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Meloni difende la norma contro i rave party: “Ne sono fiera”

giorgia meloni

Stretta sui rave party, la premier Meloni risponde alle polemiche e rivendica le decisioni del Cdm “dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità”

“Ho letto diverse dichiarazioni da parte di esponenti dell’opposizione in merito alle misure prese in Consiglio dei ministri sui cosiddetti rave party abusivi. Innanzitutto vorrei dire che è una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia – dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità – non sarà più maglia nera in tema di sicurezza”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo scrive su Facebook rispondendo alle polemiche scatenate dalla norma che punisce con il carcere fino a sei anni organizzatori e partecipanti ai rave party.

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“È giusto perseguire coloro che – spesso arrivati da tutta Europa – partecipano ai rave illegali nei quali vengono occupate abusivamente aree private o pubbliche, senza rispettare nessuna norma di sicurezza e, per di più, favorendo spaccio e uso di droghe“, prosegue Meloni.

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MELONI: “SUL DIRITTO A MANIFESTARE SOLO STRUMENTALIZZAZIONI”

“Le strumentalizzazioni sul diritto a manifestare lasciano il tempo che trovano, ma vorrei rassicurare tutti i cittadini – qualora ce ne fosse bisogno – che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso“, aggiunge la premier. “A negarlo in passato, semmai, sono stati proprio coloro i quali oggi attaccano i provvedimenti del nostro esecutivo, difendendo di fatto chi invade terreni ed edifici altrui”, rimarca Meloni.

Con le norme anti rave party, secondo la presidente del Consiglio, “abbiamo dimostrato che se lo Stato c’è, può garantire ai cittadini di vivere in una nazione più sicura e che anche in passato si sarebbero potuti arginare episodi simili”. Meloni conclude con un ringraziamento alle “Forze dell’Ordine che hanno gestito in modo ordinato e in piena sicurezza lo sgombero del capannone a Modena“.

L’ITER DEL DECRETO ANTI-RAVE

L’esame del decreto legge su riforma del processo penale, rave party e ergastolo ostativo inizia domani in Senato. Giovedì 3 novembre alle 15 l’Assemblea è convocata per la comunicazione, ai sensi dell’articolo 77, secondo comma, della Costituzione, della presentazione di un disegno di legge di conversione di decreto-legge e per comunicazioni del Presidente. Secondo quanto risulta si tratta appunto del primo decreto legge del nuovo esecutivo varato nel Consiglio dei ministri del 31 ottobre (‘Misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti Sars-cov-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali’). La seduta dovrebbe essere, come si dice in gergo, un ‘apri e chiudi’, consistendo nella sola comunicazione della presentazione del ddl di conversione del dl.

ANPI: “GOVERNO MELONI INIZIA CON ATTO ALLARMANTE”

Sul tema interviene anche l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, che in una nota spiega che “non giudica i governi dalla loro composizione, ma dai loro atti. Il governo Meloni inizia con un atto allarmante”.

Per l’Anpi, “il decreto legge cosiddetto anti-rave, approvato nella prima seduta del Consiglio dei ministri, limita la libertà di manifestazione tutelata dall’articolo 17 della Costituzione. Non si tratta solo di una disposizione punitiva, per di più in modo abnorme, della naturale propensione giovanile all’aggregazione in particolare attorno a raduni musicali, che si possono regolare senza ricorrere a modifiche del Codice penale. Ci si riferisce genericamente a ‘raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica’ tramite ‘invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati’”.

Il comunicato dell’Associazione partigiani , spiega la Dire (www.dire.it), prosegue: “Rientrerebbero così in questa fattispecie di reato il presidio di un’azienda, l’occupazione di una scuola o di una università, o forse addirittura un sit-in o un corteo o addirittura le manifestazioni di festa sportiva o di altra natura. Chi lo decide? Il commissario di polizia? Il questore? Il Prefetto? Lo stesso ministro dell’Interno? C’è una gravissima ed intollerabile ambiguità che può far emergere una propensione autoritaria del Governo“, rimarca l’Anpi, che si dice “pronta ad assumere ogni iniziativa legittima a tutela della Costituzione e delle libertà dei cittadini, a cominciare dalla potenziale incostituzionalità del provvedimento in oggetto”.

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