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Al Sisef i primi risultati del progetto “ResQ”

In Aspromonte c'è una quercia di 943 anni, è la più vecchia al mondo. Gli studiosi l'hanno ribattezzata Demetra

Al Congresso SISEF “Alberi-Foreste-Biodiversità dal New Green Deal alla Farm to Fork Strategy” presentati i primi risultati del progetto ResQ

Il XIII Congresso SISEF “Alberi-Foreste-Biodiversità dal New Green Deal alla Farm to Fork Strategy”, è stato un importante appuntamento di confronto e dibattito tra più di 400 esperti e ricercatori sul ruolo degli ecosistemi forestali e degli alberi nel contesto agricolo ed urbano per lo sviluppo sostenibile e la resilienza di futuri scenari sociali, ecologici ed economici

All’evento era presente anche Il team multidisciplinare di ricerca del progetto ResQ – Deperimento della quercia nei boschi planiziali: studio multidisciplinare per la selezione di risorse genetiche resistenti”, co-finanziato da Regione Lombardia (Direzione generale Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi), cui il Cnr partecipa con l’Istituto di bioscienze e biorisorse (Ibbr) di Firenze  assieme a Università degli studi di Pavia e Università degli studi della Basilicata, che ha illustrato i risultati preliminari dell’analisi dendroecologica svolta.

Avviato nel 2020, il progetto indaga il deperimento nelle foreste di farnia (Quercus robur L.), specie emblematica delle foreste planiziali della Lombardia. Queste foreste hanno subìto una drastica riduzione a causa della loro frequente conversione in terreni agricoli e/o urbani. Nonostante l’attuale limitata estensione, esse rappresentano ecosistemi dal grande valore ecologico e sociale, capaci di fornire alla collettività molteplici beni e servizi ecosistemici. Tuttavia, il funzionamento e lo stato di salute di tali formazioni, così come i benefici ad esse connessi, risultano minacciati da svariati fattori climatici ed ambientali, non ultimi l’aumento delle temperature e la prolungata siccità durante il periodo estivo, combinati con una maggiore frequenza e intensità di eventi climatici estremi.

In questo contesto il progetto di ricerca ResQ mira ad individuare le cause e i meccanismi innescanti il deperimento della farnia per poterlo contrastare efficacemente. I ricercatori coinvolti stanno studiando coppie di individui di farnia (sani vs. deperienti) in 5 diversi siti lombardi con un approccio multidisciplinare che prevede lo studio concomitante di caratteristiche genetiche, dinamiche di crescita, tratti ecofisiologici, aspetti fitopatologici e microstazionali.

I risultati presentati hanno riguardato, in particolare, la prima fase di analisi dendroecologica, ossia lo studio degli anelli legnosi delle farnie campionate, condotta dal LabDendro dell”Università degli Studi di Pavia. I primi risultati derivanti dall’analisi di 250 campioni, provenienti dai 5 siti indagati, mostrano una significativa divergenza nella crescita tra gli individui sani e deperienti. La forbice della divergenza si accentua per tutti gli individui analizzati dopo il 2000.

L’analisi comparativa all’interno delle coppie ha anche permesso, con un diverso grado di risoluzione (dalla scala micro-spaziale all’intero popolamento), di determinare il periodo di innesco del deperimento. La variabilità dell’anno di innesco nei vari siti è risultata molto elevata: in alcuni siti già dal 1988, in altri a partire dal 2010.

È stata, inoltre, studiata la relazione tra le caratteristiche climatiche dei siti dell’accrescimento delle farnie analizzate. I risultati hanno evidenziato una più frequente influenza delle precipitazioni di giugno-luglio sia dell’anno in corso che l’anno precedente, e una minore rilevanza delle temperature.

Il lavoro di ricerca, relativo agli altri ambiti disciplinari previsti dal progetto, proseguirà nei prossimi mesi: una conoscenza più profonda del funzionamento di queste dinamiche sul lungo periodo contribuirà a potenziare strumenti di gestione e ripristino adeguati alla protezione dei fragili ecosistemi forestali planiziali.

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