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Spagna: Sanchez e Robles spiati da Pegasus

pedro sanchez

Spy-story dalla Spagna: il premier Pedro Sanchez e la ministra della Difesa Margarita Robles sarebbero stati spiati tramite il software israeliano Pegasus

Gli smartphone del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e della ministra della Difesa Margarita Robles sarebbero stati “spiati” e oltre 2 gigabyte di dati “estratti” tramite il software israeliano Pegasus. Lo ha comunicato il ministro della presidenza Félix Bolanos, in una conferenza stampa straordinaria tenuta nonostante oggi sia festa per la regione autonoma di Madrid.

APERTA UN’INDAGINE PER LE “INTRUSIONI ESTERNE”

“Quando parliamo di intrusioni esterne – ha detto Bolanos – intendiamo che sono estranee alle agenzie statali e non hanno ricevuto l’autorizzazione giudiziaria. Ecco perché li classifichiamo come illegali ed esterne”. Il ministro ha chiarito che le intrusioni, svelate dalle analisi del Centro criptologico nazionale, sono avvenute a maggio e giugno 2021, quindi infine annunciato l’apertura di un’indagine da parte della magistratura spagnola per far luce sulla violazione dei cellulari di due delle massime cariche di governo.

LE TENSIONI CON GLI INDIPENDENTISTI CATALANI

In Spagna la notizia campeggia sulle prime pagine dei principali quotidiani tra cui El Pais e El Mundo, e giunge all’indomani di forti tensioni tra gli indipendentisti catalani e le autorità di Madrid: a metà aprile, uno studio condotto dall’Università di Toronto ha svelato che 65 deputati ed eurodeputati catalani – tra cui anche il presidente della regione autonoma Pere Aragones – sarebbero stati messi sotto sorveglianza tramite il software Pegasus nonché il Candiru, altro spyware sviluppato sempre da un’azienda di sicurezza informatica con sede a Tel Aviv. Gli indipendentisti hanno esortato quindi il governo Sanchez a “fare chiarezza sulla vicenda”, o diversi deputati usciranno dalla maggioranza di governo.

COSA È PEGASUS

Pegasus è uno spyware militare sviluppato dall’azienda israeliana Nsa Group e dallo scorso anno è al centro di uno scandalo dopo che un’inchiesta di stampa internazionale, condotta con la collaborazione di Amnesty International, ha rivelato che dal 2016 il software è stato acquistato da vari governi per accedere alle chiamate, ai messaggi, alle email e ai contenuti multimediali privati degli smartphone di leader e oppositori politici, nonché giornalisti e attivisti politici di rilievo in Paesi come Arabia Saudita, Azerbaigian, Marocco, Ruanda e Ungheria. Oltre 50mila i numeri tenuti “sotto controllo”, stando ai database acquisiti dagli autori dell’inchiesta.

I vertici dell’azienda, spiega la Dire (www.dire.it), hanno sempre respinto le accuse, dichiarando che il malware è stato sviluppato per scopi di sicurezza e per la lotta al terrorismo. L’uso di questo tipo di tecnologia ha destato la preoccupazione di diversi organismi internazionali tra cui l’Unione europea. L’Europarlamento, che a marzo ha creato una commissione d’inchiesta per fare luce su Pegasus e altri strumenti di sorveglianza digitale, alla plenaria di Strasburgo di mercoledì prevede un dibattito proprio sul tema ‘L’uso di Pegasus da parte degli Stati membri contro singoli cittadini inclusi europarlamentari, e la violazione dei diritti fondamentali’.

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