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La siccità e il Pnrr al centro della puntata di “Report” su Rai 3

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In prima serata su Rai 3 tornano le inchieste di “Report”: l’emergenza siccità e i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza tra i temi affrontati

Ritorna lunedì 27 giugno ‘Report’ su Rai 3 e Raiplay alle ore 21.20. Questi gli approfondimenti.

‘A secco di risorse’, di Luca Chianca con la collaborazione di Alessia Marzi.
Il livello del fiume Po è di 3 metri sotto quello abituale. La neve sulle Alpi è totalmente esaurita, e più di 125 Comuni rischiano di rimanere senza acqua: è la peggiore siccità negli ultimi 70 anni. C’è già qualche sindaco che ha vietato di innaffiare orti e giardini in città, lavare le macchine e riempire le piscine. Intere aree del nord Italia sono già da tempo a rischio desertificazione. L’agricoltura è in ginocchio, ma per fortuna l’Europa ci ha messo a disposizione un’occasione unica: 190 miliardi di euro per il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. E quanti soldi sono stati destinati al contrasto della siccità ormai nota da anni in Pianura Padana? Sul tema dell’acqua, con i soldi del Pnrr, il ministero dell’agricoltura ha lanciato un bando da 880 milioni per migliorare la gestione delle risorse irrigue ma di fatto il bando prevede solo di rendere più efficiente il sistema senza la costruzione di nuovi piccoli invasi o opere che servirebbero a contrastare il fenomeno della desertificazione.

Altro grande tema del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza è quello della next generation, dove la scuola assume un ruolo chiave e il Governo ci ha investito oltre 4 miliardi di euro mettendo tutto a gara. Da un lato si è puntato sulla costruzione di 216 nuovi edifici con i migliori sistemi di efficientamento energetico, dall’altro si è investito sull’apertura di nuovi nidi e nuove scuole dell’infanzia. Il problema è che la formula dei bandi e della concorrenza tra comuni rischia di accrescere i divari tra amministrazioni più attrezzate verso quelle più carenti, aumentando le differenze tra nord e sud del paese. E poi la grande incognita: riusciremo a costruire nuove scuole in solo 4 anni, entro il 2026? Un’opportunità senza precedenti che rischia però di travolgere il paese, perché, se non non si realizzano le opere, i soldi vanno restituiti.

‘Il sacco di Roma’ di Daniele Autieri e la collaborazione di Federico Marconi.
Cosa si nasconde dietro il rogo di Malagrotta e l’emergenza dei rifiuti della capitale d’Italia? Infiltrazioni della criminalità organizzata, gare milionarie andate deserte per ottenere taciti rinnovi, pubblici funzionari discussi, impianti costruiti e mai utilizzati, progetti lasciati marcire in un cassetto. Questo e molto altro è presente nel sistema che controlla la partita dei rifiuti di Roma, da oltre dieci anni condannata a una emergenza costante. Attraverso tre interviste inedite ai tre sindaci degli ultimi dieci anni (Ignazio Marino, Virginia Raggi e Roberto Gualtieri), Report rivelerà i retroscena interni al Campidoglio, le responsabilità dei sindaci ma anche le battaglie ingaggiate contro un sistema costruito per trasformare i rifiuti di Roma in un business miliardario. Negli ultimi anni i cittadini romani, attraverso la tassa sui rifiuti, hanno speso oltre 1 miliardo di euro per far smaltire gli scarti fuori dai confini regionali. Questo mentre all’interno della Regione e intorno alla capitale l’ultimo impianto costruito risale al 2001 e quelli attivi non sono sufficienti per chiudere il ciclo dei rifiuti. Su questo il Sindaco Gualtieri interviene rivelando a Report i dettagli del suo progetto di costruzione di un termovalorizzatore.
Il piano non basta però a fermare l’emergenza: la città è ancora sommersa dai rifiuti e i tentativi di portare trasparenza al sistema finiscono tutti nel vuoto. L’ultimo è quello di bonifica del sito di Malagrotta, per la quale il governo Draghi ha nominato un commissario nazionale.  Documenti e video inediti, insieme alle comunicazioni riservate tra i vertici del Campidoglio e della Regione Lazio, permettono di ricostruire i dettagli di quello che assomiglia sempre più a un nuovo “sacco di Roma”.

‘La guerra ibrida’ di Walter Molino la la collaborazione di Federico Marconi e Giulia Sabella.
La Moldavia è il paese più povero del continente europeo. Ha chiesto di entrare a far parte dell’Unione Europea ma non ha aderito alle sanzioni contro la Russia per via della dipendenza dal gas e della minaccia militare sul confine ucraino. Pesa anche la situazione irrisolta della Transnistria, una striscia di terra lunga 200 chilometri che ha dichiarato la sua indipendenza dalla Moldavia fin dal 1990. Da allora è uno Stato filorusso non riconosciuto dalla comunità internazionale e da lì passano indisturbati traffici di armi e droga, le più importanti rotte del contrabbando. E la piccola Transnistria è diventata una delle principali produttrici europee di criptomonete, uno strumento prezioso al servizio del Cremlino per aggirare le sanzioni imposte dall’Unione Europea.

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