Site icon Corriere Nazionale

Donare il sangue riduce i livelli di PFAS

Donazione sangue: le Linee di indirizzo nazionali a supporto della rete trasfusionale contengono indicazioni aggiornate anche dopo la fine della pandemia

Donare il sangue riduce i livelli di PFAS in circolazione. Lo conferma uno studio australiano condotto su un gruppo di vigili del fuoco

Lo diciamo sempre: donare sangue e plasma significa assicurare terapie salvavita a tanti pazienti, ma allo stesso tempo è anche un ottimo modo per controllarsi e monitorare il proprio stato di salute. Nei giorni scorsi sul Journal of the American Medical Association è stato pubblicato uno studio, condotto dai ricercatori della Macquire University di Sydney, in Australia, che sembra andare proprio in questa direzione.

L’indagine ha permesso di scoprire che la donazione periodica contribuirebbe ad abbassare i livelli di PFAS in circolazione. I PFAS (sostanze perfluoro alchiliche) sono composti che, già dalla metà del secolo scorso, si sono diffusi praticamente in tutto il mondo (Italia compresa) in quanto utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua i tessuti, la carta e i rivestimenti per i contenitori di alimenti. A questi si aggiungono anche detergenti per la casa, pellicole fotografiche e schiume antincendio. Le loro proprietà li rendono estremamente pericolosi per l’ambiente, in quanto prima di degradarsi permangono a lungo in particolare nelle falde acquiferee conseguentemente per gli esseri viventi (tra gli effetti nei soggetti esposti c’è l’aumento del colesterolo, nonché un rischio maggiore di sviluppare varie forme di tumori).

 

Lo studio in questione ha coinvolto 285 vigili del fuoco appartenenti al Fire Rescue Victoria che hanno regolarmente donato sangue e plasma più volte nel corso di un anno. Una scelta non casuale, visto l’utilizzo dei PFAS per le schiume ignifughe, che rende i pompieri ancora più a rischio rispetto al resto della popolazione. I ricercatori hanno suddiviso i pazienti in tre gruppi da 95 ciascuno: il primo ha donato sangue ogni 12 settimane, il secondo plasma ogni 6 e il terzo né l’uno e né l’altro. Mentre nell’ultimo i livelli di sostanze perfluoro alchiliche sono rimaste uguali, negli altri due, in particolare in quello che ha donato il plasma, si è registrata una riduzione fino al 30%. La spiegazione dei risultati di questo studio, il primo nel suo genere, starebbe nel fatto che i PFAS si legano alle proteine sieriche del sangue, cioè il plasma: ecco allora che una sua riduzione contribuirebbe ad abbassare il livello di queste sostanze. Ovviamente lo studio sarà seguito da ulteriori approfondimenti, ma già questo primo step è stato utile per capire come, compiendo un atto di solidarietà a vantaggio del prossimo, sia possibile anche fare qualcosa di concreto per la propria salute.

FONTE: AVIS

Exit mobile version