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Più belle e meno costose: in Veneto nuove varietà di fiori

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Serre sperimentali pronte ad accogliere le indicazioni dei floricoltori: ecco come in Veneto si sperimentano nuove varietà più belle e meno costose

Per fare un fiore ci vuole anche l’energia. E in Veneto stanno riuscendo a creare varietà nuove riducendone il consumo. Il che piace parecchio a chi i fiori li coltiva e commercia. Il Centro Sperimentale Ortofloricolo Po di Tramontana che ha sede a Rosolina (Rovigo), infatti, ha condotto delle prove di varietà sulla Poinsettia (la cosiddetta Stella di Natale), “che si sono dimostrate di grande utilità per i floricoltori veneti al fine di ottenere delle varietà a impatto energetico ridotto, visto che nelle serre di produzione è stato possibile abbassare la temperatura da 22 a 17 gradi”, racconta Paolo Vettoretto (Florveneto). Inoltre, queste prove condotte da un ente pubblico sono ancora più ‘preziose’ perchè “per il mondo produttivo i costi sarebbero troppo gravosi” e perchè “sono state fondamentali per ottenere piante più belle, di nuovi colori che hanno permesso di diversificare l’offerta sul mercato e prodotte riducendo l’impatto ambientale”.

PER FARE UN FIORE SARÀ RAFFORZATO IL PASSAGGIO DALLA RICERCA ALLA SPERIMENTAZIONE

Questa, è “la strada da seguire”, ha rimarcato Vettoretto nell’incontro tenuto, su iniziativa di Veneto Agricoltura e d’intesa con la Regione, a Legnaro (Padova) per raccogliere le necessità degli operatori della filiera floricola e avviare una azioni per supportarla sfruttando l’esperienza di Veneto Agricoltura in innovazione e sperimentazione acquisita dal Centro di Rosolina. Regione, Veneto Agricoltura, Università di Padova e associazioni floricole si sono sedute attorno ad un tavolo per mettere a fuoco le necessità del comparto. Concordando che per fare un fiore, anzi più fiori più nuovi e più belli, e con minore impatto ambientale, sarà rafforzato il passaggio dalla ricerca alla sperimentazione per mettere a disposizione degli operatori informazioni utili su nuove varietà, riduzione dei costi di produzione, formazione e strategie di marketing.

I FLORICOLTORI: ECCO DI COSA ABBIAMO BISOGNO

“Solo sostenendo un ecosistema partecipativo- dice l’assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner- si favorisce lo scambio di conoscenze. Seguendo questa linea nascono i tavoli tematici con gli stakeholder dei diversi settori produttivi agricoli regionali, in questo caso il settore floricolo. Momenti in cui mettere in luce i punti di forza e le criticità da affrontare per far emergere i fabbisogni di innovazione delle imprese delle diverse filiere”. All’incontro di Legnaro sono così emerse “numerose istanze indispensabili al potenziamento del comparto floricolo veneto” che chiamano in causa ricerca, sperimentazione, formazione e conoscenza dei mercati, fattori definiti “necessari allo sviluppo quanti-qualitativo del prodotto floricolo da sviluppare attraverso una strategia che non perda mai di vista l’obiettivo della riduzione dell’impatto ambientale”. Vettoretto ha evidenziato la forte debolezza del quadro normativo del settore, che risulta “incurante soprattutto delle specificità delle piccole aziende”. Come “carente” è la ricaduta ‘sul campo’ dei risultati ottenuti della ricerca.

VENETO AGRICOLTURA: ORA DITECI CHE COSA DOBBIAMO CERCARE E SPERIMENTARE

Così ora, ‘risponde’ Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura, entrerà in gioco con più forza l’Agenzia regionale che, d’intesa con la Regione, è pronta a supportare il settore con sperimentazione, formazione, studi di ricerca economica e marketing “mettendo a punto delle progettualità sulla base delle richieste e delle necessità che arriveranno direttamente dal mondo produttivo floricolo“, come già in parte avviene con le di sperimentazioni al Centro Po di Tramontana. Di fatto, spiega la Dire (www.dire.it), Veneto Agricoltura attende dai produttori floricoli veneti precise indicazioni su quali altre varietà concentrare una possibile attività di sperimentazione al Centro Po di Tramontana dove stanno sorgendo nuove serre.

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