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Kum! Festival al via ad Ancona: ecco il programma

Svelato il programma di KUM! Festival, manifestazione dedicata alla cura e alle sue diverse pratiche, in programma dal 16 al 18 ottobre alla Mole Vanvitelliana di Ancona

Ecco il programma di KUM! Festival manifestazione dedicata alla cura e alle sue diverse pratiche, con la direzione scientifica dello psicoanalista Massimo Recalcati

Si scrive KUM! Festival, si legge Cantieri per la Cura. Da venerdì 14 a domenica 16 ottobre torna alla Mole Vanvitelliana di Ancona la manifestazione diretta dallo psicoanalista Massimo Recalcati con il coordinamento scientifico del filosofo Federico Leoni, che ogni anno coinvolge specialisti della clinica, psicoanalisti e medici, ma anche filosofi, storici, scrittori e artisti in un dialogo costruttivo e polifonico sulla cura di sé, dell’altro e del mondo fragile e ferito che abitiamo.

Organizzato dal Comune di Ancona e dal Fondo Mole Vanvitelliana, e la cura di Jonas Ancona per le attività sul territorio (www.kumfestival.it).

Il fine vita è al centro di tutti gli incontri di quest’anno.

«Il tema del fine vita chiude un ciclo aperto a suo tempo con l’edizione del festival dedicata a L’origine della vita» dichiarano Massimo Recalcati e Federico Leoni. «La crisi pandemica che ha colpito le nostre società non ha fatto che rendere più drammatica un’esperienza che interroga da sempre la vita umana. Il fine vita è ancora un momento della vita, un passaggio in cui è possibile fare qualcosa di sé, un’occasione in cui dare testimonianza di un’esistenza e raccogliere la voce di chi l’ha accompagnata e la accompagna. Ecco perché il tempo della fine è un tempo enigmatico, apre domande etiche, scuote la politica, divide l’opinione pubblica, suscita controversie giuridiche, interroga le pratiche mediche e i saperi scientifici, sfida le risposte delle più antiche tradizioni religiose».

KUM! Festival allarga lo sguardo per cerchi concentrici, estendendo l’interrogazione sul fine vita al tramonto di mondi culturali, di assetti geopolitici e di grandi narrazioni storiche valide fino a poco tempo fa; senza tralasciare la catastrofe climatica che procede inarrestabile e determina la fine del mondo così come lo abbiamo conosciuto; e infine spingendosi fino all’universo, che non sfugge alla legge della vita e della morte.

Il festival mantiene il progetto di essere un contesto di costruzione comune: da qui il sottotitolo Cantieri, nato lo scorso anno, nel tempo della pandemia, per porre l’accento sull’urgenza di forgiare strumenti adatti a superare le difficoltà del presente, dando risposte concrete a problemi reali, spingendo ad agire e non solo a riflettere. Questa vocazione fattiva si sposa con lo spirito natìo della manifestazione racchiuso nel suo nome. Kum! è l’imperativo che Dio rivolge a Giona e Gesù a Lazzaro: Alzati! Un invito a muoversi, ripartire, rinnovarsi. In qualsiasi direzione si volga oggi lo sguardo, dalla scuola all’economia, dalla cultura alla sanità, dalle istituzioni all’ecologia, si avverte la necessità di aprire uno spazio di spregiudicata sperimentazione, un’officina, un luogo dove idee e pratiche consolidate sono messe alla prova delle necessità impreviste di un tempo di interrogazione e di ripartenza.

Ad animare la Mole Vanvitelliana – isola pentagonale artificiale nel porto di Ancona, un tempo lazzaretto della città e ora luogo simbolo della Cura – saranno le presenze ormai storiche che hanno contribuito all’affermazione di KUM! Festival nel panorama nazionale e che continuano ad accompagnarne il cambiamento, insieme a molti nuovi ospiti. Una pluralità di voci in una fucina di condivisione e sperimentazione, per lavorare insieme e in presa diretta, come in un “cantiere”, sul tema della vita, della cura e della sofferenza nei suoi diversi volti: quella del malato, della Polis, del Pianeta Terra, di ciascuno di noi.

