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Linfoma di Hodgkin: brentuximab vedotin e chemio efficaci per i bimbi

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Nei pazienti in età pediatrica affetti da linfoma di Hodgkin, brentuximab vedotin aggiunto al regime chemioterapico di prima linea riduce il rischio recidive

Nei pazienti in età pediatrica affetti da linfoma di Hodgkin ad alto rischio, il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco (ADC) brentuximab vedotin aggiunto al regime chemioterapico di prima linea ha dimostrato di ridurre in modo significativo il rischio di recidiva a 3 anni rispetto al trattamento standard.

Sono queste le conclusioni dello studio di fase 3 AHOD1331 i cui risultati sono stati appena pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Infatti, con l’aggiunta di brentuximab vedotin alla chemioterapia è stata registrata una riduzione del 59% del rischio di recidiva o decesso rispetto alla sola chemioterapia (HR 0,41; IC al 95% 0,25-0,67; P < 0,001).

Sharon Castellino, dell’Aflac Cancer and Blood Disorders Center di Atlanta, e primo autore dell’articolo, ha dichiarato in un’intervista: «I bambini e gli adolescenti affetti da linfoma di Hodgkin ad alto rischio necessitano di una terapia più efficace, in quanto il 20% della popolazione è soggetto a ricadute». La sperimentatrice ha ricordato che il trattamento con l’anti-CD30 brentuximab vedotin è stato studiato negli adulti nell’ambito dello studio ECHELON-1, dal quale però erano esclusi i pazienti di età inferiore ai 18 anni.

Per colmare questa lacuna, gli sperimentatori hanno progettato lo studio AHOD1331 con l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza di brentuximab vedotin nei bambini e ragazzi con linfoma Hodgkin di nuova diagnosi.

Lo studio AHOD1331
Lo studio multicentrico, randomizzato e in aperto, (NCT02166463), ha incluso 587 pazienti di età mediana di 15,6 anni (range: 2-21 anni), di cui il 47% di sesso femminile e il 57,6% bianchi, arruolati in 153 centri. I partecipanti dovevano essere affetti da linfoma di Hodgkin di stadio IIB con massa tumorale di dimensioni importanti o di stadio IIIB, IVA, IVB e non trattato in precedenza.

I pazienti sono stati assegnati al trattamento con di brentuximab vedotin più doxorubicina, vincristina, etoposide, prednisone e ciclofosfamide (cinque cicli di 21 giorni) o alla chemioterapia standard (doxorubicina, bleomicina, vincristina, etoposide, prednisone e ciclofosfamide).

L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da eventi (EFS), mentre gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza globale (OS) e la sicurezza tra cui la valutazione della neuropatia periferica da chemioterapia.

A un follow-up mediano di 42,1 mesi (range: 0,1-80,9) i pazienti trattati con brentuximab vedotin più chemio hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo dell’EFS con un tasso di EFS a 3 anni del 92,1% (IC al 95% 88,4-94,7) rispetto all’82,5% (IC al 95% 77,4-86,5) nel braccio del trattamento standard.

Gli sperimentatori hanno inoltre sottolineato che non sono state osservate differenze significative nella percentuale di pazienti sottoposti a radioterapia in situ nei due bracci. Infatti l’intervento radioterapico, utilizzato per contrastare le lesioni a risposta lenta o per l’estesa adenopatia mediastinica presente alla diagnosi, è stato eseguito nel 53,4% dei pazienti del braccio trattato con l’ADC rispetto al 56,8% dei pazienti trattato con la terapia standard.

Allo stesso modo, sono stati osservati tassi di OS a 3 anni simili: 99,3% con il regime a base di brentuximab vedotin contro 98,5% con il trattamento standard.

Infine, «La sopravvivenza libera da recidiva è stata superiore di 10 punti percentuali rispetto a quanto osservato nei pazienti adulti trattati con brentuximab vedotin nelle coorti dello studio ECHELON-1, in cui brentuximab vedotin è stato associato [però] ad una chemioterapia diversa», ha dichiarato Castellino.

Buona tollerabilità
Gli sperimentatori hanno concluso che il trattamento con brentuximab vedotin è stato ben tollerato con percentuali di eventi avversi clinicamente significativi simili nei due bracci (73,5% contro 68,2%).

Inoltre, la maggior parte dei casi di neuropatia periferica indotta dalla chemioterapia di grado 2 o superiore (19,1% dei pazienti) e di grado 3 o superiore (6,1% dei pazienti) è stata attribuita a neuropatia sensoriale, senza differenze in base al gruppo di trattamento o all’età dei pazienti.

Le conclusioni degli sperimentatori
«I risultati stabiliscono un nuovo standard di trattamento che include brentuximab vedotin per il linfoma di Hodgkin in stadio avanzato e ad alto rischio nei bambini», ha dichiarato Castellino.

«È entusiasmante poter disporre di una terapia mirata che è efficace e tollerata nei bambini affetti da linfoma di Hodgkin», ha detto la sperimentatrice che ha concluso: «Stiamo ora valutando l’aggiunta di brentuximab vedotin al trattamento del linfoma di Hodgkin in stadio precoce a esito favorevole e sfavorevole nei bambini, adolescenti e giovani adulti in uno studio promosso dal Children’s Oncology Group, ma che comprende tutto il National Cancer Trials Network Cooperative Group. Speriamo inoltre che i dati dello studio AHOD1331 possano essere utilizzati per sottoporre la richiesta di autorizzazione alla Food and Drug Administration di brentuximab per il trattamento dei bambini e degli adolescenti con linfoma di Hodgkin ad alto rischio».

Bibliografia S.M. Castellino, et al. Brentuximab vedotin with chemotherapy in pediatric high-risk Hodgkin’s lymphoma. N Engl J Med. 2022;doi:10.1056/NEJMoa2206660 Link

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