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Dōna Flor pubblica il primo disco di inediti

Dōna Flor

“Les Voyages Extraordinaires” è il secondo disco di Dōna Flor, opera prima di inediti, in cui si incontrano sonorità e paesaggi diversi

Brani di ispirazione centro e sudamericana, ma anche capoverdiana e mediterranea, ballate e atmosfere jazz. Les Voyages Extraordinaires è il secondo disco di Dōna Flor, opera prima di inediti, in cui si incontrano sonorità e paesaggi diversi, contaminazioni di generi e lingue: lo spagnolo, l’inglese, il francese, l’italiano e l’arabo.

Undici brani scritti a più mani dai componenti della band, a cui si aggiunge una cover, Veinte Años, di Maria Teresa Vera e Guillermina Aramburu, un omaggio alla musica cubana.

Les Voyages Extraordinaires è una nuova tappa che racconta la storia e la poetica di Dōna Flor, in un percorso che porta l’ascoltatore attraverso atmosfere “meticce” e differenti, che parlano di amore profondo, orizzonti e albe, giungle e deserti, viaggi e utopie.

A firmare i brani sono Cecilia Fumanelli, ideatrice del progetto, cantante e etnomusicologa, Simone Riva (chitarra e charango), Max Confalonieri (basso e contrabbasso) e Max Malavasi (batteria, percussioni). Che, nella realizzazione del disco, sono stati affiancati da Raffaele Kholer (tromba) Giulia Larghi (violino) e Miriam Valvassori (arpa).

Dōna Flor, che prende il nome da uno dei romanzi più conosciuti dello scrittore brasiliano Jorge Amado, è un progetto che nasce nel 2015 e nel tempo diventa un contenitore ricco di esperienze e collaborazioni artistiche e musicali, anche legate al mondo dello spettacolo, in particolare al circo contemporaneo.

Di questo album i Dōna Flor scrivono: “Cantiamo e suoniamo per ritrovare la pelle e l’anima, e liberare tutta l’energia e l’amore che abbiamo messo in questa prima creazione di un album di canzoni inedite. In questo disco ci sono 6 canzoni d’amore e 6 canzoni di “anima”. Dell’amore fanno parte il tormento, la saudade, il dolore e lo struggimento, ma anche il gioco, la rivoluzione, la forza. Le canzoni di anima sono invece quelle che invitano alla trasformazione del dolore, attraverso la luce, il viaggio, il deserto, l’esplorazione, i colori e il canto come medicina”.

L’album esce per la Maremmano Records con distribuzione Ird

TRACCIA DOPO TRACCIA (Guida all’ascolto a cura di Dōna Flor)

1. Llanto y Ardor

Racconta quel momento in cui ardere e piangere diventano la stessa cosa, quando l’acqua e il fuoco dentro di noi fanno un corpo a corpo senza sosta.

Però è anche un gioco, una bevuta di Mezcal sulla spiaggia, qualcosa che cantando si scioglie e può farsi leggero.

La presenza di Raffaele Kohler alla tromba, nei giorni in studio, ha dato a questo pezzo la sua forma definitiva, rendendolo ancora più solare e pieno di energia.

Llanto y ardor è il primo singolo dell’album.

2. Mirame a la Cara

Nasce in una sera d’estate, quando in una casa vicino al mare, il nostro percussionista Max Malavasi, improvvisa un ritmo sul tavolo della cucina. E’ un ritmo complesso, che sembra quasi indecifrabile a un primo ascolto. Poi Simone prende la chitarra, Max il basso e piano piano si crea un dialogo che prende forma e dolcezza.

La voce sopraggiunge a raccontare l’intensità di un sentimento, la profondità di due sguardi, la possibilità di sentirsi, tornare a guardarsi negli occhi senza paura.

Alla fine del brano una parte quasi “orchestrale” dà spazio alle emozioni: contrabbasso, violino, chitarra, percussioni e voci si intersecano in un dialogo intenso e profondo.

3. Mother Tell Me Why

Ci trasporta in un altro mondo e in un altro viaggio. E’ un vento che ti scompiglia i capelli, mentre stai viaggiando su grandi strade aperte, dove gli orizzonti possono sempre cambiare e mostrarti come uscire da quei momenti bui che a volte ti prendono come una tempesta.

E’ una sorta di invocazione alla Madre, intesa come archetipo, come Terra, una parte del sé femminile che sorregge, custodisce, cura.