PROGRAMMA

In calendario, nelle tre giornate di festival, 57 ospiti per 42 incontri, tra Lectio con grandi esponenti della psicoanalisi, della filosofia, della letteratura e della scienza; Dialoghi e Conversazioni per approfondire idee e punti di vista differenti; Ritratti di importanti figure della cultura occidentale; Visioni per esplorare il tema del 2022 anche attraverso il cinema; e momenti di conversazione attorno a un tè o a un aperitivo con giovani relatori che prendono spunto da grandi figure della poesia e della letteratura per affrontare i temi cardine della psicoanalisi in Psicologia da Tè e Aperipsì.

E ancora Eventi Speciali, tra cui la rappresentazione di Amen, il primo testo teatrale di Massimo Recalcati, in scena per la prima volta ad Ancona; l’incontro tra il direttore del festival e l’attore e regista Kim Rossi Stuart che presenta in anteprima il suo nuovo film Brado; Morire dal ridere di Moni Ovadia; e l’appuntamento che chiude la manifestazione con la poetessa Mariangela Gualtieri e il suo rito sonoro sul tema del lutto.

Apre il festival la giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi che, intervistata dall’opinionista Marianna Aprile, racconta il suo rapporto con la malattia e il rischio che corre chiunque si ammali: quello di identificarsi nel proprio male e vivere per sempre sentendosi una vittima.

Lectio magistralis

La scoperta più sconcertante del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, è quella spinta distruttiva e autodistruttiva al cuore dell’esperienza umana da lui battezzata “pulsione di morte”. Come il riferimento alla morte può implicare la forza vitale della pulsione? Con il direttore del festival Massimo Recalcati esploriamo il significato e l’importanza di un’intuizione imprescindibile per l’essere umano e la pratica della psicoanalisi.

La vita e la morte viste dagli scrittori e dai filosofi: Antonio Moresco racconta al festival, come già nelle pagine dei suoi ultimi libri, il crinale estremo della vita e della morte, che non sono due opposti speculari su una stessa linea orizzontale, ma si presentano abbracciate.

Rosella Postorino, a partire dal suo romanzo Le Assaggiatrici – nel quale si è ispirata alla storia vera di Margot Wölk, assaggiatrice di Hitler – porta una testimonianza inaggirabile sui temi della guerra, dell’amore, della morte e della fame di vita che ci impedisce di accettare la fine.

Secondo Alcmeone di Crotone, medico e filosofo pitagorico, gli uomini muoiono perché non sanno congiungere il principio con la fine. E invece il pensiero dovrebbe imparare a riconoscere il destino nei segni sconnessi che vediamo: ne parla il filosofo Rocco Ronchi con un excursus nel pensiero di grandi filosofi tra cui Spinoza, Nietzsche e Bergson.

Dalla letteratura alla scienza con il fisico Guido Tonelli e una domanda ancora senza risposta: E il nostro universo che fine farà? Ne conosciamo la data di nascita – 13,8 miliardi di anni fa – e studiamo le trasformazioni cui è andato incontro per giungere allo stato attuale: ora è tempo di scoprire cosa dice la scienza sulla sua possibile morte.

Sguardo rivolto alle stelle con l’astrofisica Patrizia Caraveo: anche queste, come tutto ciò che abita l’universo, sono soggette a cicli di nascita e morte. Nel loro caso però la morte non è che trasformazione in qualcos’altro: quando non hanno più energia sufficiente a rimanere in vita, le stelle più piccole diventano nane bianche, quelle più grandi esplodono in supernovae, lasciando in ricordo stelle di neutroni o buchi neri.

Tra i banchi di scuola un tempo si imparava che le mappe rappresentavano gli Stati. Questo assunto è stato rovesciato, secondo il geografo Franco Farinelli, dalla globalizzazione dell’epoca postmoderna che, al contrario, ha reso gli Stati copia di ciò che c’è sulle mappe. Adottare questo nuovo punto di vista significa porsi nella prospettiva giusta per comprendere quanto accade nel mondo.

Godere da morire, questo significa tossicomania. Perché chi assume droghe non solo sfida il limite ma lo forza, sempre pronto a spingersi un po’ più in là per godere oppure per morire. Ne parla la psicoanalista Thatyana Pitavy.

