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Tumore all’esofago: nivolumab-ipilimumab trattamento di prima linea

Carcinoma esofageo: arriva il parere positivo del Chmp per tislelizumab. Si potrà utilizzare per le forme avanzate o metastatiche

Tumore dell’esofago a cellule squamose avanzato: via libera europeo alla combinazione nivolumab-ipilimumab in prima linea per i casi con PD-L1 ≥ 1%

La Commissione europea ha approvato nivolumab in combinazione con ipilimumab per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con carcinoma a cellule squamose dell’esofago (OSCC), avanzato non resecabile, ricorrente o metastatico, con espressione tumorale del PD-L1 ≥ 1%.

La decisione della Commissione europea si basa sui risultati dello studio di fase 3 CheckMate-648, in cui il trattamento con nivolumab più ipilimumab ha dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale (OS) statisticamente significativo e clinicamente rilevante rispetto alla chemioterapia a base di fluoropirimidina e platino, nell’analisi ad interim predefinita. Il profilo di sicurezza di nivolumab più ipilimumab è risultato in linea con quello emerso negli studi riportati in precedenza. I risultati dello studio CheckMate-648 sono stati presentati al congresso della American Society of Clinical Oncology (ASCO) nel giugno scorso.

«Nivolumab più ipilimumab è una delle due terapie di associazione a base di nivolumab appena approvate nell’Unione uuropea, che mostra un beneficio di sopravvivenza superiore alla chemioterapia da sola in questo gruppo di pazienti», ha affermato Ian M. Waxman, responsabile sviluppo tumori gastrointestinali di Bristol Myers Squibb. «Il carcinoma a cellule squamose dell’esofago è un tumore molto aggressivo e, con la progressione della malattia, diventa sempre più difficile da trattare. La possibilità di utilizzare nivolumab più ipilimumab in prima linea in questi pazienti in fase avanzata può risultare utile per migliorare la loro sopravvivenza rispetto alla chemioterapia da sola».

L’approvazione della Commissione europea permette di utilizzare nivolumab più ipilimumab per il trattamento in prima linea di pazienti adulti con carcinoma a cellule squamose dell’esofago, avanzato non resecabile, ricorrente o metastatico, con espressione tumorale del PD-L1 ≥ 1% nei 27 Stati membri dell’Unione europea, in Islanda, Liechtenstein e Norvegia.

Inoltre, la Commissione europea ha approvato nivolumab associato alla chemioterapia di combinazione a base di fluoropirimidina e platino per il trattamento in prima linea di pazienti adulti con carcinoma a cellule squamose dell’esofago, avanzato non resecabile, ricorrente o metastatico, con espressione tumorale del PD-L1 ≥ 1%.

Risultati di efficacia e sicurezza dello studio CheckMate-648
I risultati dello studio CheckMate-648 comprendono:

Lo studio CheckMate-648
CheckMate-648 è uno studio randomizzato di fase 3 in cui si è valutata la combinazione di nivolumab più ipilimumab (N=325) o nivolumab più fluorouracile e cisplatino (N=321) rispetto a fluorouracile più cisplatino (N=324) nei pazienti con carcinoma a cellule squamose dell’esofago, precedentemente non trattato, non resecabile avanzato, ricorrente o metastatico.

Gli endpoint primari dello studio sono la sopravvivenza globale (OS) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS) secondo una revisione centrale indipendente in cieco (BICR) in pazienti con espressione tumorale del PD-L1 ≥1% per entrambe le associazioni a base di nivolumab rispetto a chemioterapia. Gli endpoint secondari dello studio comprendono la OS e la PFS secondo una revisione centrale indipendente in cieco in tutta la popolazione randomizzata.

Nel braccio con nivolumab e chemioterapia i pazienti sono stati trattati con nivolumab 240 mg ogni 2 settimane nei giorni 1 e 15, fluorouracile 800 mg/m²/die nei giorni da 1 a 5 (per 5 giorni), e cisplatino 80 mg/m² il giorno 1 (di un ciclo di quattro settimane). I pazienti hanno ricevuto nivolumab fino ad un massimo di 24 mesi o fino a progressione di malattia, tossicità inaccettabile o revoca del consenso.

Nel braccio con nivolumab e ipilimumab i pazienti sono stati trattati con nivolumab 3 mg/kg ogni 2 settimane e ipilimumab 1 mg/kg ogni 6 settimane fino ad un massimo di 24 mesi o fino a progressione di malattia, tossicità inaccettabile o revoca del consenso.

Il carcinoma dell’esofago
Il carcinoma dell’esofago è il settimo tumore più comune e la sesta causa di morte per cancro a livello mondiale, con circa 600.000 nuovi casi e più di 540.000 morti nel 2020. I due tipi più comuni di carcinoma dell’esofago sono il carcinoma a cellule squamose e l’adenocarcinoma, che rappresentano circa l’85% e il 15% di tutti i carcinomi esofagei, rispettivamente, anche se l’istologia tumorale esofagea può variare a seconda della regione e del Paese. Il carcinoma a cellule squamose costituisce circa il 60% dei casi di carcinoma esofageo in Europa.

Nivolumab 
Nivolumab è un inibitore del checkpoint immunitario PD-1, che è stato progettato per potenziare il nostro sistema immunitario al fine di ristabilire la risposta immunitaria anti-tumorale. Rinforzando il nostro sistema immunitario contro il cancro, nivolumab è divenuto un’importante opzione di trattamento per molti tipi di tumore.

Il programma globale di sviluppo di nivolumab si basa sulle conoscenze scientifiche di Bristol Myers Squibb nel campo dell’immuno-oncologia e include un’ampia gamma di studi clinici, in tutte le fasi della sperimentazione, compresa la fase 3, in molti tipi di tumori. Ad oggi, nel programma di sviluppo clinico di nivolumab sono stati arruolati più di 35.000 pazienti. Gli studi clinici con nivolumab hanno contribuito ad approfondire le conoscenze sul potenziale ruolo dei biomarcatori nella cura dei pazienti, in particolare nel modo in cui essi possano beneficiare di nivolumab trasversalmente ai livelli di espressione di PD-L1

A luglio 2014, nivolumab è stato il primo inibitore del checkpoint immunitario PD-1 al mondo ad aver ottenuto l’approvazione dalle autorità regolatorie. Attualmente è approvato in più di 65 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione europea, il Giappone e la Cina. A ottobre 2015, la combinazione di nivolumab e ipilimumab è stata il primo regime immuno-oncologico a ricevere l’approvazione dalle autorità regolatorie per il trattamento del melanoma metastatico ed è attualmente approvata in più di 50 Paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione europea.

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