4. Utopia

Ispirato a una poesia del poeta uruguaiano Mario Benedetti, Utopías.

E’ una canzone d’amore sognante, che si chiede come sia possibile che che quello che si è vissuto si sia perso nel vento. Tornerà?

Un brano dolce, ma con un’ispirazione quasi reggae.

Utopías (Mario Benedetti):

Cómo voy a creer / dijo el fulano que el mundo se quedó sin utopías cómo voy a creer que la esperanza es un olvido o que el placer una tristeza cómo voy a creer / dijo el fulano que el universo es una ruina aunque lo sea o que la muerte es el silencio aunque lo sea cómo voy a creer que el horizonte es la frontera que el mar es nadie que la noche es nada cómo voy a creer / dijo el fulano que tu cuerpo / mengana no es algo más de lo que palpo o que tu amor ese remoto amor que me destinas no es el desnudo de tus ojos la parsimonia de tus manos cómo voy a creer / mengana austral que sos tan sólo lo que miro acaricio o penetro cómo voy a creer / dijo el fulano que la útopia ya no existe si vos / mengana dulce osada / eterna si vos / sos mi utopía.

5. Evora

Dedicato a Cesaria Evora, che è stata di grande ispirazione per noi, questo brano è un modo per rendere omaggio alla sua meravigliosa musica, che ha fatto conoscere Capoverde nel mondo. E’ una libera interpretazione delle atmosfere e dei ritmi dell’isola, con una citazione a uno dei suoi album più belli: Café Atlantico.

6. Bonjour soleil

Scritto in 3 lingue: spagnolo, francese e arabo. Dalla giungla fitta e intricata del primo disco, Dōna Flor esce allo scoperto e si muove come una carovana nel deserto. Dopo una notte di viaggio sotto le stelle, ecco che arriva il momento dell’alba. E’ un nuovo inizio, il mostrarsi di una nuova possibilità. E’ uno dei brani più significativi del nostro disco rispetto al periodo che abbiamo vissuto durante la pandemia, che ha incontrato il nostro desiderio di nuovi orizzonti.

7. Tu Sombra

Canzone di amore perduto, nella nostra immaginazione è suonata in un vecchio bar alla fine della notte.

Un viaggio introspettivo che mette l’attenzione sull’ombra di qualcuno che è stato importante per la nostra vita, nel bene e nel male. Ombra che resta come un tormento nei propri ricordi e continua a condizionare il presente.

8. Mujer

Un brano dal sapore sudamericano. Un desiderio di rivalsa, un discorso da donna a donna, e una menzogna svelata. La rabbia diventa canto.

9. Ballata alla Luna

Unico brano in italiano del disco, uno dei pezzi più intimi in assoluto, è una ballata d’amore di una notte di luna.

10. Veinte Años

Unica cover dell’album. Si tratta di un brano di Maria Teresa Vera e Guillermina Aramburu. Abbiamo voluto rendere omaggio alla cultura, al calore, alla bellezza della musica cubana, che è una delle ispirazione e dei paesaggi del progetto Dōna Flor.

11. Vete al Bosque

Canto legato al tema del femminile. Un invito ad essere coraggiose ed entrare nel bosco: simbolicamente quella parte oscura di sé in cui, oltre ai luoghi d’ombra, risiede la vita, il superamento della paura, il ritrovamento della propria integrità come donna.

E’ un percorso magico, un sentiero che aspetta di essere intrapreso per riappropriarsi della vita.

Musicalmente è un chiaro riferimento alla musica andina, e ai canti medicina sudamericani, ma con contaminazioni irlandesi, date dalla presenza del violino e dalle sue linee melodiche che si mescolano agli altri strumenti (charango, arpa, basso e percussioni).

12. Wild Wind

Una fotografia. Una visione di colori in una giungla fitta da cui inizia a vedersi la luce.

Ho camminato sulla strada del vento selvaggio/In una giungla fitta, tra milioni di sfumature di verde/ La luce scendeva in piccole gocce d’oro/ Men tre uccelli dal colore blu cangiante volavano roteando nella foresta/Sussurravano un canto, e il canto mi disse che ti avrei incontrato ancora”.

Una promessa che chiude l’album: ci incontreremo ancora!

DŌNA FLOR

Dōna Flor è nomadismo di musica e colori.

E’ una diaspora di fiori, viaggi, racconti.

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