Lo psicoanalista Aldo Becce in Morte, lutto, resurrezione riflette sull’incontro impossibile ma non rinviabile con la morte e analizza il trauma della perdita, mettendoci di fronte alle uniche due possibili reazioni: l’elaborazione del lutto o la condanna autoinflitta a morire con chi ci ha lasciati. L’Olocausto è stato un’esperienza di sistematico annientamento su cui la coscienza europea non cessa di interrogarsi. La figura del superstite dello sterminio e la difficoltà della sua testimonianza sono al centro della riflessione di Annette Wieviorka, studiosa di storia e grande esperta del Novecento, che ne discute a partire dalla testimonianza biografica della sua famiglia.

Roberto Cresti, storico dell’arte, tiene la lectio Il corpo della fine. Antonio Canova, Caspar David Friedrich, Arnold Böcklin, curata dal Museo Tattile Omero.

Ogni cultura ha il proprio umorismo, anche in fatto di morte. In Morire dal ridere l’attore e regista Moni Ovadia ci racconta come il popolo ebraico, e in particolare quello di lingua yiddish, abbia imparato ad esorcizzare e desacralizzare la morte con un umorismo che germoglia e si sprigiona sul limitare dell’abisso.

Dialoghi

Secondo il sociologo Luigi Manconi e Monsignor Vincenzo Paglia prima di indagare ogni possibile scelta sul fine vita occorre risolvere un quesito fondamentale: Di chi è la mia vita? Insieme ci presentano due visioni del mondo lontane eppure destinate al confronto: l’una profondamente religiosa e legata all’idea che qualcosa di più grande abbia l’ultima parola sulla vita e sulla sua fine; l’altra laica, certa che la vita appartenga al solo individuo che la vive, nel bene e nel male.

Alla domanda per eccellenza Quale senso nella fine? provano a dare una risposta Padre Guidalberto Bormolini e Don Luigi Epicoco. Per decenni abbiamo evitato di confrontarci con il dolore perché siamo incapaci di spiegarcelo e di chiederci cosa ci sia dopo la morte per paura dell’ignoto. Ma solo l’assunzione della nostra mortalità consente un’etica. Solo la consapevolezza della morte apre al mistero, dà valore al quotidiano, ridimensiona l’effimero. La morte non è l’opposto della vita, è anzi una porta aperta sulla vita. Modera il dialogo il giornalista e scrittore Antonio Sanfrancesco.

Che cosa fare di ciò che ci resta? A rispondere sono Ingrid Paoletti, esperta di tecnologia dell’architettura del Politecnico di Milano, e Federico Leoni. Dal pianeta alla città, fino alle nostre case, dobbiamo imparare a valorizzare e dare nuova vita agli scarti, alle cose dismesse, agli spazi abbandonati. Ciò che abbiamo ereditato dal passato serve a creare il futuro: questo rapporto è forse l’unica definizione possibile di ciò che chiamiamo etica.

Un vero e proprio duetto quello in programma tra la filosofa e tanatologa Ines Testoni e il fisico Federico Faggin, inventore cinquant’anni fa del primo microprocessore. Insieme provano a reinterpretare le leggi della natura alla luce di uno sguardo scientifico e razionalista per lasciarsi alle spalle la visione nichilista della morte.

Adolescenza, tempo di morte e trasformazione: ci si lascia l’infanzia alle spalle e ci si affaccia sul paesaggio ancora enigmatico dell’età adulta. E, come qualcuno ha detto, è nel tempo in cui il passato tramonta e il futuro stenta a nascere che si moltiplicano i mostri. Mostri che gli psicoanalisti Marisa Fiumanò e Uberto Zuccardi ci insegnano a conoscere e capire.

Anche i sentimenti, come gli oggetti, possono cadere in disuso? Nell’incontro Quando finisce un amore gli psicoanalisti Mariela Castrillejo e Aldo Becce si rivolgono alla poesia, al cinema, al teatro, alla pittura e alla fotografia per trovare rappresentazioni metaforiche di amori spezzati, una mancanza che talvolta si spalanca sul nostro cammino.

