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Policitemia vera: ropeginterferone alfa-2b migliora qualità di vita

Policitemia vera: ruxolitinib efficace a lungo termine nei pazienti resistenti all'idrossiurea secondo uno studio pubblicato su The Lancet Haematology

Dopo 6 anni di trattamento con ropeginterferone alfa-2b, i pazienti con policitemia vera hanno una qualità di vita migliore e meno sintomi

Dopo 6 anni di trattamento con ropeginterferone alfa-2b, i pazienti con policitemia vera hanno una qualità di vita migliore, con un basso carico di sintomi legati alla malattia e un ridotto fabbisogno di flebotomie rispetto al miglior trattamento disponibile. Lo dimostrano i dati a lungo termine dello studio di fase 3 CONTINUATION-PV estensione dello studio PROUD-PV, presentati al congresso della European Hematology Association (EHA), svoltosi a Vienna.

L’analisi finale dei dati, che ha utilizzato un approccio incentrato sul paziente, ha mostrato che durante il sesto anno di terapia con ropeginterferone alfa-2b il carico di sintomi correlati alla malattia, secondo la scala Myeloproliferative Neoplasm Symptom Assessment Form Total Symptom Score (MPN-SAF TSS), è risultato più basso, rispetto al primo anno (dalla quarta settimana di trattamento), per sei dei 10 sintomi previsti dalla scala, tra cui affaticamento, sazietà precoce, malessere addominale, inattività, prurito e febbre.

Nel primo anno, fino alla quarta settimana di trattamento, i sintomi erano stati riferiti da una piccola percentuale di pazienti in entrambi i bracci dello studio (9,5%). L’analisi finale dei dati, ha mostrato, che nel sesto anno di trattamento, la comparsa di sintomi è stata riportata dal 15,7% dei pazienti trattati con ropeginterferone alfa-2b rispetto al 20,7% dei pazienti del braccio di confronto.

Inoltre, al sesto anno di trattamento, i pazienti che avevano dovuto sottoporsi a flebotomia per mantenere il valore dell’ematocrito al di sotto del 45% sono stati il 18,6% nel braccio sperimentale, a fronte del 40% nel braccio di controllo (P = 0,005).

«Il trattamento a lungo termine con ropeginterferone alfa-2b soddisfa i bisogni terapeutici importanti dei pazienti con policitemia vera», ha dichiarato l’autore principale dello studio, Heinz Gisslinger, direttore del Myeloproliferative Neoplasms Program presso l’Università di Vienna, durante la presentazione dei dati.

Ropeginterferone alfa-2b
Ropeginterferone alfa-2b è un interferone alfa-2b ricombinante la cui monopegilazione ne prolunga la permanenza all’interno dell’organismo, consentendo la somministrazione del farmaco ogni 2-4 settimane.

L’uso di ropeginterferone alfa-2b è stato approvato dall’Fda come trattamento per i pazienti con policitemia vera e dall’Ema per i pazienti con policitemia vera e assenza di splenomegalia sintomatica, sulla base dei risultati sulla sicurezza ottenuti dallo studio di fase 1/2 PEGINVERA (NCT01193699) e dagli studi PROUD e CONTINUATION-PV e dei risultati di efficacia ottenuti nel progamma di studi clinici PEGINVERA.

Benefici a 6 anni
I dati di efficacia a 6 anni dello studio CONTINUATION-PV sono risultati coerenti con quelli dell’analisi ad interim. Il tasso di pazienti che hanno raggiunto una risposta ematologica completa è risultato del 54,6% nel braccio trattato con ropeginterferone alfa-2b e 34,9% nel braccio di controllo (rate ratio [RR] 1,55; IC al 95% 1,07-2,26; P = 0,02).

Inoltre, i pazienti trattati con ropeginterferone alfa-2b hanno ottenuto un tasso di risposta molecolare, parziale o completa, pari al 66% rispetto al 19,4% dei pazienti nel braccio di controllo (RR 3,23; IC al 95% 2,01-5,19; P < 0,0001).

Gli studi PROUD-PV e CONTINUATION-PV 
L’analisi finale presentata al convegno ha misurato il beneficio a lungo termine rilevante per il paziente di ropeginterferone alfa-2b rispetto a idrossiurea o il miglior trattamento disponibile. Gli studi PROUD-PV e CONTINUATION-PV hanno arruolato pazienti con policitemia vera naïve al trattamento e pazienti trattati precedentemente con idrossiurea che non avevano ottenuto una risposta completa entro 3 anni.

Nello studio PROUD-PV (NCT01949805) 254 pazienti sono stati assegnati secondo un rapporto1:1 al trattamento con ropeginterferone alfa-2b somministrato per via sottocutanea, bisettimanalmente, a una dose iniziale di 100 μg, oppure idrossiurea orale a una dose iniziale giornaliera di 500 mg.

