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Sclerosi multipla: ocrelizumab efficace su disabilità e funzioni cognitive

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Da ocrelizumab benefici in termini di progressione della malattia e funzioni cognitive nella sclerosi multipla primaria progressiva e secondaria progressiva

Al convegno annuale della American Academy of Neurology sono stati annunciati nuovi dati relativi a ocrelizumab che ne evidenziano i benefici in termini di progressione della malattia e funzioni cognitive nella sclerosi multipla primaria progressiva (SMPP) e nella SM secondaria progressiva (SMSP). Analisi separate sui differenti trattamenti tra i pazienti con nuova diagnosi di SM per razza ed etnia saranno oggetto di una presentazione orale.

“I nuovi dati relativi al primo anno dello studio CONSONANCE sono particolarmente rilevanti per due motivi: suggeriscono benefici sia nella progressione della disabilità che nel declino cognitivo di chi vive con la sclerosi multipla progressiva, una malattia   cronica del sistema nervoso centrale su base infiammatoria e neurodegenerativa che porta gradualmente alla perdita di cellule e fibre e al peggioramento della disabilità. – commenta Luca Massacesi, Ordinario di Neurologia Università degli Studi di Firenze. Direttore SC Neurologia 2 e Responsabile Centro Riferimento Regionale trattamento Sclerosi Multipla, AOU Careggi”. “Infatti, lo studio ha osservato che dopo un anno di trattamento con ocrelizumab, prima e unica terapia con dosaggio semestrale, 3 pazienti su 4 hanno soddisfatto la condizione di assenza di progressione della malattia ed hanno avuto effetti positivi sulle funzioni cognitive, con il 70% dei pazienti che ha registrato stabilità o miglioramento delle stesse. I risultati di questa analisi intermedia dello studio rappresentano la premessa di un risultato finale dello studio altamente positivo” – conclude il Prof. Massacesi.

“Continuiamo a impegnarci a colmare le lacune a livello di trattamento per l’intera popolazione colpita dalla SM: tutti coloro che soffrono di questa patologia infiammatoria e degenerativa del sistema nervoso centrale manifestano infatti fin dall’inizio progressione della malattia. Nelle persone affette da forme progressive di SM e in alcune sottopopolazioni nere e ispaniche, la malattia potrebbe progredire più velocemente”, ha dichiarato Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “La riduzione della progressione di disabilità e del declino cognitivo osservati per la prima volta nei pazienti trattati con ocrelizumab nell’intero spettro della SM progressiva sono particolarmente incoraggianti, in quanto la SMSP e la SMPP influiscono spesso in misura significativa sulla qualità della vita”.

Analisi ad interim dello studio CONSONANCE: Riduzione di progressione della malattia nei pazienti con SMSP e SMPP
In un’analisi a un anno condotta nell’ambito dello studio CONSONANCE, una sperimentazione di fase IIIb in aperto unica nel suo genere volta a valutare l’effetto di ocrelizumab in pazienti con SMSP e SMPP, la maggior parte dei pazienti trattati con ocrelizumab non ha manifestato alcuna progressione della malattia. Dopo un anno, il 75% dei pazienti con SMSP e SMPP trattati con ocrelizumab ha soddisfatto la condizione di nessuna evidenza di progressione (No Evidence of Progression [NEP]; nessuna evidenza di progressione confermata della disabilità, da intendersi come un aumento del punteggio nella Expanded Disability Status Scale mantenutosi per almeno 24 settimane e un peggioramento inferiore al 20% nelle prestazioni al Timed 25-Foot Walk Test [T25-FW] e al Nine-Hole Peg Test [9-HPT]). La NEP è un nuovo endpoint composito e riflette l’assenza di evidenze di peggioramento della disabilità fisica del soggetto.

