi ad hoc condotta nei pazienti che hanno completato tutti e 35 i cicli di pembrolizumab e in quelli che sono stati trattati con un secondo corso di pembrolizumab in monoterapia.

Secondo Gilberto Jr de Castro, dell’Instituto do Câncer do Estado di San Paolo, in Brasile, e colleghi, i nuovi risultati che hanno dimostrato tassi di OS a 5 anni compresi fra 22% e 16,6% con pembrolizumab supportano l’uso continuativo della monoterapia con l’anti-PD1 e confermano il ruolo della monoterapia con pembrolizumab come standard di cura in questo setting.

Lo studio KEYNOTE-042
Lo studio KEYNOTE-042 è un trial di fase 3 randomizzato, in aperto, controllato, in cui pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule localmente avanzato/metastatico che non presenta alterazioni di EGFR/ALK e con un ‘Tumor Proportion Score’ (TPS) di PD-L1 ≥ 1%, sono stati trattati con pembrolizumab 200 mg una volta ogni 3 settimane per 35 cicli o chemioterapia (carboplatino più paclitaxel o pemetrexed) per 4-6 cicli e con pemetrexed di mantenimento facoltativo. Completati i 35 cicli con una malattia almeno stabile i pazienti, se necessario, potevano iniziare un secondo ciclo di pembrolizumab. In totale, 1274 pazienti sono stati assegnati al trattamento con pembrolizumab (637) o alla chemioterapia (637).

Gli endpoint primari erano l’OS nei sottogruppi con TPS di PD-L1 ≥ 50%, ≥ 20% e ≥ 1%. Gli endpoint secondari includevano la sopravvivenza libera da progressione (PFS), definita come il tempo trascorso dalla randomizzazione alla progressione documentata della malattia o al decesso per qualsiasi causa, e il tasso di risposta obiettiva (ORR) definito come la percentuale di pazienti con risposta completa o parziale confermata radiologicamente, entrambi valutati secondo i criteri RECIST v1.1 da un comitato di revisione centrale indipendente in cieco, oltre alla sicurezza.

Lo studio prevedeva anche endpoint esplorativi che includevano la PFS2, rappresentata dal tempo trascorso dall’assegnazione casuale alla seconda/successiva progressione della malattia con trattamento di linea successivo o morte per qualsiasi causa.

Sopravvivenza maggiore con pembrolizumab
I risultati precedenti dello studio avevano mostrato un’OS significativamente più lunga con pembrolizumab in monoterapia rispetto alla chemioterapia a base di platino in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico non trattato in precedenza.

Gli ultimi dati pubblicati sul Jco con un follow-up mediano di 61,1 mesi (range: 50,0-76,3) hanno confermato il beneficio significativo di sopravvivenza offerto da pembrolizumab, indipendentemente dal TPS di PD-L1 ( hazard ratio [HR] di 0,68 per TPS ≥ 50%, 0,75 per TPS ≥ 20% e 0,79 per TPS ≥ 1%), con tassi di OS a 5 anni con pembrolizumab stimati del 21,9%, 19,4% e 16,6%.

ORR dopo 35 cicli e un secondo corso di pembrolizumab
L’ORR è risultato dell’84,3% nei pazienti (102) che hanno completato i 35 cicli di pembrolizumab e del 15,2% nei pazienti (33) che, dopo aver concluso i cicli previsti, sono stati trattati con un ciclo ulteriore di pembrolizumab. Inoltre, in questi ultimi, è stato registrato un tasso di controllo della malattia del 75,8%.

Profilo di sicurezza gestibile
Il follow-up a lungo termine continua a mostrare un profilo di sicurezza di pembrolizumab gestibile, con meno eventi avversi correlati al trattamento rispetto a quanto osservato con la chemioterapia e nessun nuovo segnale di sicurezza.

In conclusioni
Gli autori concludono che, con oltre 5 anni di follow-up, la monoterapia di prima linea con pembrolizumab è risultata associata a un’OS sostanzialmente più lunga, a una risposta duratura e a una PFS2 prolungata rispetto alla chemioterapia a base di platino nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule localmente avanzato/metastatico PD-L1-positivo, senza alterazioni di EGFR/ALK.

Inoltre, più della metà dei pazienti che hanno completato 35 cicli di pembrolizumab è risultato vivo a 4 anni dal termine del trattamento (circa 6 anni dopo l’assegnazione al braccio di trattamento) e i pazienti che sono stati trattati con un secondo ciclo di pembrolizumab hanno mostrato un tasso di controllo della malattia elevato.

Bibliografia
G. Jr. de Castro, et al. Five-Year Outcomes With Pembrolizumab Versus Chemotherapy as First-Line Therapy in Patients With Non–Small-Cell Lung Cancer and Programmed Death Ligand-1 Tumor Proportion Score ≥ 1% in the KEYNOTE-042 Study. J Clin Oncol.; Published online 28 October 2022; doi: 10.1200/JCO.21.02885. Link

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