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Sclerosi multipla: il progetto EcoSM si estende in tutta Italia

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Il progetto “EcoSM – Ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio del paziente in Sclerosi Multipla” da Catania si estende in tutta Italia

E’ partito in regione Sicilia nel 2020 e oggi si sta sviluppando a livello nazionale, a dimostrazione di come i modelli di “Digital Health Care” stiano diventando sempre più rilevanti nella gestione clinica delle malattie croniche come la sclerosi multipla. Stiamo parlando del progetto “EcoSM – Ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio del paziente in Sclerosi Multipla”, realizzato in collaborazione tra la Società Italiana di Neurologia (SIN), l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e Biogen Italia.

EcoSM è un percorso sperimentale che ha l’obiettivo di definire un modello di gestione del paziente con sclerosi multipla in un ecosistema digitale, analizzando l’applicabilità di percorsi di telemedicina e di e-Health. L’ecosistema digitale diventa quindi oggetto di analisi e di revisione per favorire una maggiore prossimità di cura per questa malattia cronica ad alta complessità, che oggi colpisce 133 mila persone in Italia, con 3.600 nuovi casi l’anno, in gran parte nelle donne di età compresa tra 20 e 40 anni.

Il progetto si propone di contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone affette da questa malattia neurologica, riducendo al contempo i costi socio-sanitari ed emotivi della patologia, di integrare il domicilio nei luoghi di cura, regolando così il carico di accessi nelle strutture ospedaliere e sperimentando nuovi modelli clinici di telemedicina e “connected care” e di ridurre i rischi clinici collegati a eventi epidemiologici per i pazienti.

“La nostra attenzione come Associazione si concentra sul miglioramento dei percorsi di presa in carico delle persone con sclerosi multipla, per rispondere a molteplici bisogni che riguardano la prossimità della cura, la qualità di vita, l’impatto della malattia sulla vita sociale e lavorativa del paziente, oltre che la qualità del percorso di cura. – spiega il Prof. Mario Alberto Battaglia, Presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla – Siamo convinti che la telemedicina e la e-health siano strumenti importanti che abbiamo a disposizione, per migliorare la presa in carico dei pazienti e renderli sempre più parte attiva e consapevole del percorso di diagnosi, trattamento e assistenza. Per utilizzare al meglio questi strumenti e coglierne le opportunità servono innanzitutto interventi di tipo organizzativo e gestionale, per adeguare i modelli e i processi in un’ottica di trasformazione digitale. In questo senso, progetti come EcoSM possono dare un contributo significativo per favorire una chiara analisi dell’esistente e per supportare il cambiamento, agendo in modo coordinato e contestualizzato nell’ecosistema”.

La prima fase del progetto
Il progetto è strutturato in due fasi. La prima, che ha avuto inizio a febbraio 2020 e si è conclusa nel mese di giugno 2021, ha previsto un’analisi di fattibilità nell’ambito della quale è stata svolta una ricostruzione del processo attuale di presa in carico del paziente con sclerosi multipla (fase “as is”) per poi proporre una nuova sequenza di attività che definiscono il nuovo percorso assistenziale (fase “to be”) che prevede l’utilizzo di strumenti di telemedicina e e-health, evidenziando in particolare l’ambiente tecnologico e i sistemi informatici a supporto del nuovo percorso assistenziale.

L’analisi del processo attuale di presa in carico del paziente è stata centrata sulla descrizione della realtà di funzionamento del Centro Regionale Sclerosi Multipla presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G Rodolico-San Marco” di Catania.

L’analisi del nuovo percorso che utilizza gli strumenti di digital health ha avuto un duplice scopo, ovvero quello di ricostruire la sequenza del processo di telemedicina per l’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G Rodolico-San Marco” di Catania e fornire indicazioni di riferimento valide non solo per la realtà oggetto dello studio, ma anche per le altre realtà e strutture sanitarie, a prescindere dal grado di copertura tecnologica presente nelle stesse.

Il manuale di fattibilità
La prima fase del progetto si è conclusa con la stesura di un manuale di fattibilità nell’ambito del quale sono state descritte le ragioni strategiche, le modalità organizzative, le infrastrutture tecnologiche e i costi relativi a un progetto di telemedicina e di “connected care” destinato alle persone con sclerosi multipla.