Il critico d’arte Elio Grazioli e il filosofo Riccardo Panattoni in Il buon uso della fine, a partire da una selezione di opere ultime di artisti famosi, fanno luce sui tentativi di questi ultimi di raggirare la morte. Perché quando la fine si avvicina, l’unica cosa da fare è un’opera d’arte.

La psicoterapeuta Monica Farinelli e lo psicoanalista Maurizio Balsamo sottolineano L’importanza del nome. Il nome ci identifica e garantisce un’armatura contro la fragilità dell’esistenza. La fine, però, fa vacillare ogni schermo di protezione. Per affrontarla occorre cambiare prospettiva e intendere la morte come un moto di avvicinamento a qualcosa di nuovo.

La counselor Laura Campanello e Augusto Caraceni, direttore della Struttura Complessa di Cure Palliative, Terapia del dolore e Riabilitazione di Fondazione IRCCS, raccontano come la clinica medica negli hospice si prenda cura del corpo come della psiche, delle relazioni e della spiritualità del malato per alleviarne la sofferenza, nel rispetto del significato più profondo che questa assume per ciascuno.

Ritratti

Un’incursione nella poesia novecentesca con il filologo e critico letterario Massimo Raffaeli che traccia i contorni e le sfumature dei versi del poeta anconetano Francesco Scarabicchi; e con il ritratto che il poeta Stefano Raimondi fa del francese René Char, che scelse di affrontare la morte a viso aperto combattendo nella Resistenza francese e restituì nel suo dettato poetico la lotta con la fine.

Dalla poesia alla prosa, il filosofo Giovanni Bottiroli ci conduce tra le pagine della Recherche proustiana dove è racchiusa la risposta a due interrogativi fondamentali: è possibile contrastare l’inesorabile? Ed esiste una possibilità di redenzione per il tempo perduto? L’opera di Proust risponde come Freud e la dottrina cristiana: il tempo accade sempre due volte.

Heidegger individuava nella dimensione della mortalità la cifra dell’umano. Bergson dava un’interpretazione audace dell’immortalità dell’anima, straordinaria invenzione comune a più culture. Dei due filosofi e del loro pensiero parlano, rispettivamente, Federico Leoni e Carmine di Martino.

Anche i bambini si interrogano sulla morte. Ripercorrendo l’esperienza della pediatra e studiosa di psicoanalisi infantile Françoise Dolto, la psicoanalista Erica Ferrario ci suggerisce come rispondere alle domande dei più piccoli senza traumi ma anche senza sconti.

La formula “Infine vita” è il modo in cui il filosofo Jacques Derrida ha pensato il rapporto tra vita e morte e compare sia in molti dei suoi testi sia nel titolo dell’ultima intervista che rilasciò, già gravemente malato, “Imparare a vivere infine”. Ne parla il filosofo Simone Regazzoni.

Conversazioni

L’oncologa Sharon Nahas, lo psicologo Rabih Chattat e Laura Campanello si confrontano in uno scambio a tre voci sul ruolo delle cure palliative a cura della Fondazione Seragnoli. Fine vita è il termine utilizzato nel momento in cui esiste una prognosi precisa e di breve durata. Ma la vita è vita fino alla fine, e la fine non è solo un tempo di cui è necessario prendersi cura, bensì una grande occasione per avvicinarsi al mistero della vita, per sanare ferite interiori, per riempire di significato ogni istante.

La tradizione buddista si può leggere come una sorta di millenaria death education, capace di offrire strumenti preziosi per imparare a vivere, a morire e ad andare oltre. Dialogano sul tema la tanatologa, esperta di meditazione e mindfulness Caterina Giavotto con la dottoressa Giada Lonati, che si occupa di cure palliative dal 1995. L’incontro è curato dall’Unione Buddhista Italiana. Un doppio sguardo sul futuro della nostra società, fragile e significativamente interdipendente dalla metamorfosi degli scenari geopolitici lo offrono la giornalista esperta di cooperazione internazionale e diritti umani Nicoletta Dentico, e il sociologo Francesco Morace. Modera il giornalista Andrea Capocci.

