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Artrite reumatoide: filgotinib ok in pazienti a rischio prognosi peggiore

Artrite reumatoide: nuovo studio suggerisce che i livelli di calprotectina sierica potrebbero rappresentare un biomarcatore di infiammazione

Filgotinib efficace in pazienti con artrite reumatoide a rischio elevato di prognosi peggiore e con risposta insoddisfacente a metotressato

Un’analisi post-hoc dello studio registrativo FINCH ha dimostrato l’efficacia del Jak inibitore filgotinib, somministrato ad entrambi i dosaggi testati di 200 e 100 mg in pazienti con artrite reumatoide (AR) a rischio elevato di prognosi peggiore e con risposta insoddisfacente a MTX, nel ridurre l’attività di malattia vs. placebo a 12 settimane in maniera analoga a quanto osservato in pazienti con meno di 4 fattori di prognosi sfavorevole (PPF).
Anche la tollerabilità del trattamento è risultata paragonabile tra i bracci e i sottogruppi di trattamento considerati.

L’analisi è stata pubblicata sulla rivista Rheumatology and Therapy.

Obiettivi e disegno dell’analisi
“Nonostante l’ampia disponibilità di DMARD, molti pazienti non sono ancora in grado di raggiungere e mantenere la remissione dell’AR – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio -. La risposta mancata o insoddisfacente ai DMARD è associata a una prognosi sfavorevole; inoltre, diverse caratteristiche della malattia sono state identificate come PPF nella RA precoce, tra cui: 1) la sieropositività al fattore reumatoide (RF) o agli ACPA; 2) il riscontro di livelli elevati di CRP ad elevata sensibilità al basale; 3) l’elevata attività di malattia al basale; 4) l’erosione ossea presente all’esordio della malattia”.

Le LG EULAR del 2019 (confermate recentemente con l’update 2021) raccomandano un’intensificazione precoce del trattamento dell’AR nei pazienti con PPF pre-definiti sopra.

Filgotinib, al dosaggio di 200 mg e in aggiunta al trattamento di background con MTX, si è già dimostrato in grado di assicurare un miglioramento rapido e clinicamente significativo dei sintomi legati all’AR e della funzione fisica, insieme ad una soppressione significativa della progressione radiografica di malattia rispetto a MTX in pazienti con risposta insoddisfacente a questo DMARD.

Non solo: un’analisi post-hoc in pazienti naive a MTX ha mostrato che la presenza dei 4 PPF sopra citati non alterava l’efficacia del Jak inibitore, al dosaggio di 200 mg, in aggiunta a MTX.

In questa nuova analisi post-hoc, i ricercatori si sono proposti di  valutare l’efficacia e la sicurezza di filgotinib in un sottogruppo di pazienti con AR da moderata a grave e 4 PPF e risposta insoddisfacente a MTX.

Ai pazienti, trattati tutti con MTX a cadenza settimanale, è stato somministrato placebo fino alla settimana 24, oppure filgotinib 200 mg, filgotinib 100 mg o adalimumab  sottocute 40 mg fino alla settimana 52.

I ricercatori hanno messo a confronto la sicurezza e l’efficacia dei trattamenti  in pazienti con 4 PPF (pazienti a rischio elevato) con quelle dei pazienti con meno di 4 PPF.
Nello specifico, è stata valutata l’efficacia dei trattamento un termini di punteggio DAS28-CRP di attività di malattia (DAS28[CRP]) >5,1)  sieropositività ad RF e ACPA, livelli di hsCRP  ≥ 6 mg/L e presenza di erosioni radiografiche. Dei 1755 pazienti inclusi nello studio, 687 (39%) erano portatori di 4 PPF.

Risultati principali
A 12 settimane, le risposte ACR sono risultate significativamente maggiori nei pazienti trattati con filgotinib ad entrambi i dosaggi in studio rispetto al placebo, indipendentemente dal numero di PPF.
Le caratteristiche demografiche e cliniche di base erano simili tra i sottogruppi.

La durata dell’AR è risultata pari a 8,3 anni nei pazienti con 4 PPF rispetto a 7,4 anni in quelli con meno di 4 PPF.

Dopo 52 settimane, i pazienti trattati con filgotinib 200 mg presentavano risposte ACR20/50/70 numericamente superiori rispetto al gruppo adalimumab.
La coorte di pazienti trattati con il Jak inibitore al dosaggio maggiore ha mostrato anche, a 52 settimane e in quelli con 4 o meno PPF, una riduzione della variazione del punteggio di progressione radiografica di malattia (mTSS) rispetto ad adalimumab.

Per quanto la maggiore efficacia del Jak inibitore sia stata associata ai pazienti trattati con il dosaggio più elevati, dai dati non sono emersi maggiori problemi di safety. Da ultimo, gli eventi avversi legati al trattamento non sono aumentati dopo lo switch terapeutico dei pazienti da placebo a filgotinib.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori non hanno escluso che la natura post-hoc dello studio possa aver avuto un impatto sui risultati, come pure il numero sbilanciato di pazienti con 4 o meno PPF.
Ciò premesso, “…sia in presenza di 4 che di un numero inferiore di PPF, l’analisi ha mostrato la capacità di filgotinib, al dosaggio di 200 mg, di alleviare la sintomatologia, migliorare la funzione e sopprimere la progressione radiografica di malattia – scrivono i ricercatori nelle conclusioni del lavoro -. I pazienti sottoposti alle altre opzioni di trattamento, invece, sono andati incontro a risultati contrastanti, con effetti più marcati del trattamento nei pazienti portatori di un numero di PPF inferiore a 4”.

Pertanto, alla luce di queste osservazioni, si può dedurre che filgotinib potrebbe rappresentare un’opzione di trattamento favorevole per i pazienti con AR con risposta insoddisfacente a MTX e rischio elevato di progressione di malattia e prognosi sfavorevole.

Bibliografia
Combe BG et al. Efficacy and Safety of Filgotinib in Patients with High Risk of Poor Prognosis Who Showed Inadequate Response to MTX: A Post Hoc Analysis of the FINCH 1 Study [published online ahead of print, 2022 Oct 9]. Rheumatol Ther. 2022;10.1007/s40744-022-00498-x. doi:10.1007/s40744-022-00498-x
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