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Diabete: dapagliflozin non interagisce con altri farmaci

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Dapagliflozin migliora esiti cardiovascolari e renali nei pazienti con diabete di tipo 2 senza interagire negativamente con altri farmaci raccomandati dalle linee guida

Dapagliflozin migliora una serie di esiti cardiovascolari (CV) e renali nei pazienti con diabete di tipo 2 senza interagire negativamente con altri farmaci raccomandati dalle linee guida. È quanto conferma un’analisi dello studio DECLARE-TIMI 58, pubblicata online su “JAMA Cardiology”.

La maggior parte dei medici che lavorano in questo settore hanno avuto fiducia nella sicurezza e nell’efficacia degli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT-2), sulla base del fatto che i pazienti negli studi hanno tipicamente assunto una o più terapie di base.

Nello specifico dell’insufficienza cardiaca (HF), le linee guida statunitensi ed europee raccomandano l’avvio e la titolazione di tutte le principali classi di farmaci il più rapidamente possibile come parte del cosiddetto approccio “a quattro pilastri”.

Questa nuova analisi in pazienti diabetici, che spesso presentano comorbilità CV e renali, si è focalizzata in particolare sulla sicurezza di dapagliflozin con e senza uso di altri farmaci di fondo, alcuni dei quali hanno anche effetti antipertensivi e ipoglicemizzanti.

Dati che consolidano la fiducia dei prescrittori di inibitori SGTL-2
L’analisi dovrebbe aiutare a consolidare la fiducia per la prescrizione dell’inibitore SGLT-2 in una varietà di condizioni, scrivono gli autori, coordinati dal senior author Stephen D. Wiviott, del TIMI Study Group di Boston.

«Questo era il concetto alla base di questa analisi» sottolineano. «L’auspicio è che questi dati forniscano una certa confidenza nell’uso di questi agenti con altri farmaci CV, in particolare i diuretici in pazienti stabili come quelli dello studio DECLARE».

«Crediamo che i nostri risultati aiuteranno i medici iniziare o mantenere il trattamento con gli inibitori SGLT-2, le “statine del 21° secolo”, senza alcuna preoccupazione per l’uso concomitante di farmaci CV, in una vasta gamma di pazienti per i quali trovano indicazione» scrivono gli estensori dell’analisi, di cui autore principale è Kazuma Oyama, della Tohoku University Graduate School of Medicine, Sendai (Giappone).

Nessuna variazione di pressione arteriosa o funzione renale rispetto al placebo
DECLARE-TIMI 58, con oltre 17.000 pazienti, è stato uno dei primi, grandi studi per stabilire un ruolo per un inibitore SGLT-2 nel ridurre il rischio di morte CV o ospedalizzazione HF in pazienti con diabete di tipo 2.

L’attuale analisi prespecificata si è concentrata sull’81% dei pazienti che assumevano al basale anche ACE-inibitori o ARB (inibitori del recettore dell’angiotensina 2 o sartani), il 53% che utilizzava beta-bloccanti, il 36% che utilizzava diuretici e il 4% che utilizzava antagonisti del recettore mineralcorticoide (MRA).

Analizzati per ciascun farmaco di base, i cambiamenti nella pressione arteriosa e nella funzione renale tra dapagliflozin e placebo erano simili a 48 mesi, indipendentemente dalle terapie concomitanti, individualmente o per i pazienti che ricevevano insieme le tre classi di farmaci più comuni.

Inoltre, dapagliflozin ha costantemente ridotto i tassi di morte CV/ricoveri HF, così come i ricoveri HF da soli, indipendentemente dai farmaci di fondo. Non ci sono stati segni di preoccupante deplezione di volume, danno renale acuto o iperkaliemia nei pazienti randomizzati all’inibitore di SGLT-2 rispetto al placebo.

Da notare che l’effetto benefico di dapagliflozin sull’esito composito rene-specifico sembrava essere maggiore nel sottogruppo di pazienti che non assumeva già diuretici (P = 0,003 per interazione). Questa potrebbe essere una scoperta casuale, dicono gli autori, o potrebbe indicare un effetto protettivo renale degli inibitori SGLT-2.

«Questi dati supportano gli sforzi per sviluppare e attuare strategie per ottimizzare l’uso degli inibitori SGLT-2 in una vasta gamma di pazienti con diabete di tipo 2, indipendentemente dalla terapia di base» concludono Oyama e colleghi.

In fase di arruolamento studio specifico su cosomministrazione con ARNI
Poiché lo studio DECLARE-TIMI 58 non era uno studio sull’HF, pochissimi pazienti stavano assumendo MRA e nessuno era in trattamento con sacubitril/valsartan, rendendo impossibile trarre conclusioni sulle prestazioni dell’inibitore SGLT-2 in aggiunta agli inibitori del recettore dell’angiotensina-neprilisina (ARNI).

«A causa dei tempi di approvazione di sacubitril/valsartan e della conduzione dello studio DECLARE, c’era un numero insufficiente di pazienti in trattamento con ARNI per essere in grado di valutare l’uso di questi agenti insieme» spiegano i ricercatori. «Prevediamo una coorte di pazienti nello studio DAPA ACT HF in trattamento con ARNI, che permetterà di analizzare la co-somministrazione di questa combinazione di farmaci con un inibitore SGLT-2».

DAPA ACT HF-TIMI 68 è attualmente in fase di arruolamento, osservano gli autori, e sta confrontando dapagliflozin con placebo in pazienti con HF acuta scompensata. «Speriamo che sia lo studio definitivo per valutare la sicurezza e l’efficacia dell’inibizione SGLT-2 nei pazienti ospedalizzati che ricevono farmaci cardiaci multipli e spesso nuovi, contemporaneamente agli inibitori SGLT-2» affermano.

Bibliografia:
Oyama K, Raz I, Cahn A, et al. Efficacy and Safety of Dapagliflozin According to Background Use of Cardiovascular Medications in Patients With Type 2 Diabetes: A Prespecified Secondary Analysis of a Randomized Clinical Trial. JAMA Cardiol. 2022 Jul 20. doi: 10.1001/jamacardio.2022.2006. [Epub ahead of print] Link

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