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Tumore al seno: sacituzumab govitecan efficace dopo pesanti terapie

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Carcinoma mammario metastatico HR+/HER2-: sacituzumab govitecan ha migliorato la sopravvivenza globale in pazienti pesantemente pre-trattate

Nelle pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- che avevano ricevuto una precedente terapia endocrina, inibitori CDK4/6 e da due a quattro linee di chemioterapia, l’anticorpo coniugato sacituzumab govitecan ha migliorato la sopravvivenza globale in misura statisticamente significativa e clinicamente rilevante. Lo dicono i risultati della seconda analisi ad interim pre-pianificata dello studio di fase III TROPiCS-02, anticipati da Gilead con una nota.

Qualche mese fa, nell’analisi iniziale dello studio TROPiCS-02, sacituzumab govitecan aveva ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 34%, soddisfacendo la soglia di significatività statistica dello studio. Ma a generare perplessità negli analisti era stata l’entità del beneficio, 1,5 mesi di progression free survival senza effetti sulla OS.

La nuova analisi, i cui dati completi saranno presentai nel corso di uno dei prossimi congressi di oncologia (quasi certamente ESMO o SABCS), sposta la bilancia maggiormente a favore del farmaco di Gilead.

«Questi risultati di sopravvivenza dello studio TROPiCS-02 sono importanti per la comunità del tumore al seno e siamo incoraggiati dal potenziale che questo farmaco può avere nell’aiutare pazienti che altrimenti hanno alternative limitate» ha dichiarato Merdad Parsey, Chief Medical Officer di Gilead Sciences. «Siamo impazienti di discutere questi risultati con le autorità sanitarie mondiali, poiché le pazienti con malattia metastatica HR+/HER2- pretrattate hanno attualmente opzioni terapeutiche limitate e una scarsa qualità di vita» ha concluso Parsey nel comunicato stampa.

Il trial TROPiCS-02
Si tratta di uno studio globale di fase III, multicentrico, in aperto e randomizzato, condotto per valutare sacituzumab govitecan in confronto alla chemioterapia scelta dal medico (eribulina, capecitabina, gemcitabina o vinorelbina) in 543 pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- precedentemente trattate con terapia endocrina, inibitori CDK4/6 e da due a quattro linee di chemioterapia per la malattia metastatica.

L’endpoint primario è la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto alla chemioterapia in base ai criteri di valutazione della risposta nei tumori solidi (RECIST 1.1) e valutata tramite una revisione centrale indipendente in cieco (BICR). Gli endpoint secondari includono la sopravvivenza globale, il tasso di risposta globale, il tasso di beneficio clinico e la durata della risposta, nonché la valutazione della sicurezza e della tollerabilità e le misure di qualità della vita.

I dati intermedi annunciati fanno riferimento a “miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi in termini di sopravvivenza globale (OS)” rispetto alla chemioterapia

Carcinoma mammario HR+/HER2-
Il carcinoma mammario positivo al recettore ormonale/negativo al recettore del fattore di crescita epidermico umano 2 (HR+/HER2-) è il tipo più comune di cancro al seno e rappresenta circa il 70% di tutti i nuovi casi, quasi 400mila diagnosi in tutto il mondo ogni anno. Quasi un caso su tre di carcinoma mammario in stadio iniziale alla fine diventa metastatico e, tra le pazienti con malattia metastatica HR+/HER2-, il tasso di sopravvivenza relativa a cinque anni è del 30%.

Dato che questi pazienti diventano progressivamente resistenti alla terapia endocrina, la loro opzione principale di trattamento è limitata alla chemioterapia a singolo agente. In questo contesto è normale ricevere più linee di regimi chemioterapici nel corso del trattamento e la prognosi rimane comunque sfavorevole.

Informazioni su sacituzumab govitecan 
Sacituzumab govitecan (brand Trodelvy) è un coniugato anticorpo-farmaco che agisce come inibitore della topoisomerasi mirato al recettore Trop-2, un antigene di superficie cellulare altamente espresso in più tipi di tumore e in oltre il 90% dei tumori della mammella e della vescica.

Il coniugato è progettato con un linker idrolizzabile proprietario collegato a SN-38, un inibitore della topoisomerasi I, una combinazione unica che fornisce una potente attività sia alle cellule che esprimono Trop-2 che al microambiente. SN-38 (o 7-etil-10-idrossi-camptotecina) è il metabolita attivo dell’irinotecano (un farmaco antineoplastico facente parte della classe della camptotecine, inibitori della topoisomerasi I). È circa 200 volte più attivo rispetto all’irinotecano stesso.

È approvato in più di 35 Paesi per il trattamento di pazienti adulte con carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) non resecabile localmente avanzato o metastatico che hanno ricevuto due o più precedenti terapie sistemiche, almeno una delle quali per malattia metastatica. È anche approvato negli Usa nell’ambito di un percorso di approvazione accelerato per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma uroteliale (UC) localmente avanzato o metastatico che hanno precedentemente ricevuto una chemioterapia contenente platino e un inibitore PD-1 o PD-L1.

Sacituzumab govitecan è inoltre in fase di sviluppo per un potenziale uso sperimentale in altre popolazioni con TNBC e UC metastatici, nonché in una gamma di tumori con espressione elevata di Trop-2, compreso il carcinoma mammario metastatico HR+/ HER2-, il carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico (NSCLC), il carcinoma polmonare a piccole cellule metastatico (SCLC), il carcinoma della testa e del collo e il carcinoma dell’endometrio.

Il coniugato non è attualmente approvato da nessun ente regolatorio per il trattamento del carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- e la sua sicurezza ed efficacia non sono ancora state stabilite per questa indicazione.

Sulla base dei risultati preliminari di TROPiCS-02, Gilead ha presentato una domanda di licenza supplementare per i prodotti biologici (sBLA) alla Fda. Questi dati saranno condivisi anche con le autorità sanitarie al di fuori degli Stati Uniti.

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