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“Sacro Concreto” alla Galleria Moshe Tabibnia fino a febbraio 2023

sacro concreto

Alla Galleria Moshe Tabibnia di Milano fino a febbraio 2023 la mostra “Sacro Concreto” he raccoglie oltre quaranta esemplari di tappeti, arazzi e tessuti

La Galleria Moshe Tabibnia è lieta di presentare “Sacro concreto”, un nuovo allestimento tematico che raccoglie oltre quaranta esemplari di tappeti, arazzi e tessuti dal XV al XIX secolo per offrire uno sguardo sul rapporto tra il tessile antico e il tema del sacro. La mostra è visitabile fino al 12 febbraio 2023 presso la sede di via Brera 3 a Milano.

Accompagna il progetto espositivo un saggio di Marco Meneguzzo, da sempre considerato uno dei più importanti storici e critici d’arte contemporanea nel panorama italiano e internazionale, che getta una nuova luce su un argomento, quello del “sacro”, che è alla base del significato e dell’origine del mondo del tappeto.

Con un punto di vista che parte dall’immaginario dell’arte contemporanea, le sue parole individuano nel concetto di sacro, un elemento (semi-)mancante nella cultura odierna, una parte fondamentale della nostra vita di cui tendiamo sempre più a sentire la nostalgia, travolti dalla matericità e dalla velocità della vita contemporanea.

Meneguzzo spiega come per soddisfare il desiderio del sacro, è oggi necessario trovarsi di fronte a qualcosa che non rappresenti il sacro, ma che sia esso stesso sacro, non essendo più sufficiente la rappresentazione, ormai relegata ad aspetto estetico. Al contrario, di fronte al tappeto è la carica umana, l’investimento esistenziale di tutte le generazioni che hanno creato e usato quel manufatto, a renderlo potente e “irradiante”, una finestra aperta su una dimensione diversa, su un mondo in cui le regole sono dettate dal sacro e non dall’umano, in una situazione paradossale di convivenza tra quotidiano e soprannaturale.

Questa mostra ci invita a recuperare col sacro quella dimestichezza perduta dalla nostra società. La particolarità del tappeto è il rapporto “fisico” con il sacro, che raramente esiste nel rapporto con altri oggetti sacri. La “preghiera” si usa con tutto il corpo, e basta quel sottile strato di lana per sollevarsi da terra pur restando prostrati a terra, duplice condizione umana di essere celeste e terreno.

Si entra, infine, nella dimensione estetica dell’oggetto: la decorazione delle “preghiere” come immagine di ciò che attende il credente nell’al di là. A parte la direzione indicata dal mihrab chiara o simulata presente nelle “preghiere”, la decorazione, più o meno astratta, è sempre costituita da fiori e piante. L’infinito potenziale della ripetizione decorativa semi-astratta è l’infinito del giardino che ci attende alla fine dei nostri giorni, e di cui la “preghiera” ci fornisce un assaggio, rinnovando la promessa ogni volta che si svolge a terra.

Inserendosi in un percorso sul tema del sacro che dal tessile antico abbraccia l’arte contemporanea, la mostra “Sacro concreto” affianca il progetto espositivo “Il Numinoso. La tensione al sacro nell’arte italiana. Ipotesi contemporanee”, a cura di Giorgio Verzotti, aperto al pubblico fino al 28 gennaio 2023 alla galleria BUILDING e dal 9 novembre al 22 dicembre 2022 alla Basilica di San Celso, a Milano

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