Il nuovo modello di presa in carico del paziente descritto nel manuale prevede l’integrazione dei diversi attori sanitari che partecipano al processo assistenziale come gli specialisti, i medici di medicina generale e i caregiver, attraverso l’utilizzo di strumenti integrati, come la cartella clinica di continuità, e interoperabili (collegamento con il FSE del paziente e con il registro). L’ecosistema digitale prevede anche l’utilizzo di sistemi di prenotazione e pagamento online delle prestazioni sanitarie, il monitoraggio dell’assistenza e dell’aderenza terapeutica attraverso sensori e device indossabili in grado di inviare dati di controllo in cartella clinica in h24, monitorati dal centro di riferimento, e l’utilizzo di piattaforme di televisita e teleconsulto tra centro specialistico e paziente.

“Il manuale che abbiamo messo a punto ha lo scopo di facilitare il percorso di transizione da un modello tradizionale di presa in carico del paziente a un modello di tele health che possa consentire il controllo e il monitoraggio del paziente a distanza”, ha spiegato la Prof.ssa Elita Schillaci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, che ha coordinato i lavori per la messa a punto del report.

“Il manuale è frutto di un lavoro di un gruppo multidisciplinare costituito da esperti nella gestione della sanità e dell’innovazione, clinici, pazienti e azienda. Queste ultime, infatti, si stanno spostando verso modelli di creazione del valore che consentano di essere sempre più vicini al paziente. Il progetto EcoSM intende quindi valutare la possibilità di messa in pratica di un ecosistema a supporto della persona con sclerosi multipla, all’insegna della multidisciplinarietà, della creazione del valore, del “long life time value” e dell’abbattimento delle resistenze al cambiamento”, ha aggiunto l’esperta.

Lo studio pilota siciliano realizzato dalla SIN in collaborazione con il Centro SM dell’A.O.U. Policlinico “G Rodolico-San Marco” di Catania
Il Centro Sclerosi Multipla dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G Rodolico-San Marco” di Catania ha condotto uno studio pilota su 40 pazienti per valutare la concordanza o meno della visita neurologica condotta in presenza o attraverso la telemedicina. Lo studio è stato presentato lo scorso giugno in occasione di una conferenza che si è tenuta presso l’aula magna dell’Università di Catania ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Neurological Sciences.

“Abbiamo cercato di identificare le differenze tra la televisita e la visita in presenza, spiega il Prof. Mario Zappia, ordinario di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica dell’A.O.U. Policlinico “G. Rodolico” – San Marco di Catania. “I risultati dello studio mostrano che vi è una buona convergenza tra le due tipologie di visita e che la televisita riesce a essere effettuata meglio in presenza di un caregiver. Quindi possiamo dire che la visita a distanza è applicabile, soprattutto nei pazienti che abbiamo esaminato, ovvero quelli con un livello di disabilità lieve e con un valore della scala EDSS non superiore a 3. Crediamo che questo progetto realizzato in Sicilia possa proseguire su scala nazionale, possa essere replicato e applicato in altre regioni italiane, ampliando a tutte le persone con SM e non solo a quelle con EDSS non superiore a 3 ”, ha aggiunto il professor Zappia.

La seconda fase del progetto
L’esito positivo della valutazione della fattibilità del progetto EcoSM ha dato origine alla seconda fase che consiste in un percorso di lavoro e sperimentazione, guidato da un steering committee di autorevoli esperti, che prevede un duplice binario d’azione.

Il censimento
Da un lato è in corso una ricognizione e un’analisi dell’esistente su scala nazionale, con la realizzazione di un censimento, che ha l’obiettivo di mappare lo stato attuale dell’utilizzo degli strumenti di telemedicina e digital health nei percorsi e nei modelli di gestione dei pazienti con sclerosi multipla. I dati che emergeranno da questo censimento metteranno in luce criticità e aree di miglioramento, su cui si concentrerà il lavoro del comitato di esperti, che porterà alla messa a punto di un documento di raccomandazioni, per favorire l’adozione di modelli gestionali e organizzativi che integrino la telemedicina nei percorsi di presa in carico del paziente con sclerosi multipla.

“Vogliamo portare il nuovo modello al maggior numero di centri sclerosi multipla in Italia”, ha spiegato la professoressa Schillaci. Per questo motivo abbiamo pensato a un questionario che verrà sottoposto prima a un gruppo pilota di esperti già sensibilizzati all’utilizzo della telemedicina e che verrà poi esteso agli oltre 200 centri italiani di sclerosi multipla. Questo ci servirà per comprendere lo stato dell’arte della telemedicina in Italia e la propensione verso il cambiamento registrata in queste strutture o lo scettiscismo e le resistenze che alcuni di questi centri evidenzieranno”.

