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Mondiali di nuoto: la rana di Martinenghi entra nella storia

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Nuoto: Nicolò Martinenghi vince i 100 rana in 58″26 ai Mondiali di Budapest e diventa il primo italiano di sempre a vincere un oro mondiale nella specialità

Nicolò Martinenghi è campione del mondo dei 100 rana. Si prende la corona lasciata vacante per infortunio dal baronetto britannico Adam Peaty spingendosi fin dove non era riuscito neanche Domenico Fioravanti, primo olimpionico del nuoto italiano (argento a Fukuoka 2001), preceduto sul podio iridato della specialità da Gianni Minervini (argento a Madrid 1986 e bronzo a Perth 1991) e seguito dall’ex capitano della nazionale Fabio Scozzoli (argento a Shanghai 2011).

Il 22enne varesino, bronzo olimpico individuale e nella staffetta mista, parte in corsia 4 grazie al 58″46 (frazioni 27″69 e 30″77) delle semifinali e chiude col record italiano di 58″26 (frazioni 27″39 e 30″87). L’azzurro migliora di due centesimi il record italiano di 58″28 che gli è valso il bronzo olimpico e si piazza davanti, di gran lunga, all’olandese Arno Kamminga, vicecampione olimpico ed europeo, autore di 58″62 (27″45 e 31″17) – secondo atleta al mondo sotto i 58 secondi col personale di 57″80 che vale la 18esima prestazione all time alle spalle delle prime 17 detenute tutte da sir Adam Peaty, primatista mondiale in 56″88 – e allo statunitense Nic Fink che tocca in 58″65 (27″14 e 31″51).

“Sono molto contento anche se mi aspettavo qualcosa in meno a livello cronometrico – commenta il perfezionista Martinenghi – E’ un’emozione allucinante. E’ una gara calcolata esattamente. Sapevo che eravamo in tre allo stesso livello e la testa, la concentrazione, la determinazionale sono state risolutive per il successo. Era la mia prima finale individuale mondiale, sono riuscito a mettere la mano davanti ed è esaltante. Sono molto contento di aver messo in pratica tutto quello che ho imparato in questi anni”.

Anche Sir Adam Peaty ne sarà contento. Ha sempre speso parole di elogio per questo ragazzone empatico e guascone che in vasca si trasforma in atleta esemplare per comportamento ed impegno.

Cresciuto nel Nuoto Club Brebbia seguito dal tecnico Marco Pedoja, prima di passare al Circolo Canottieri Aniene, Martinenghi sta effettuando un percorso caratterizzato da una crescita graduale e costante: iniziata dai successi internazionali in tutte le piscine giovanili per l’esordio ai mondiali del 2017 proprio alla Duna Arena con un nono posto propiziatorio seppur sfortunato non ancora maggiorenne; poi la squalifica in semifinale a Gwangju nel 2019, con un tempo che comunque non l’avrebbe qualificato alla finale ed al di sotto delle aspettative quando mostrava già le qualità per competere coi grandi. Due esperienze formative, che ne hanno alimentato sia la consapevolezza sia la voglia di emergere esplosa alle Olimpiadi di Tokyo.

Ormai Nicolò Martinenghi è una certezza ed aggiunge al suo palmares individuale questa perla da porre vicino al bronzo europeo nei 50 rana conquistato sempre a Budapest nella primavera 2021 e alle medaglie in vasca corta: l’oro nei 100 rana e il bronzo nei 50 agli europei di Kazan del novembre scorso e agli argenti nei 50 e 100 rana ai mondiali di Abu Dhabi di dicembre.

Per l’Italia del nuoto si tratta dell’undicesimo azzurro sul gradino più alto del podio iridato (7 uomini e 4 donne), nonché del 19esimo oro mondiale della storia dopo quelli vinti da Novella Calligaris (negli 800 sl a Belgrado 1973), Giorgio Lamberti (nei 200 stile libero a Perth 1991), Massimiliano Rosolino (nei 200 misti a Fukuoka 2001), Alessio Boggiatto (nei 400 misti a Fukuoka 2001), Filippo Magnini (nei 100 sl a Montreal 2005 e Melbourne 2007), Federica Pellegrini (nei 200 stile libero a Roma 2009, Shanghai 2011, Budapest 2017 e Gwangju 2019 e nei 400 stile libero a Roma 2009 e Shanghai 2011), Alessia Filippi (nei 1500 a Roma 2009), Gregorio Paltrinieri (nei 1500 a Kazan 2015 e a Budapest 2017 e negli 800 a Gwangju 2019), Gabriele Detti (negli 800 a Budapest 2017) e Simona Quadarella (nei 1500 a Gwangju 2019).

Martinenghi è premiato da una leggenda ungherese: il mistista Tamas Darnyi, imbattuto per due cicli olimpici con 4 ori tra Seoul 1988 e Barcellona 1992, altrettanti mondiali e 8 europei; la Duna Arena scandisce col battimani l’inno di Mameli i maxischermi sono bucati dal volto sorridente dell’azzurro che si gode ogni emozione. “Sul podio mi sto rendendo conto di quanto valga quest’oro mondiale – racconta l’azzurro – Lo sognavo da tanto. Riuscire a gestire la finale, malgrado non sia nelle migliori condizioni, è una soddisfazione immensa. I risultati alle Olimpiadi, alle rassegne internazionali in corta mi trasmettono sempre maggiore convinzione ed è bello essere considerato tra i protagonisti più attesi”.

Fonte: Federnuoto

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