Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, livelli normali di testosterone negli uomini potrebbero essere protettivi contro una malattia grave da Covid

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Secondo uno studio di coorte retrospettivo pubblicato sulla rivista JAMA Network Open, livelli normali di testosterone negli uomini potrebbero essere protettivi contro una malattia grave da Covid-19.

Tra i 723 uomini con un’età media di 55 anni, quelli con ipogonadismo avevano un rischio più elevato di ospedalizzazione per Covid rispetto agli uomini con eugonadismo (OR 2,4, P<0,003) hanno riferito Sandeep Dhindsa e colleghi della St. Louis University School of Medicine nel Missouri. È stato ricoverato in ospedale a seguito dell’infezione il 45% dei soggetti con ipogonadismo, contro solo il 12% dei maschi con livelli normali di testosterone.

I risultati dello studio si basano su ricerche precedenti guidate da Dhindsa, nelle quali è emerso che gli uomini con una grave malattia da Covid tendevano ad avere livelli di testosterone significativamente più bassi al momento della diagnosi rispetto ai maschi con malattia lieve, 151 ng/dl contro 53 ng/dl, una tendenza che è rimasta valida durante il corso della malattia.

Confronto fra livelli bassi e normali di testosterone
Lo studio attuale è stato condotto utilizzando i dati di due grandi sistemi sanitari con sede a St. Louis. Tra i 723 uomini inclusi nell’analisi, 116 erano ipogonadici, 427 erano eugonadici e 180 stavano ricevendo una terapia con testosterone. I ricercatori hanno escluso gli uomini le cui concentrazioni di testosterone sono state misurate solo durante la malattia.

L’ipogonadismo è stato classificato come una concentrazione di testosterone totale al di sotto del limite di normalità definito in laboratorio, che variava da 175 a 300 ng/dl. Sono stati apportati aggiustamenti per diversi potenziali fattori confondenti, tra cui età, razza ed etnia, indice di massa corporea (BMI), immunosoppressione e comorbidità. I livelli mediani di testosterone nei soggetti ipogonadici ed eugonadici erano rispettivamente di 131 ng/dl e 381 ng/dl.

Rispetto agli uomini eugonadici, gli ipogonadici tendevano a essere più anziani (62 vs 53), avere un BMI più alto (35 vs 33), avere più comorbidità (2 vs 0), soffrire di diabete (39% vs 21%) ed essere immunodepressi (16% contro 6%).

Le misurazioni del testosterone tra i pazienti ambulatoriali erano tipicamente stimolate da sintomi che indicavano un potenziale ipogonadismo, i più comuni dei quali erano affaticamento, disfunzione erettile, diminuzione della libido, ginecomastia, umore basso, uso di oppiacei, adenoma ipofisario e obesità.

«Storicamente lo screening per l’ipogonadismo e il trattamento con testosterone dipendono dalla presenza di sintomi come diminuzione del desiderio sessuale e bassa energia» ha detto Dhindsa. «Tuttavia gli studi nell’ultimo decennio hanno dimostrato che un basso livello di testosterone ha un impatto negativo sulla salute metabolica, come un aumento del rischio di diabete, e che il trattamento con testosterone riduce questo rischio. Il nostro studio ha messo in luce un ulteriore impatto dei bassi livelli di testosterone, ovvero una ridotta capacità di superare una malattia come il Covid».

La terapia con testosterone riduce il rischio di Covid grave 
Tuttavia, la terapia con testosterone sembrava compensare questo rischio. Gli uomini trattati per l’ipogonadismo avevano un rischio di ricovero simile a quello degli uomini con livelli ormonali normali (OR 1,3, P=0,35). Da rilevare, tuttavia, che se gli uomini stavano ricevendo terapia con testosterone a dosaggi inadeguati che non consentivano il ripristino dei valori normali, avevano comunque una maggiore probabilità di ricovero rispetto ai soggetti che raggiungevano invece livelli normali di testosterone (OR aggiustato multivariato 3,5, P=0,003).

«Dal momento che gli uomini hanno maggiori probabilità rispetto alle donne di richiedere il ricovero in ospedale a causa del Covid, si presume che il testosterone sia la ragione di questo aumento del rischio. Tuttavia sappiamo che non tutti gli uomini hanno gli stessi livelli di testosterone» ha osservato Dhindsa. «È stato chiaro fin dall’inizio della pandemia che i maschi anziani e obesi avevano maggiori probabilità di ammalarsi al punto da necessitare del ricovero, dato che sono due popolazioni che tendono ad avere livelli di testosterone più bassi rispetto agli uomini normopeso e più giovani».

«Il fatto che il trattamento con testosterone abbia abbassato il rischio ha ulteriormente consolidato la nostra scoperta che un basso livello dell’ormone dovrebbe essere considerato un fattore di rischio per il ricovero in ospedale a seguito dell’infezione da SARS-CoV-2» ha sottolineato.

Nonostante questa scoperta, gli autori ritengono che sia prematuro raccomandare il trattamento con testosterone come prevenzione primaria per il ricovero in ospedale in caso di malattia acuta, ma ha suggerito che studi futuri esaminino questa possibilità.

Bibliografia

Dhindsa S et al. Association of Male Hypogonadism With Risk of Hospitalization for COVID-19. JAMA Netw Open. 2022 Sep 1;5(9):e2229747. 

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