Il 59% dei pazienti trattati con ocrelizumab nella sperimentazione ha inoltre soddisfatto la condizione di nessuna evidenza di progressione o malattia attiva (No Evidence of Progression or Active Disease [NEPAD]; NEP + nessuna recidiva definita dal protocollo, lesione in T2 nuova e/o in espansione o lesione in T1 captante gadolinio) nell’arco di un anno. La NEPAD è un altro nuovo endpoint composito e riflette l’assenza di evidenze di attività clinica o di malattia alla risonanza magnetica (RM) o peggioramento della disabilità fisica del soggetto. La progressione è stata principalmente guidata dal test T25-FW (16% dei pazienti) e dall’attività di lesioni in T2 nuove e/o in espansione (19% dei pazienti), riscontrate quasi esclusivamente nei primi 6 mesi della sperimentazione.

L’analisi ha anche dimostrato gli effetti positivi di ocrelizumab sulle funzioni cognitive: il 70% dei pazienti ha manifestato stabilità o miglioramento delle funzioni cognitive nell’arco di un anno rilevate in base al Symbol Digit Modalities Test (SDMT). È stato osservato un miglioramento clinicamente significativo (aumento ≥4 punti nel test SDMT) nel 34% dei pazienti trattati con ocrelizumab e un peggioramento clinicamente significativo (riduzione ≥4 punti) nel 30% dei pazienti trattati con ocrelizumab. Al momento dell’arruolamento, i pazienti presentavano disfunzione da moderata a severa nella velocità di elaborazione delle informazioni e nella memoria visuo-spaziale. Nella maggior parte dei pazienti, tale disfunzione è rimasta stabile o è migliorata durante il trattamento con ocrelizumab.

Dopo un anno di partecipazione alla sperimentazione, il 75% dei pazienti ha manifestato uno o più eventi avversi (AE) e solo il 7% un AE grave. L’analisi ad interim ha incluso 629 pazienti e la valutazione di ocrelizumab a più lungo termine proseguirà per quattro anni, con un target di 900 pazienti con SMPP o SMSP (in rapporto 1:1) in 26 paesi.

Ricerca continua sui pattern di trattamento delle minoranze affette da SM
Nei pazienti con malattia altamente attiva, come si osserva spesso nelle popolazioni nere e ispaniche, le attuali linee guida di trattamento raccomandano di istituire terapie modificanti la malattia (DMT) ad alta efficacia. Da una recente analisi su un database statunitense relativo ai rimborsi delle assicurazioni sanitarie commerciali è tuttavia emerso che, nei primi due anni dopo la diagnosi, solo il 30% dei pazienti neri non ispanici e il 20% dei pazienti ispanici hanno iniziato DMT ad alta efficacia, contro il 39% dei pazienti bianchi non ispanici.

Questi dati avvalorano ulteriormente la sperimentazione di fase IV di Roche “Characterization of ocrelizumab in Minorities with Multiple Sclerosis” (CHIMES) su pazienti neri/afroamericani e ispanici/latinoamericani con SM recidivante (SMR). I risultati dovrebbero ampliare le conoscenze attuali sulla fisiopatologia della malattia e risposta al trattamento con ocrelizumab in queste popolazioni con SM, al fine di migliorare lo standard di cura in comunità tradizionalmente sotto servite e l’inclusività nella ricerca clinica.

Con l’utilizzo real-world in rapida crescita e oltre 225.000 persone trattate in tutto il mondo, ocrelizumab è la prima e unica terapia approvata per la SM recidivante (SMR; comprese la SM recidivante-remittente [SMRR] e la SMSP attiva, oltre alla sindrome clinicamente isolata [CIS] negli USA) e la SMPP. Roche si impegna costantemente a ottimizzare le cure per le persone con SM ed è stato approvato un tempo di infusione di ocrelizumab di durata inferiore, pari a due ore, con somministrazione due volte all’anno (ogni sei mesi), per i soggetti idonei con SMR o SMPP negli USA e nell’Unione europea (UE).

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