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Malattia di Crohn più grave se il paziente ha le fistole

Per migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da malattia di Crohn e malattia fistolizzante nasce il Manifesto #Sharethesolution

Malattia di Crohn con fistole perianali: i pazienti sono risultati avere un carico di malattia più elevato e una maggiore necessità di ospedalizzazione

I pazienti con malattia di Crohn con fistole perianali in atto o precedenti sono risultati avere un carico di malattia più elevato e una maggiore necessità di ospedalizzazione, chirurgia e farmaci, secondo quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Digestive Diseases and Sciences.

Le fistole perianali possono avere un impatto importante sulla qualità della vita dei pazienti con malattia di Crohn. Sono dolorose, possono causare imbarazzo, compromettere la funzionalità fisica, sessuale e psicologica e possono interferire con la capacità lavorativa di chi ne soffre. Sono inoltre associate a un maggiore impiego delle risorse sanitarie e dei relativi costi, oltre a rappresentare un fattore di rischio per complicanze future.

Ricerche precedenti hanno dimostrato che il 28% dei pazienti con fistole perianali le sviluppa entro 6 mesi dalla diagnosi di Crohn e il 79% entro 10 anni. Attualmente la comprensione di questa condizione è limitata dall’assenza di dati nel mondo reale e la disponibilità di maggiori informazioni sul decorso del Crohn correlato alle fistole potrebbe informare le strategie di prevenzione e le decisioni terapeutiche, hanno premesso gli autori.

«Il trattamento può includere gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF) o altre terapie biologiche, tuttavia, anche con una gestione ottimale, il tasso di guarigione per la fistola perianale non supera il 50%» hanno scritto l’autore senior Ryan Stidham e colleghi dell’Università del Michigan ad Ann Arbor. «Di conseguenza si rende spesso necessario ricorrere a un intervento chirurgico, che può includere il posizionamento del setone o, in alcuni casi, la deviazione intestinale con una stomia».

Uno studio su un registro IBD
Lo studio ha coinvolto 878 pazienti con malattia di Crohn arruolati nel registro statunitense CorEvitas delle malattie infiammatorie intestinali (IBD) da maggio 2017 a marzo 2020, 155 (17%) dei quali avevano una fistola perianale in atto o precedente.

Nel complesso i partecipanti avevano un’età media di 47 anni, il 42% erano maschi, l’87% erano bianchi e quasi tre quarti avevano un’assicurazione privata. Poco più di un terzo erano fumatori attuali o in passato e il 60% era in sovrappeso o obeso. Non sono state osservate differenze tra i gruppi per quanto riguarda la localizzazione della malattia o la durata dell’attuale terapia per le IBD.

Il soggetti nel gruppo con fistole perianali erano di poco più giovani rispetto a quelli nel gruppo di controllo senza fistole (media 44 vs 47), era più probabile che fossero maschi (56% vs 39%), avevano un punteggio medio nell’Harvey Bradshaw Index (HBI) leggermente più elevato (4,4 vs 3,8) e avevano un più frequente coinvolgimento oculare (6% vs 2%).

Riguardo alla terapia, un maggior numero di pazienti con fistole stava ricevendo farmaci biologici o inibitori della Janus chinasi (JAK) (76,8% contro 61,3%) in generale, inibitori del TNF (48,4% contro 38,0%) e immunosoppressori (22,6% contro 14,7%) e un numero inferiore era trattato con aminosalicilati (11% contro 21%).

Maggior carico di malattia con fistole perianali
I ricercatori hanno rilevato che i pazienti affetti da malattia di Crohn e fistole perianali rispetto ai controlli avevano:

«L’elevata percentuale di impiego dei farmaci biologici non è sorprendente e, anche se non abbiamo valutato il comportamento prescrittivo, suggerisce che i medici potrebbero prescrivere farmaci biologici ai pazienti con fistole perianali e che questi ultimi stiano utilizzando queste terapie in proporzioni maggiori rispetto all’ultimo decennio» hanno osservato gli autori. «Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare quali interventi o terapie possono prevenire o ridurre l’incidenza di fistole perianali nei pazienti con malattia di Crohn, per aiutarli a evitare terapie più intensive e migliorare i loro esiti di salute».

«I pazienti con morbo di Crohn perianale penetrante sono considerati avere una storia naturale più grave» ha commentato Sandra El-Hachem dell’Allegheny Center for Digestive Health di Pittsburgh, non coinvolta nello studio. «Per questo motivo nella pratica clinica trattiamo questa popolazione di pazienti con un approccio più aggressivo e utilizziamo più spesso e più precocemente le terapie biologiche, in particolare gli anti-TNF.

Bibliografia

Fan Y et al. Characteristics of Patients with Crohn’s Disease With or Without Perianal Fistulae in the CorEvitas Inflammatory Bowel Disease Registry. Dig Dis Sci (2022).

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