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Dermatite atopica: nuovi dati a 1 anno per lebrikizumab

Dermatite atopica: arrivano risultati promettenti con l'anticorpo sperimentale rocatinlimab secondo uno studio pubblicato su Lancet

Meno lesioni e prurito per otto pazienti su dieci con dermatite atopica che hanno risosto all’anticorpo monoclonale sperimentale lebrikizumab

Otto pazienti su dieci con dermatite atopica che hanno risosto all’anticorpo monoclonale sperimentale lebrikizumab dopo 16 settimane hanno mantenuto una pelle libera da lesioni e il sollievo del prurito a un anno di trattamento, secondo i risultati dei due trial di fase III ADvocate 1 e 2 presentati da Eli Lilly, che sta sviluppando il prodotto.

La dermatite atopica è una malattia cutanea cronica, recidivante ed eterogenea caratterizzata da prurito intenso, pelle secca e infiammazione che possono manifestarsi sulla pelle di qualsiasi parte del corpo.

Lebrikizumab è un nuovo anticorpo monoclonale che si lega ad alta affinità all’interleuchina-13 (IL-13), per prevenire specificamente la formazione del complesso IL-13Rα1/IL-4Rα (recettore di tipo 2) e bloccare la via di segnalazione della citochina. La IL-13 è il mediatore patogeno centrale nella dermatite atopica, che promuove l’infiammazione di tipo 2 che guida la disfunzione della barriera cutanea, il prurito, l’ispessimento e le infezioni della pelle.

Gli studi ADvocate 1 e ADvocate 2
Si tratta di due trial di fase III randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, a gruppi paralleli, globali, della durata di 52 settimane, progettati per valutare lebrikizumab come monoterapia in pazienti adulti e adolescenti (di età compresa tra 12 e 18 anni e del peso di almeno 40 kg) con dermatite atopica da moderata a grave.

Durante il periodo di trattamento di 16 settimane, i pazienti hanno ricevuto lebrikizumab 500 mg all’inizio e dopo due settimane, seguito da lebrikizumab 250 mg o placebo ogni due settimane. Nel periodo di mantenimento, i soggetti che hanno ottenuto una risposta clinica dopo 16 settimane sono stati nuovamente randomizzati a ricevere lebrikizumab ogni due o quattro settimane o placebo per altre 36 settimane.

Quanti hanno invece richiesto un trattamento di salvataggio durante il periodo di induzione o che non hanno ottenuto una risposta clinica (non responder) dopo 16 settimane, hanno ricevuto lebrikizumab ogni due settimane per altre 36 settimane.

Gli endpoint primari erano il raggiungimento di un punteggio di 0/1 (pelle libera o quasi libera da lesioni) nell’Investigator Global Assessment (IGA) con una riduzione di almeno due punti rispetto al basale e una variazione di almeno il 75% rispetto al basale nel punteggio dell’Eczema Area and Severity Index (EASI 75) a 16 settimane, parametro che misura l’estensione e la gravità della malattia.

Gli endpoint secondari chiave sono stati misurati in base ai punteggi IGA, EASI, Pruritus Numeric Rating Scale, Sleep-Loss a causa di prurito e Dermatology Life Quality Index.

Il programma clinico di fase III su lebrikizumab consta di cinque studi globali chiave tra cui due studi in monoterapia, uno studio combinato (ADhere) e un’estensione a lungo termine (ADjoin) e studi sugli adolescenti in aperto (ADore). È stato anche avviato uno studio clinico unico nel suo genere dedicato alle persone di colore che convivono con l’eczema per ulteriori valutazioni di efficacia e sicurezza del farmaco in questa popolazione.

Efficacia e sicurezza confermate dopo un anno
In ADvocate 1, il 79% dei pazienti sottoposti all’anticorpo monoclonale ogni quattro settimane e il 79% dei pazienti che l’hanno ricevuto ogni due settimane ha mantenuto l’EASI 75 a un anno di trattamento. Inoltre, l’85% dei partecipanti che hanno ricevuto lebrikizumab ogni quattro settimane e il 77% di quelli trattati ogni due settimane hanno mantenuto la risposta EASI 75 in ADvocate 2 a un anno di trattamento.

La frequenza degli eventi avversi e il profilo di sicurezza generale tra i soggetti in trattamento attivo erano coerenti con quanto emerso nella fase di induzione degli studi e con i precedenti trial su lebrikizumab nella dermatite atopica, senza nuovi segnali di sicurezza in questa popolazione di pazienti.

Sulla base di questi dati dovrebbe essere presentata una domanda di licenza biologica (BLA) alla Food and Drug Administration statunitense per lebrikizumab nella dermatite atopica nella seconda metà del 2022, seguita da richieste di approvazione ad altri enti regolatori in tutto il mondo.

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