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Lupus: belimumab riduce il danno d’organo

I pazienti con Lupus eritematoso sistemico hanno un rischio di infezioni gravi che necessitano di ospedalizzazione da 2 a 4 volte più elevato

Lupus eritematoso sistemico: il trattamento a lungo termine con belimumab rallenta i fattori trainanti chiave del danno d’organo

Il trattamento a lungo termine con belimumab rallenta i fattori trainanti chiave del danno d’organo – attività di malattia, recidive severe, esposizione ai glucocorticoidi (GC) – nei pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) e con nefrite lupica (LN) rispetto alla terapia di background da sola, stando ai risultati di una review della letteratura recentemente pubblicata su Arthritis Care & Research.

I presupposti della review
Il danno d’organo rappresenta un fattore determinante chiave di una cattiva prognosi a lungo termine e di mortalità precoce nei pazienti con LES.

Il LES colpisce prevalentemente i sistemi CV, neuropsichiatrico, muscolo-scheletrico e renale. “Fino all’80% del danno d’organo – scrivono gli estensori della review –  è attribuibile all’esposizione ai GC, anche se non si può escludere il contributo di altre terapie”.

Tra gli altri fattori di rischio, invece, abbiamo la dislipidemia, l’ipertensione, l’età avanzata, l’appartenenza al sesso maschile e all’etnia Africana o Ispanica.

Tutto ciò premesso, la prevenzione del danno rappresenta un obiettivo di trattamento chiave dell’update delle raccomandazioni EULAR per la gestione del LES.

Belimumab è un anticorpo monoclonale che inibisce BlyS, approvato sia per il LES che per LN.

La review appena pubblicata ha analizzato i dati provenienti sia dati trial clinici randomizzati che dalla real life sugli effetti del farmaco biologico sul danno d’oegano in pazienti con LES.

Dati sul LES
Considerando i 4 trial clinici randomizzati SLE BLISS, è emerso come un anno di trattamento add-on con belimumab ha aumentato in modo significativo la probabilità di soddisfacimento della risposta SRI-4 (SLE Responder Index), rispettivamente, del 54%, 68%, 83% e 99% rispetto alla terapia di background da sola.

Questo risultato è stato accompagnato, qualche volta, da una riduzione del rischio di recidive severe e da un ridotto impiego di GC.

L’indice SLICC/SDI rappresenta una misura validata che valuta il danno cumulativo in diversi organi. Idealmente, sono necessari trial randomizzati di durata pari o superiore a 5 anni per valutare direttamente gli effetti della terapia su SDI, ma questi non sono spesso fattibili.

Gli studi in aperto di estensione e analisi osservazioni corrette in base alla tecnica del propensity score matching condotti in pazienti con LES trattati con belimumab hanno suggerito una riduzione del rischio della progressione di danno d’organo rispetto allo standard terapeutico.

In uno di questi studi, l’85,1% dei pazienti in trattamento con belimumab non ha sperimentato alcun miglioramento del punteggio SDI rispetto al basale. In un’analisi separata, che si è avvalsa della tecnica del propensity score, il trattamento è risultato associato ad una riduzione del 61% del rischio di progressione ad un punteggio SDI più elevato durante il follow-up, rispetto alla terapia di background.

Dati su LN
In questo caso sono stati ricordati i risultati di un’analisi post-hoc dello studio BLISS-LN dalla quale è emerso come il traInoltrettamento con belimumab fosse associato ad una riduzione del 50% del rischio di evento renale-correlato o di morte nei pazienti con LN.

Inoltre, il rischio di recidiva si è ridotto del 55% dopo 24 settimane, mentre si è osservato un rallentamento del tasso di filtrazione glomerulare stimato (eGFR) con l’impiego del farmaco biologico.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, gli autori dello studio concludono che “…l’impatto positivo del belimumab sul danno d’organo suggerisce per questo farmaco biologico un effetto modificante la malattia sul LES – compreso LN – suffragandone i benefici NC sin dalle prime fasi del decorso di malattia”.

Bibliografia
Urowitz MB et al. Impact of belimumab on organ damage in systemic lupus erythematosus. Arthritis Care Res. Published online April 19, 2022. doi:10.1002/acr.24901
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