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Il Napoli di Maradona nel libro “Che vi siete persi” di Bagni e Giordano

Il mondo del calcio piange Diego Armando Maradona: il "Pibe de Oro" è morto a 60 anni per arresto cardiorespiratorio nella sua casa di Tigre

Mar 1986: Diego Maradona of Napoli SSC keeps an eye on the ball during an Italian League match against Juventus FC at the Delle Alpi Stadium in Turin, Italy. The match ended in a 1-1 draw. Mandatory Credit: David Cannon/Allsport

Gli anni del Napoli di Maradona nel libro “Che vi siete persi” di Salvatore Bagni e Bruno Giordano, che raccontano le emozioni azzurre dell’87 e il “Divino 10”

“Quante squadre possono dire che 20 calciatori si sentono ancora dopo 35 anni? Penso nessuna”. Così Salvatore Bagni, alla Dire, a margine della presentazione, nell’ambito della rassegna letteraria napoletana ‘Varcautori’ a cura di Vincenzo Imperatore, di “Che vi siete persi”, il volume edito da Sperling & Kupfer, firmato a quattro mani con l’amico di sempre Bruno Giordano.

Un volume dove i due assi raccontano e ricordano i magnifici anni del Napoli di Maradona, i segreti dello spogliatoio nello stadio San Paolo che oggi si chiama proprio Stadio Diego Armando Maradona, le trasferte al Nord e, in particolare, quel maggio del 1987 quando i napoletani di tutto il mondo assaporarono la gioia del primo scudetto.

Gli aneddoti che si possono leggere nel libro sono tanti, molti inediti, e costruiscono un vero e proprio romanzo della vita dei due fuoriclasse. “Durante la partita, ogni volta che mi capitava di avvicinarmi a Maradona – scrive Giordano – lui mi diceva: ‘Vieni a giocare con noi l’anno prossimo’, e io a stento riuscivo a trattenere i sorrisi. Dopotutto stavamo perdendo male, c’era poco da ridere. ‘Dimmi quanto guadagni. Lo dico al presidente Ferlaino e ti offrirà un contratto migliore’, mi diceva. Sei matto! Mi uccidono se me ne vado! gli avevo risposto”.

Ma poi la storia fu un’altra e Giordano passò da un azzurro all’altro. “Poter giocare al fianco del giocatore di tutti i tempi – rimarca alla Dire – è stato molto facile anche perché c’era Italo Allodi e con lui avevo un rapporto straordinario”. “Ci sono dei momenti dove devi prendere delle decisioni nette – gli fa eco Bagni -. Passare dall’Inter al Napoli, in quel momento, con tutto il rispetto, era una situazione azzardata. Ma, se lo aveva fatto Diego dal Barcellona…”

Sono anni incredibili quelli che si vivono a Napoli. “Abbiamo vissuto – ancora Bagni – quel momento con gioia perché ogni giorno era una gioia. Ognuno di noi, ogni giorno, faceva quello che si sentiva nel rispetto del compagno, della squadra. Non c’erano giovani o vecchi, eravamo tutti uguali”. “Pur avendo ‘il calciatore’, ‘il numero 10’ – ricorda Giordano – c’era un’atmosfera che amo definire ‘vivere una favola’”.

Bagni e Giordano sono la dimostrazione che i risultati, quelli calcistici, non arrivano solo dai tre punti presi in campo ma da un affiatamento collettivo che mister Ottavio Bianchi seppe costruire. “La dimostrazione – conferma Bagni – è che ci siamo frequentati anche dopo. Non è che ci siamo persi di vista come spesso succede nel calcio. Quando ci vediamo c’è affetto”.

Un successo quello del Napoli di Diego nato anche grazie alla componente rosa. A sottolinearlo è Giordano: “una fortuna sono state anche le nostre mogli. Tutte in gamba, senza antipatie e gelosie che non hanno rovinato lo spogliatoio anzi lo hanno cementato e tutto è andato come è andato”.

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