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Tumore al seno: nuovi dati su sacituzumab govitecan da TROPiCS-02

Tumore al seno in fase iniziale: l'AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, ha approvato la rimborsabilità di abemaciclib in associazione alla terapia endocrina

Tumore al seno HR+/HER2- metastatico: sacituzumab govitecan migliora la sopravvivenza di pazienti già pesantemente trattate secondo lo studio di fase III TROPiCS-02

Presentato al Congresso ESMO i risultati positivi di sopravvivenza globale (OS, overall survival) dello studio di fase III TROPiCS-02, che ha valutato sacituzumab (sacituzumab govitecan) rispetto alla chemioterapia di confronto in pazienti con carcinoma mammario HR+/HER2- che avevano già ricevuto terapie endocrine e almeno due chemioterapie.

Nel corso dello studio, sacituzumab ha dimostrato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della OS di 3.2 mesi rispetto alla TPC (OS mediana: 14.4 mesi vs. 11.2 mesi; hazard ratio [HR]=0,79; [ intervallo di confidenza al 95% [IC] : 0,65-0,96]; p=0,02). L’OS era un endpoint secondario chiave dello studio.

Il carcinoma mammario positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 (HR+/HER2-) è il tipo più comune di cancro al seno, e rappresenta il 70% circa di tutti i nuovi casi, ovvero quasi 400mila diagnosi ogni anno in tutto il mondo.

Quasi un caso su tre di carcinoma mammario in stadio iniziale alla fine diventa metastatico e, tra le pazienti con malattia HR+/HER2- metastatica, il tasso relativo di sopravvivenza a cinque anni è del 30%. Poiché le pazienti con carcinoma mammario HR+/HER2- metastatico diventano resistenti alla terapia endocrina, la loro principale opzione di trattamento è limitata alla chemioterapia a singolo agente. Per le pazienti trattate con chemioterapia a singolo agente la prognosi rimane sfavorevole.

Altri endpoint secondari chiave, compresi il tasso di risposta obiettiva (ORR, objective response rate), hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo a favore di sacituzumab rispetto alla TPC. Anche il tempo al deterioramento (TTD, time to deterioration) del Global Health Status/Quality of Life (QoL) e la scala Fatigue (affaticamento) secondo l’EORTC-QLQ-C30 hanno favorito sacituzumab rispetto alla TPC (QoL: 4.3 mesi vs. 3.0 mesi, p=0,0006; affaticamento: 2.2 mesi contro1.4 mesi, p=0,0002). Non è stata osservata alcuna differenza statisticamente significativa nel TTD sulla scala del dolore (Pain Scale).

Il profilo di sicurezza di sacituzumab govitecan è stato coerente con gli studi precedenti, senza che in questa popolazione di pazienti fossero identificati nuovi segnali di sicurezza.

In precedenza, nel corso di quest’anno, lo studio TROPiCS-02 aveva soddisfatto il suo endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione; i risultati dettagliati erano stati presentati durante il meeting annuale 2022 dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO).

“Le pazienti con neoplasia metastatica ER+/HER2- fortemente pretrattate hanno limitate opzioni terapeutiche e una cattiva prognosi”, afferma il Dr. Giampaolo Bianchini, Responsabile del Gruppo Mammella nel Dipartimento di Oncologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. “Sacituzumab govitecan dimostra in questa popolazione non solo di rallentare il rischio di progressione ma anche di prolungare significativamente anche la sopravvivenza, ritardando il deterioramento della qualità di vita generale”. E conclude: “Mi auguro che gli enti regolatori europei lo approvino al più presto, rendendolo disponibile per le pazienti”.

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