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Così partono i getti dal disco di accrescimento di una stella nascente

stella nascente

This image shows an outflow of gas from a new star as it jets from a space object dubbed IRAS 21078+5211, among other designations. The reddish blob in its center, as picked up by Spitzer's 4.5 micron infrared band, contrasts nicely with the green PAHs that surround it. These telltale outflow features of young, hulking stars show up well even without the longer wavelengths available to the original GLIMPSE survey that ran during the "cold" segment of Spitzer's mission. These so-called shocked outflows ram into the hydrogen gas around them and make it glow - a bright beacon in the lonely outskirts of the Milky Way. This image is a combination of data from Spitzer and the Two Micron All Sky Survey (2MASS). The Spitzer data was taken after Spitzer's liquid coolant ran dry in May 2009, marking the beginning of its "warm" mission. Light from Spitzer's remaining infrared channels at 3.6 and 4.5 microns has been represented in green and red, respectively. 2MASS 2.2 micron light is blue.

Attraverso l’analisi di una stella nascente osservate, per la prima volta in maniera diretta, le linee di flusso di un “disk wind” magnetoidrodinamico

Durante il loro processo di formazione, molti oggetti astrofisici, dai buchi neri supermassicci fino ai pianeti giganti, sono circondati da un disco di accrescimento dal quale partono potenti getti, collimati lungo l’asse di rotazione del disco. Il collegamento tra i due fenomeni, l’accrescimento e l’emissione dei getti, è essenziale affinché questi oggetti possano formarsi, rimuovendo dal sistema il momento angolare in eccesso e permettendo alla materia di continuare ad accumularsi sull’oggetto centrale.

Questo processo è stato compreso teoricamente negli anni Ottanta, collegando la formazione di buchi neri e stelle al cosiddetto disk wind magnetoidrodinamico: il vento lanciato dal disco tramite un meccanismo magneto-centrifugo. Mediante questo meccanismo, una frazione del flusso di accrescimento che dal disco procede verso l’oggetto centrale in formazione (un buco nero oppure una stella) viene lanciata e accelerata verso l’esterno, lungo l’asse di rotazione del disco, formando getti bipolari collimati.

La miglior prova a oggi dell’esistenza dei disk wind magnetoidrodinamici era stata l’osservazione di un gradiente della velocità lungo la linea di vista perpendicolare all’asse del getto, interpretata in termini di rotazione del getto dovuta alla sua origine magneto-centrifuga. Si trattava, tuttavia, di evidenza indiretta, soggetta a interpretazioni fallaci ed errori sistematici. Tracciare le linee di flusso tipiche di un disk wind magnetoidrodinamico è una prova molto più convincente.

Un nuovo studio pubblicato oggi su Nature Astronomy, condotto dai ricercatori Luca Moscadelli e Alberto Sanna dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) insieme a colleghi del Max-Planck-Institute for Astronomy di Heidelberg, dell’Università di Tubinga e dell’Università di Duisburg-Essen, in Germania, ha osservato una particolare emissione in banda radio: la riga emessa dalla molecola dell’acqua a una frequenza di circa 22 GHz. Questa emissione è comunemente osservata come un intenso “maser” – l’equivalente di un laser nella banda delle microonde – nelle regioni di formazione stellare. Come i laser, i maser sono fasci di radiazione intensi e altamente collimati. Le osservazioni della riga maser dell’acqua hanno consentito al team di rilevare, per la prima volta in maniera diretta, due tipiche linee di flusso di un disk wind magnetoidrodinamico: dei moti a spirale, in prossimità dell’asse di rotazione, e un flusso che ruota insieme al disco a distanze maggiori dall’asse.

Le osservazioni sono state effettuate utilizzando il Very Long Baseline Interferometry (Vlbi) array, una rete globale formata da 26 radiotelescopi che osservano a 22 GHz distribuiti in Europa, Asia e Stati Uniti. Queste antenne hanno osservato simultaneamente, per 24 ore, l’emissione della riga maser dell’acqua in direzione della stella nascente, che si trova nella regione di formazione stellare Iras 21078+5211, a circa 5300 anni luce da noi.

La tecnica dell’interferometria a lunghissima linea di base permette di simulare un telescopio gigante con un diametro paragonabile a quello terrestre e di raggiungere una risoluzione angolare estremamente elevata (~0,5 milliarcsec), essenziale per studiare la distribuzione spaziale dei singoli centri di emissione dei maser dell’acqua vicino a stelle in formazione. Raggiungendo anche una sensibilità molto elevata (~0,7 mJy) nella riga maser, sono stati rivelati un gran numero di centri di emissione maser deboli (< 50 mJy), consentendo al team di tracciare accuratamente le linee di flusso del disk wind.

«Questo lavoro mostra che osservare le emissioni maser dell’acqua in prossimità di stelle in formazione usando l’interferometria a lunghissima linea di base (Vlbi) può essere uno strumento unico per studiare la fisica dei disk wind con dettagli senza precedenti», dice Luca Moscadelli, ricercatore Inaf a Firenze e primo autore del nuovo studio. «Abbiamo eseguito nuove osservazioni dell’emissione della riga maser dell’acqua includendo tutti i telescopi disponibili nella rete Vlbi, con l’obiettivo di simulare radiointerferometri di prossima generazione che miglioreranno la sensibilità attuale di oltre un ordine di grandezza. Il nostro obiettivo era rilevare maser deboli originantesi in gas eccitato in urti a bassa velocità vicino alla stella in formazione per campionare meglio la cinematica di un disk wind».

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