Lo studio clinico a livello nazionale
Il secondo binario d’azione del progetto riguarda la definizione di uno studio clinico allargato condotto da SIN e AISM per verificare la concordanza tra la visita neurologica effettuata di persona e quella a distanza attraverso strumenti di telemedicina.

“Vogliamo verificare se quanto osservato nello studio pilota siciliano sia realmente riproducibile in tutto il territorio nazionale”, ha spiegato il Prof. Francesco Patti, Responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’A.O.U. Policlinico “G. Rodolico” – San Marco di Catania.

“Ci proponiamo di valutare circa 500 pazienti distribuiti in tutta Italia, suddivisi per fasce di gravità della malattia: poco più di 200 con un livello di disabilità basso (tra 0 e 3 della scala EDSS), 224 con un livello di disabilità intermedio (tra 4 e 6,5) e 65 con disabilità elevata (fra 7 e 9.0). Ci proponiamo di dimostrate che la visita in remoto sia in grado di soddisfare tutti i bisogni del paziente, con il vantaggio di evitare alle persone di affrontare viaggi anche costosi per recarsi al centro di cura. Tutto questo potrebbe certamente consentire di avere una neurologia di prossimità, pur mantenendo il paziente a casa”, ha concluso l’esperto.

“Ritengo che il progetto EcoSM stia generando informazioni di grande utilità, per sostenere l’evoluzione verso nuovi modelli di presa in carico del paziente con sclerosi multipla, che possano ottimizzare l’utilizzo della telemedicina e altri strumenti di sanità digitale. – commenta il Prof. Claudio Gasperini, Coordinatore del Gruppo di Studio SM della SIN – Entrambi i percorsi di lavoro delineati all’interno del progetto EcoSM aprono a risultati potenzialmente rilevanti, sia da un punto di vista organizzativo e gestionale, per mettere in evidenza le aree di maggiore criticità e delineare possibili modalità di intervento, sia da un punto di vista clinico, per approfondire l’utilizzo di procedure di televisita del paziente con sclerosi multipla, analizzandone limiti e opportunità. Mi auguro che questi risultati possano sostenere una valutazione informata, consapevole e coordinata verso la creazione di ecosistemi digitali per la sclerosi multipla”.

“La digital health rappresenta per Biogen una priorità e un ambito di forte impegno. – spiega Giuseppe Banfi, Amministratore Delegato di Biogen Italia – Siamo convinti che le tecnologie digitali possano ulteriormente aprire a nuove opportunità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali, per rispondere ai bisogni sempre più complessi delle persone che affrontano malattie neurologiche e neurodegenerative come la sclerosi multipla. Lo sviluppo che il progetto EcoSM ha avuto negli ultimi due anni – continua Banfi – e le prospettive che questo percorso di lavoro sta aprendo ci dimostrano che siamo sulla strada giusta e ci confermano l’importanza di impegnarci al fianco di medici, Associazioni Pazienti e Istituzioni, per favorire l’evoluzione in atto verso nuovi modelli di cura, più vicini al paziente e più in linea con le esigenze del Sistema Sanitario”.

I partner del progetto
La prima fase del progetto è stata realizzata nella Regione Sicilia, grazie alla partnership tra la Società Italiana di Neurologia (SIN), l’Associazione italiana di Sanità Digitale e Telemedicina (AiSDeT) e Biogen, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e il Centro Studi Avanzato in Innovazione, Leadership and Health Management (ILHM).

I Centri di riferimento del progetto per questa fase sono stati il Policlinico “G. Rodolico” – San Marco di Catania con il Prof. Mario Zappia, ordinario di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica dell’A.O.U. Policlinico “G. Rodolico” – San Marco di Catania, il Prof. Francesco Patti, Responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’A.O.U. Policlinico “G. Rodolico” – San Marco di Catania e il P.O. Sant’Elia ASP Caltanissetta con Dott. Michele Vecchio, Segretario Regionale SIN-Sicilia e Direttore U.O.C. di Neurologia P.O. Sant’Elia ASP Caltanissetta.

La seconda fase del progetto, attualmente in corso a livello nazionale, vede la collaborazione della Società Italiana di Neurologia (SIN), l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e Biogen, con il coinvolgimento di un board che riunisce alcuni dei massimi esperti italiani nell’ambito della Sclerosi Multipla.

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