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Artrite psoriasica: guselkumab ok dopo mancata risposta agli anti-TNF

Artrite psoriasica: studio italiano su secukinumab

Guselkumab ha mostrato benefici significativi nei pazienti con artrite psoriasica con risposta insoddisfacente al trattamento con almeno un farmaco anti-TNF

Il trattamento con guselkumab, inibitore della subunità p19 di IL-23, ha mostrato benefici significativi nei pazienti con artrite psoriasica (PsA) con risposta insoddisfacente al trattamento pregresso con almeno un farmaco anti-TNF. Nello specifico, il farmaco ha consentito il raggiungimento di bassi livelli di attività di malattia in tutti i domini considerati di PsA attiva. Tali benefici si sono prolungati per tutta la durata di osservazione.
Queste le conclusioni di un’analisi post-hoc dello studio di fase IIIb COSMOS, presentata nel corso del congresso annuale dell’American College of Rheumatology.

Informazioni su guselkumab
Guselkumab è un anticorpo monoclonale che si lega selettivamente alla subunità p19 dell’interleuchina IL-23 e ne inibisce l’interazione con il recettore specifico. L’IL-23 è un importante fattore nella patogenesi di malattie infiammatorie come l’artrite psoriasica, la psoriasi e altre patologie.

Il farmaco è stato approvato nell’Unione Europea per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti candidati alla terapia sistemica. A novembre 2020, la Commissione europea ha approvato una nuova indicazione per guselkumab estendendone l’uso al trattamento di pazienti adulti affetti da artrite psoriasica attiva (PsA). A settembre di quest’anno, guselkumab ha ottenuto la rimborsabilità per il trattamento della Psa attiva negli adulti.

Informazioni sullo studio COSMOS, obiettivi e disegno dell’analisi post-hoc
Guselkumab si era dimostrato efficace nel trattamento della PsA nei due trial registrativi di fase 2 DISCOVER (1 e 2), condotti rispettivamente in pazienti con malattia attiva che avevano una risposta inadeguata alle terapie standard, includendo soggetti (~30%) precedentemente trattati con farmaci biologici anti-TNF-alfa, e  pazienti che erano naïve ai trattamenti biologici e avevano una risposta inadeguata alle terapie standard.

Nello studio COSMOS, di fase IIIb, presentato al Congresso, i ricercatori si erano proposti di valutare l’efficacia e la sicurezza del farmaco in pazienti con PsA e risposta insoddisfacente ai farmaci anti-TNF fino a 24 settimane.
I risultati del trial hanno documentato sia la superiore efficacia di guselkumab rispetto a placebo a 24 settimane, in termini di risposte ACR20 e di risposta cutanea, sia un profilo di safety favorevole (in assenza di emersione di nuovi segnali di sicurezza), sovrapponibile a quello già noto nei pazienti psoriasici e in quelli naive ai farmaci biologici.

Dei 285 pazienti reclutati nello studio 189 erano appartenenti al gruppo di trattamento con guselkumab e i rimanenti 96 al gruppo placebo.

I pazienti inizialmente randomizzati a placebo sono passati successivamente a trattamento con guselkumab, per switch terapeutico, a 16 (n=45) o a 24 settimane (n=51).

L’età media di questi pazienti era pari a 49 anni, mentre la durata media di malattia si attestava intorno agli 8,4 anni.

L’obiettivo di questa analisi post-hoc presentata al Congresso è stato quello di valutare l’efficacia ad un anno di guselkumab 100 mg ogni 8 settimane (Q8W) in pazienti con risposta insoddisfacente ai farmaci anti-TNF, utilizzando e mettendo a confronto 6 indici compositi multidominio validati nella PsA.

