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A Venezia prosegue la personale di Silvio Pasqualini

silvio pasqualini

La mostra “L’Amalassunta di Piero” è la nuova esposizione di dipinti dell’artista Silvio Pasqualini, fino al 30 novembre sul Canale di Ca’ Foscari a Venezia

La mostra “L’Amalassunta di Piero” è la nuova esposizione di dipinti dell’artista Silvio Pasqualini, visitabile tutti i giorni fino al 30 novembre 2022 nell’affascinante spazio sul Canale di Ca’ Foscari A Venezia.

Questo lavoro nasce in correlazione alla partecipazione dell’Artista alla prossima edizione del Premio Marche 2022, storica esposizione che si terrà al Palazzo Ducale di Urbino dal 19 Novembre.

L’Amalassunta di Piero” è un ciclo di dipinti che nasce da un incontro, un cortocircuito, una scintilla imprevedibile che, come racconta Pasqualini, è scattata con la visione e l’interiorizzazione di autori della storia dell’arte della sua terra che hanno segnato la sua formazione artistica e ne hanno influenzato la produzione. 

In primis Piero della Francesca, che per Pasqualini diventa semplicemente “Piero” quasi fosse un caro appartenente alle sue origini, è l’artista per lui centrale e fondativo.
Da lui Silvio Pasqualini trae la razionalità, la plasticità e geometria delle forme disposte nello spazio.

L’aspetto più lirico e poetico invece, Pasqualini lo carpisce dal marchigiano Osvaldo Licini, uno dei principali astrattisti italiani del primo Novecento del quale trova estremamente affascinanti e significative le ricorrenti versioni delle “Amalassunte”.

Un soggetto spesso considerato misterioso nella produzione di Licini, queste figure femminili incarnano la personificazione di sentimenti a lui cari quali la malinconia e le sensazioni tipiche dei sognatori, rappresentate con figure sintetiche che fluttuano in grandi campiture di colore.

Da quel momento Pasqualini inizia a produrre le sue Amalassunte, opere che sono il frutto di un incontro reso possibile proprio dall’intuizione concettuale dell’artista: egli pesca dal suo alfabeto visivo quei rimandi alle sue origini artistiche, costruisce una sua grammatica e proietta in avanti queste figure che, richiamano a “Piero” nella struttura e nella grandezza, si slanciano in un fantastico incontro astratto e spirituale con i temi e i colori di Licini, per infine essere rielaborate nella forma grazie all’interiorizzazione personale di Pasqualini.

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