Dopo un anno di trattamento, l’89,6% dei pazienti del braccio ropeginterferone alfa-2b (95) e il 68,5% del braccio idrossiurea (74) sono passati allo studio CONTINUATION-PV (NCT02218047), nel quale hanno proseguito il trattamento per ulteriori 5 anni. I pazienti nel braccio sperimentale hanno continuato il trattamento, mentre i pazienti nel braccio di controllo sono stati trattati con la migliore terapia disponibile.

I partecipanti sono stati stratificati in base all’età, all’aver avuto o meno eventi tromboembolici precedenti e all’aver già effettuato oppure no una terapia con idrossiurea.

L’endpoint primario di PROUD-PV era la non inferiorità di ropeginterferone alfa-2b rispetto a idrossiurea in termini di risposta ematologica completa, con dimensioni normali della milza a 12 mesi. Gli obiettivi primari di CONTINUATION-PV comprendevano la risposta ematologica completa con normalizzazione delle dimensioni della milza e miglioramento del carico di malattia in termini di splenomegalia, disturbi microvascolari, prurito e cefalea.

Le caratteristiche dei pazienti
Tutti i partecipanti dello studio PROUD-PV erano bianchi e avevano una policitemia vera confermata dalla biopsia del midollo osseo. I pazienti nei due bracci avevano età mediana simile (58 anni e 57,9 anni, rispettivamente, nel braccio con ropeginterferone alfa-2b e in quello di confronto), circa la metà era di sesso femminile (rispettivamente, 50,5% e 52,7%) e circa un terzo era stato trattato in precedenza con idrossiurea (32,6% e 31,1%). Erano simili, inoltre, i valori medi di ematocrito (48.3% and 50.1%), la lunghezza media della milza (13,5 cm e 12,8 cm), la quota di pazienti con funzionalità della milza normale (41,1% e 48,6%), una splenomegalia clinicamente significativa (7,4% e 10,8%) e la presenza di una sintomatologia correlata alla malattia (15,8% e 23%). La durata mediana della malattia era di 1,8 mesi (range: 0-146) nel braccio sperimentale e di 1,6 mesi (range: 0-92) nel braccio di confronto. Inoltre, il 70,5% e il 70,3% dei pazienti, rispettivamente, nel hanno completato il trattamento.

Al sesto anno di trattamento, l’88% dei pazienti nel braccio di controllo era ancora in terapia con idrossiurea come miglior trattamento disponibile, mentre il restante 12% era passato al trattamento con interferone. La dose cumulativa mediana di ropeginterferone alfa-2b ogni 4 settimane è risultata di 499 μg (range inter quartile [IQR]: ±268-782) e la dose mediana di idrossiurea di 1000 mg/die (IQR: 750-1500) dopo 6 anni di trattamento.
La durata massima di trattamento osservata è stata di 7,3 anni.

Rischio di mielofibrosi ridotto
Nel braccio con ropeginterferone alfa-2b è stata osservata anche una deplezione dell’allele JAK2V617F, che potrebbe ridurre il rischio di progressione verso mielofibrosi secondaria, in un maggior numero di pazienti rispetto al braccio di controllo. Infatti, dopo 6 anni di trattamento, il carico allelico dell’allele JAK2V617F è sceso a meno dell’1% in 19 pazienti su 92 (il 20,7%) nel braccio trattato con il ropeginterferone alfa-2b, mentre lo stesso risultato è stato ottenuto da un solo paziente su 70 (1,4%) nel braccio di confronto (P = 0,0001).

Sopravvivenza libera da eventi migliore
Gisslinger ha infine presentato i risultati della sopravvivenza libera da eventi (EFS), intesi come progressione della malattia, morte ed eventi tromboembolici, durante l’intero periodo di 7,3 anni.

I pazienti nel braccio assegnato al trattamento con ropeginterferone alfa-2b hanno mostrato una probabilità significativamente più alta di EFS rispetto ai pazienti del braccio di confronto (rischio di eventi riportati in 5 pazienti su 95 contro 12 pazienti su 74, rispettivamente; log-rank P = 0,04).

Lo sperimentatore ha concluso dicendo che il trattamento a lungo termine con ropeginterferone alfa-2b soddisfa gli obiettivi importanti del trattamento dei pazienti affetti da policitemia vera, come una buona qualità di vita, indicata dal basso carico di sintomi riferiti dai pazienti e dalla riduzione del bisogno di flebotomie, la possibilità di incidere sul rischio di mielofibrosi e il ritardo nella progressione della malattia rispetto alla migliore terapia disponibile.

Bibliografia
H. Gisslinger, et al. Ropeginterferon alfa-2b achieves patient-specific treatment goals in polycythemia vera: final results from the PROUD-PV/CONTINUATION-PV studies. EHA 2022; abstract S196. Link

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