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Rivalutazione delle pensioni, Landini: “Paghino i ricchi”

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, al Governo Draghi: "O vaccino obbligatorio o tamponi gratis per i lavoratori"

I sindacati critici sulla rivalutazione degli assegni, che dal 2023 porterà a un aumento del 7,3% ma favorirà di più le pensioni alte. Landini: “Paghino i ricchi”

Più soldi alle pensioni ricche e meno a quelle povere. Pochi spiccioli alle minime. “Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni va rivisto”, dicono i sindacati. L’aumento del 7,3% che scatterà il prossimo anno porterà, come ha scritto ieri la Dire (www.dire.it), a incrementi che vanno dai 39 euro netti per chi vive con 525 euro a 171 per chi percepisce un assegno da quasi 3.000 euro.

LANDINI: “SÌ AL CONTRIBUTO STRAORDINARIO DI SOLIDARIETÀ PER I RICCHI”

Il segretario della Cgil Maurizio Landini non grida allo scandalo, anche se invoca ulteriori misure a sostegno degli assegni più bassi. “Quello delle rivalutazioni è un sistema preciso. Si parla di una rivalutazione del 7,3% delle pensioni, questo era quello che era previsto e quello che la legge prevedeva e che gli accordi prevedevano e che quindi vengono applicati”.

Uscendo da Palazzo Chigi, Landini aggiunge: “Se parliamo della necessità di aumentare ancora di più le pensioni basse benissimo, noi abbiamo anche proposto che in una fase come questa per noi non è da escludere un contributo straordinario di solidarietà per quelli che hanno redditi superiori ai 100mila euro e quelli che hanno un patrimonio superiore al milione”.

LANDINI: “RIFORMA NON SI CAPISCE E GOVERNO NON RISPONDE”

“Abbiamo chiesto al Governo di fare un confronto per aprire un tavolo di trattative. Non mi metto a discutere di notizie giornalistiche – aggiunge Landini -. Voglio capire se c’è la volontà di avviare una trattativa per la riforma delle pensioni e su questo, al di là delle dichiarazioni, non abbiamo avuto risposte”.

Il numero uno della Cgil prosegue: “Per quanto ci riguarda, non ci accontentiamo di una cosa che non si capisce cosa sarebbe. Stiamo chiedendo che i 41 anni vengano scollegati dall’età anagrafica, non ho ancora capito su questo cosa pensa il Governo. Non solo, noi vogliamo, per i giovani e le donne, costruire un sistema che stia in piedi. Quindi stop al lavoro precario. Le cose che ho sentito finora non affrontano questi temi e per noi affrontare la questione delle pensioni non è solo aiutare chi è vicino alla pensione ma costruire una pensione anche per chi è giovane e anche per le donne e per farlo bisogna combattere la precarietà“, conclude Landini.

CRITICI I METALMECCANICI: “MECCANISMO DA RIVEDERE”

Sulla misura della rivalutazione delle pensioni, la Dire ha interpellato i sindacati. Le sigle dei metalmeccanici sono molto critiche. Per il leader della Fiom, Michele De Palma, sono “necessari correttivi di sostegno a chi ha pensioni più povere oltre alla rivalutazione già prevista. Bisogna migliorare la condizione di chi percepisce meno. Perché sono loro i più colpiti dall’ inflazione“.

I sindacati poi “hanno sempre chiesto un aumento delle pensioni minime. Ma se penso ai metalmeccanici, quando vado in assemblea, la cosa che mi chiedono di più è quando ci potranno andare in pensione… Il problema di questo Paese è che serve una rigenerazione di lavoratori nell’industria che andrebbe favorita, facilitando l’accesso alle pensioni di chi è nelle condizioni di andarci”, conclude De Palma.

Roberto Benaglia, segretario della Fim, ammette che “il tema c’è, ci devono essere criteri di equità, è vero che bisogna evitare che chi ha pensioni d’oro si arricchisca ancora di più ma dico anche che non possiamo pensare a pensioni troppo uniformi perché la pensione corrisponde a quanto versato”.

Il leader dei metalmeccanici della Uil Rocco Palombella chiede poi “una riforma complessiva, che va fatta con le organizzazioni che conoscono la materia e sanno quanti sono ad avere le pensioni più basse”. L’attuale rivalutazione per il leader della Uilm manda “un messaggio sbagliato”, una sorta di Robin Hood al contrario. “Perché aumenta le alte e dà poco alle più basse. Bisogna invertire il meccanismo e fare in modo che le più piccole abbiano una rivalutazione maggiore”, nota Palombella.

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