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Malattia di Chagas: ecco quali sono i rischi a livello trasfusionale

Tumori del sangue: migliorano le opportunità di cura grazie ai nuovi farmaci, ma non vi è uniformità di accesso ai più elevati standard di assistenza

Malattia di Chagas, cos’è e che rischi comporta a livello trasfusionale. I bambini piccoli sono più soggetti a sviluppare sintomi da questa infezione provocata da un parassita

Si chiama malattia di Chagas. È un’infezione che viene provocata da un parassita (Trypanosoma cruzi) trasmesso dalla puntura di una specie particolare di cimice. Ha un’incubazione di una o due settimane ed è caratterizzata da una fase acuta e una cronica.

Rispetto agli adulti sono i bambini piccoli ad avere maggiori probabilità di sviluppare sintomi come:

La diagnosi può essere effettuata nel corso dei primi 3 mesi di vita visualizzando i parassiti al microscopio o attraverso indagini molecolari (PCR). Se la malattia non è stata scoperta in precedenza, la ricerca degli anticorpi deve essere eseguita dopo i 9 mesi di età. La terapia prevede una serie di soluzioni:

Il trattamento antiparassitario non garantisce la guarigione (cioè la completa eliminazione del parassita), specialmente nei pazienti con infezione cronica. La procedura è, infatti, raccomandata per le persone in fase acuta e per i neonati con infezione congenita. Può essere efficace anche per evitare la riattivazione della malattia (per esempio, in condizioni di immunosoppressione) e per i pazienti in fase cronica precoce.

Il trattamento sintomatico, invece, dipende dai sintomi specifici e può aiutare le persone con manifestazioni cardiache o intestinali causate dalla malattia.

La trasmissione può avvenire attraverso il passaggio del parassita da una donna incinta al bambino, il consumo di cibo crudo contaminato, il trapianto di organi o le trasfusioni. Proprio per fare chiarezza su quest’ultimo fattore di rischio, è stato da poco pubblicato uno studio condotto dal Centro nazionale sangue basato sui dati del nostro Paese: l’indagine ha permesso di comparare le informazioni relative ai donatori italiani così da garantire la massima sicurezza in termini di qualità degli emocomponenti.

Lo studio ha analizzato i dati relativi alle misure di prevenzione per la malattia di Chagas raccolte nel biennio 2020-2021: su 24.269 donatori sottoposti a test, solo 15 sono risultati positivi (0,4 donatori su 100.000), con un tasso di positività inferiore rispetto a quello dei donatori positivi (72 su 100.000) alle infezioni trasmissibili con la trasfusione (HIV, HBV, HCV e T. pallidum), testati nello stesso periodo.

Dalla ricerca emerge quindi che nel nostro Paese il rischio di infezione per via trasfusionale è estremamente basso, una conclusione confermata anche dall’assenza di casi di trasmissione documentati.

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