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Asma pediatrico: benefici dall’aggiunta alla cura di mepolizumab

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Nei bambini svantaggiati con asma eosinofilico incline alle esacerbazioni, l’aggiunta di mepolizumab alla terapia basata sulle linee guida ha ridotto le riacutizzazioni

Nei bambini svantaggiati con asma eosinofilico incline alle esacerbazioni, l’aggiunta di mepolizumab alla terapia basata sulle raccomandazioni delle linee guida ha ridotto le riacutizzazioni, come dimostrato dai risultati di uno studio presentati al congresso dell’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology (AAAAI) e pubblicato su The Lancet.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), circa 2,3 milioni di bambini e adolescenti negli Stati Uniti hanno subito un attacco d’asma nel 2019. I bambini neri e ispanici che vivono in ambienti urbani a basso reddito negli Stati Uniti sono particolarmente a rischio di asma incline agli attacchi. Questi bambini hanno spesso molte allergie e sono esposti sia a livelli elevati di allergeni negli ambienti chiusi sia all’inquinamento dovuto al traffico, fattori che possono rendere la malattia ancora più difficile da controllare.

«L’asma richiede un pesante tributo, soprattutto sui bambini di colore svantaggiati in età scolare che vivono nelle aree urbane» ha affermato Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) e sponsor della sperimentazione. «I risultati di questo studio indicano che sono necessarie ulteriori ricerche per sviluppare terapie che riducano sostanzialmente gli attacchi di asma tra questi bambini».

Molte persone con asma non trattata hanno alti livelli di eosinofili nel sangue e nelle vie aeree. Si ritiene che queste cellule aumentino l’infiammazione delle vie aeree, che a sua volta porta a danni ai tessuti, rendendo più difficile la respirazione.

L’anticorpo monoclonale mepolizumab è mirato all’interleuchina (IL)-5 e ha dimostrato di essere efficace nel controllare l’asma negli adulti, ma i dati fino a oggi disponibili nei bambini sono stati limitati, ha premesso il relatore Daniel Jackson dell’Università del Wisconsin a Madison.

Gestione dei sintomi in bambini svantaggiati in aree urbane
Lo studio MUPPITS-2 (Mechanisms Underlying Asthma Exacerbations Prevented and Persistent With Immune-Based Therapy: A Systems Approach Phase 2) in doppio cieco, controllato con placebo e a gruppi paralleli, ha arruolato 290 bambini e adolescenti di età compresa tra 6 e 17 anni e li ha randomizzati a ricevere una gestione dell’asma basata sulle linee guida per 52 settimane, con l’aggiunta di mepolizumab (per via sottocutanea ogni 4 settimane, n=146) o placebo (n=144).

I partecipanti erano idonei se vivevano in un ambiente urbano, avevano sperimentato almeno due gravi esacerbazioni di asma nell’anno precedente e risultavano avere livelli di eosinofili pari ad almeno 150 cellule/µl.

I bambini coinvolti avevano un’età media di 10 anni, circa il 55% erano maschi, circa il 70% erano neri e un quarto erano ispanici. La maggior parte delle famiglie aveva un reddito medio non superiore a $ 1.250 al mese (37-40%) o compreso tra $ 1.251 e $ 2.500 al mese (32-37%). Più di un quarto dei bambini viveva in una famiglia in cui erano presenti fumatori.

Meno riacutizzazioni e riduzione degli eosinofili
Il tasso di esacerbazione annualizzato è stato di 0,96 con mepolizumab rispetto a 1,30 con placebo, corrispondente a una riduzione relativa del 27% (rapporto di frequenza 0,73, P=0,027), ha riferito Jackson.

Mepolizumab ha ridotto in modo rapido e marcato i livelli di eosinofili nel sangue, da oltre 400 cellule/µl al basale a meno di 200 cellule/µl entro la settimana 8, un livello che si è mantenuto durante i 12 mesi previsti dallo studio. Una simile riduzione simile degli eosinofili è stata osservata anche delle vie aeree. Al contrario i livelli sono rimasti costantemente superiori a 400 cellule/µl nei bambini trattati con placebo.

Anche se lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario, non ci sono state differenze nei vari endpoint secondari, inclusi il tempo alla prima esacerbazione (HR = 0.86, P=0,36), i punteggi CASI (Composite Asthma Severity Index) o i risultati della funzione polmonare.

Gli eventi avversi emergenti dal trattamento sono stati più elevati con mepolizumab (28,5% vs 11% con placebo), principalmente reazioni al sito di iniezione.

Gli autori hanno inoltre rilevato che il controllo generale dell’asma è migliorato in tutti i bambini coinvolti, indipendentemente dal fatto che abbiano ricevuto mepolizumab o placebo. Questo suggerisce che, grazie alla partecipazione allo studio, i bambini abbiano beneficiato delle visite frequenti e abbiano utilizzato maggiormente gli inalatori per l’asma.

Buon risultato, ma si deve fare di più
«Questo studio fornisce un’altra tessera del puzzle del quadro generale per i nostri pazienti e di come vogliamo dirigere i nostri sforzi per controllare i driver dei sintomi sottostanti» ha affermato William Anderson del Children’s Hospital Colorado e dell’Università del Colorado ad Aurora. «Ridurre gli eosinofili non significa che stiamo necessariamente agendo sul meccanismo completo alla base dell’esacerbazione dell’asma pediatrico. Bisognerebbe colpire gli altri marcatori o gli altri fattori che potrebbero contribuire alla causa sottostante dell’asma».

Ha osservato che, con così tanti biologici diversi disponibili e sempre più indicazioni per i pazienti pediatrici, è importante definire i rischi e i benefici dei vari possibili trattamenti. «Gli effetti sulle esacerbazioni sono uno dei fattori da considerare, ma bisogna tenere presente anche misure secondarie come i sintomi giornalieri e i punteggi CASI» ha affermato. «Quindi con questo farmaco possiamo gestire le riacutizzazioni, ma se lo scopo è migliorare la funzione polmonare, forse questa potrebbe non essere la scelta migliore».

Bibliografia

Jackson D et al “Phenotype-directed therapy with mepolizumab for urban children with exacerbation-prone asthma” AAAAI 2022.

Jackson DJ et al. Mepolizumab for urban children with exacerbation-prone eosinophilic asthma in the USA (MUPPITS-2): a randomised, double-blind, placebo-controlled, parallel-group trial. Lancet. 2022 Aug 13;400(10351):502-511. 
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