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La Russia è fuori dalla Corte europea dei diritti dell’uomo

atti giudiziari

Da oggi la Russia è fuori dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Niente più ricorsi alla Cedu per i cittadini russi. Via anche le garanzie contro la tortura e per il giusto processo

Stamani il popolo russo si risveglierà un po’ più solo. Alla mezzanotte di venerdì 16 è cessata per la Federazione russa il rapporto con la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) perché, a partire da quel giorno, la Cedu non potrà più accogliere ricorsi presentati dai cittadini russi.

La Corte europea dei diritti dell’uomo è un tribunale sovranazionale con sede a Strasburgo, a cui ogni cittadino può rivolgersi se reputa che un suo diritto sia stato leso e non è riuscito a ottenere giustizia presso nessun tribunale nazionale. Ma per poter presentare ricorso, è indispensabile che lo Stato a cui il cittadino appartiene sia membro della Cedu, e tale affiliazione rende poi le istituzioni nazionali legalmente vincolate a osservare le decisioni e le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo stessa.

Con l’offensiva russa in Ucraina del 24 febbraio scorso, però, il Consiglio d’Europa ha deciso di espellere Mosca dall’organizzazione e questo ha comportato anche un’altra conseguenza: la Russia cessa di essere Alta parte contraente della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e questo passaggio scatterà il 16 settembre prossimo.

Come confermano fonti interne della Cedu all’agenzia Dire (www.dire.it), “secondo la risoluzione della Corte del 22 marzo 2022, la Corte resta competente a trattare i ricorsi contro la Federazione russa in merito ad azioni e omissioni che potrebbero costituire una violazione della Convenzione che si verificherebbero fino al 16 settembre 2022”, ma non potrà accogliere nessun ricorso relativi a fatti avvenuti in seguito. Quanto alla Russia, “avrà ancora l’obbligo legale di attuare tutte le sentenze e le decisioni della Cedu in merito alle sue azioni od omissioni verificatesi fino a tale data”, ha chiarito la stessa fonte.

Marija Pejcinovic Buric, segretario generale dei 46 membri del Consiglio d’Europa, nella nota che ha accompagnato la notizia, ha esortato Mosca a “porre fine immediatamente alla guerra in Ucraina e alla repressione in corso contro il proprio popolo”, quindi ha osservato che con l’espulsione dalla Cedu la Russia “si allontana ancora di più dal mondo democratico e priva oltre 140 milioni di cittadini russi della protezione offerta dalla Convenzione“. Buric ha quindi garantito che il Consiglio d’Europa “continuerà a sostenere e collaborare con i difensori dei diritti umani, le forze democratiche, i media liberi e la società civile indipendente nella Federazione Russa”.

L’esclusione di Mosca dalla Cedu ha pesanti ricadute sul rispetto dei diritti, come è stato osservato in questi mesi. Ad esempio, viene meno l’impegno delle istituzioni russe a non fare ricorso o a prevenire la tortura e decade anche quello di garantire un giusto processo. Anche alla luce di questa nuova situazione, almeno sulla carta le estradizioni di cittadini verso la Russia potrebbero diventare più difficili mentre potrebbe semplificarsi l’iter per l’ottenimento dello status di rifugiato politico.

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