A tal scopo, i ricercatori hanno valutato l’efficacia del trattamento attraverso 6 indici compositi multidominio seguenti, validati nella PsA:
– The PsA Disease Activity Score (PASDAS) [NdR: un indice che fornisce differenti soglie validate per identificare la remissione, la LDA, la MoDA e la HDA. Valuta le diverse manifestazioni di malattia, funziona meglio degli indici basati solo sulle articolazioni e può essere utilizzato come target di trattamento nei trial clinici randomizzati] – Disease Activity Index for PsA (DAPSA) [NdR: un indice in grado intercettare meglio la definizione data dai pazienti del raggiungimento della condizione di “remissione” e di “ridotta attività di malattia” (LDA) rispetto alle misure di “attività di malattia molto ridotta” e di “minima attività di malattia”] – GRAppa Composite scorE (GRACE) [Ndr: indice composito in grado di intercettare la LDA mediante 8 voci] – Un indice composito modificato di attività di malattia psoriasica (mCPDAI, che escludeva il Bath Ankylosing Spondylitis Disease Activity Index [indice BASDAI]) [NdR: indice composito che intercetta sia il coinvolgimento assiale e periferico di malattia che alcune caratteristiche specifiche (es.dattilite, entesite) ed extra-articolari] – PsA Response Criteria (PsARC) [NdR: indice composito composto dalla valutazione delle articolazioni dolenti e tumefatte (nella maggior parte dei casi effettuata sulle 68 articolazioni), dalla valutazione da parte del medico dell’attività di malattia espressa su una scala 0-5 e dalla valutazione globale da parte del paziente] – La Minima attività di malattia (MDA)

E’ stata effettuata una valutazione dei dati relativi all’inizio del trial, nonché alle settimane 24 e 48.

Risultati principali
Nel complesso, 167 su 189 pazienti trattati con guselkumab sin dall’inizio del trial (88%) che 83 pazienti su 96 passati a trattamento con il farmaco da placebo (86%) hanno completato lo studio fino alla settimana 44.
I pazienti presentavano malattia attiva, con valori medi al basale simili per PASDAS, GRACE, DAPSA e mCPDAI tra i gruppi guselkumab e placebo.

Considerando questi indici, i pazienti trattati con guselkumab hanno dimostrato miglioramenti significativi (45-62%) deii punteggi medi dal basale a 48 settimane.

Anche i pazienti inizialmente randomizzati a placebo e successivamente passati a trattamento con guselkumab  alla 16esima o alla 24esima settimana hanno mostrato un rapido miglioramento dei punteggi degli indici, con valori medi e percentuali di miglioramento a 48 settimane in linea con quelli osservati nei pazienti randomizzati a guselkumab o a placebo.

Considerando i 4 indici con stati di malattia definiti/soglie terapeutiche per la bassa attività di malattia (LDA) quelli focalizzati sulle articolazioni (PsARC [4 componenti] e DAPSA [5 componenti]) sono risultati associati a  tassi di risposta più elevati (range, 50-80%); la LDA secondo GRACE (8 voci, compresa la pelle) e PASDAS (8 voci, incentrate sull’apparato muscolo-scheletrico senza valutazione della pelle) è stata raggiunta meno frequentemente (range, 38-44%).

Utilizzando lo PsARC, il 50% dei pazienti trattati con guselkumab ha risposto alla terapia già all’ottava settimana.

I tassi di risposta tra i pazienti trattati con guselkumab non sono andati generalmente a plateau si entro la 48esima settimana.

A 48 settimane, infine, il 33% e il 30% dei pazienti trattati con guselkunab sin dall’inizio del trial e quelli passati successivamente a trattamento con il farmaco da placebo, rispettivamente, hanno raggiunto lo stato di MDA.

Riassumendo
Il trattamento con guselkumab ha apportato benefici solidi e rilevanti nei pazienti con PsA e risposta insoddisfacente ai farmaci anti-TNF in diversi domini di malattia.

Va sottolineato che i tassi di raggiungimento di bassi livelli di attività di malattia hanno continuato ad aumentare per tutta la durata dello studio, senza raggiungere un plateau a 48 settimane.
Le soglie per la risposta DAPSA e PsARC sono state raggiunte più facilmente  rispetto agli indici completi multidominio (ad esempio GRACE, PASDAS, MDA).

Guselkumab, nel complesso, ha ottenuto buoni risultati sull’attività di malattia (PsA) indipendentemente dal focus degli indici compositi considerati (articolazioni, cute, entesite, dattilite o esiti riferiti dal paziente).
Tali dati, in conclusione, suffragano l’impiego di guselkumab come opzione alternativa di trattamento efficace nei diversi domini di PsA.

Bibliografia
Gossec L et al.. Guselkumab Efficacy in Psoriatic Arthritis Assessed by Multi-domain Composite Indices: Data from the Phase 3b COSMOS Trial in a TNFi-IR Population [abstract]. Arthritis Rheumatol. 2022; 74 (suppl 9).
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