Eventi speciali

Per la prima volta va in scena ad Ancona, al Teatro Sperimentale, Amen, il primo testo teatrale del direttore Massimo Recalcati, che precederà gli attori in scena per introdurre lo spettacolo al pubblico. Il primo testo di Recalcati per il teatro è un grumo di voci e di pensieri che toccano il mistero assoluto della vita e della morte: nato prematuro, ha ricevuto insieme Battesimo ed Estrema Unzione: questo il punto di partenza autobiografico della pièce che mette in scena il duello tra la vita e la morte, dal grido di sofferenza di Giobbe alle lettere di Aldo Moro, curioso di cosa lo avrebbe atteso nell’Aldilà, fino a Rigoni Stern e il suo Sergente nella neve, che ha combattuto perchè la morte non avesse l’ultima parola. Una preghiera laica, scritta nel periodo del Covid quando «la morte era dappertutto», come ha detto l’autore, che ci ricorda che senza l’amore e la relazione con l’altro la vita è solo vuoto a perdere.

La poetessa Mariangela Gualtieri, con l’introduzione di Massimo Recalcati e la guida del regista Cesare Ronconi, accompagna il pubblico in un percorso attraverso le proprie liriche sul lutto con l’intento di uscire da un’idea angusta e lugubre della morte. Non pregare per i morti ma pregare i morti, perché ci dicano che forse sarà pienezza e non disfacimento, ebbrezza e non sonno eterno, comprensione dilatata e non spegnimento.

Appuntamento al Kum! Bookshop, la libreria del festival, con le psicoanaliste Monica Carestia e Maria Laura Bergamaschi, gli psicologi Pino Pitasi e Paolo Borin per parlare del trascorrere del tempo e dei meccanismi psichici che lo negano, a partire da La freccia ferma di Elvio Fachinelli.

Infine, la presentazione di Come ripartire, l’ultima uscita della collana di libri “Kum! Le pratiche della cura”, edita da Melangolo, che trascrive in presa diretta le voci e gli interventi più originali che di anno in anno sono presentati al festival, con Isabella Guanzini e Simone Regazzoni.

Visioni

Sul palco del festival, assieme a Massimo Recalcati, Kim Rossi Stuart presenta il suo ultimo, nuovissimo, film: Brado, da lui scritto e diretto, in uscita nelle sale dal 20 ottobre. In un dialogo stimolante con il direttore di KUM!, approfondisce i temi della pellicola e risponde ad una domanda: bisogna domare la vita o lasciarsi domare?

Spazio alla riflessione cinematografica anche con il critico Andrea Bellavita che ci guida attraverso la straordinaria filmografia del regista Clint Eastwood, per vedere come e quanto vi affiori il tema della fine.

Psicologia da Tè e Aperipsì

In un’atmosfera conviviale, davanti a un tè o a un aperitivo, riflessioni con psicologi e psicoterapeuti, e lo speciale contributo dei giovani attori di Academia 56, su poesia e letteratura: con Vincenzo Marzulli e i versi di Baudelaire, per scoprire se è possibile leggere al rovescio la sua poesia del male; con Lucia Becce, Tolstoj e sul suo Ivan Il’ič per una riflessione su come la malattia sia, a volte, un inatteso cammino verso la verità; con Anna Stefi per riflettere su guerre e pestilenze, flagelli dell’umanità, rileggendo La peste di Albert Camus 75 anni dopo; e infine con Melania Villa per comprendere il senso del nostro passaggio sulla terra a partire dalle opere di Primo Levi.

Informazioni e programma: www.kumfestival.it | 071.9257825

I Biglietti si possono acquistare dal sito www.kumfestival.it.

L’evento inaugurale con Francesca Mannocchi è gratuito, così come gli eventi Psicologia da Tè e Aperipsì; Lectio magistralis, Ritratti, Dialoghi, Conversazioni 3€; Lectio di Massimo Recalcati, evento con Mariangela Gualtieri 7€. Proiezione Brado 8€, in prevendita 9€.

Spettacolo Amen al Teatro Sperimentale: presso le biglietterie fisiche 16€ intero e 10€ ridotto per over 65, under 35 e per chiunque abbia un biglietto per un evento del programma di KUM!. Prevendita online 18€

Per info sui biglietti: biglietteria@kumfestival.it

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